Pagine

venerdì 6 gennaio 2017

Tezuka Osamu: Divagazioni e pensieri #1


I miei fiori preferiti

Nel 1974, la rivista «Sōgetsu» chiedeva a Tezuka Osamu (1928-89) di scrivere un breve articolo sui suoi fiori preferiti. Da amante della natura, la sua risposta non poteva che essere generica (“mi piacciono tutti i fiori”), ma come fumettista aveva le sue preferenze (“odio le rose”). Appare subito evidente che non si tratta di una valutazione in termini di bellezza, ma di una difficoltà “tecnica” legata alla riproducibilità su carta di quel fiore.
In un qualsiasi manga destinato a un pubblico femminile – soprattutto a cavallo tra gli anni Cinquanta e Settanta -  le rose fanno immancabilmente la loro comparsa, vuoi per immortale un momento topico, vuoi per accompagnare l’ingresso in scena di un personaggio. Negli shōjo manga, ad esempio, la valenza dei fiori non è soltanto decorativa, ma è prettamente simbolica: rifacendosi al linguaggio dei fiori (hana kotoba), gli autori erano soliti associare un determinato fiore a un preciso archetipo femminile. La rosa – simbolo di purezza, ma anche di eleganza e raffinatezza – era una condicio sine qua non in questo genere di fumetti e Tezuka non poteva non disegnarle quando la scena lo richiedeva. Eppure, sembra che lo facesse con grande sforzo, impegnandosi a disegnarle petalo per petalo, senza essere però completamente soddisfatto del risultato. Ecco perché Tezuka non fatica a nascondere una certa invidia nei confronti di molte sue colleghe, così abili nel disegnare questi fiori. 
A fronte di tutte queste difficoltà, Tezuka si consola bonariamente e afferma di amare in modo particolare i sakura (prunus serrulata), i fiori di ciliegio, simbolo del Giappone, della bellezza e del senso effimero dell’esistenza. Per Tezuka, questi fiori hanno un fascino del tutto particolare, una rara delicatezza assente nelle specie degli altri paesi. I sakura giapponesi, infatti, non sono sgargianti e appariscenti, ma di un colore rosa tenue che ne mette in luce la purezza.
Ci sono però altre due motivazioni alla base di questa scelta. Se da una parte si può scorgere l’ironia di Tezuka nel sottolineare quanto siano facili da disegnare, dall’altra è evidente il legame con la sua infanzia e la sua adolescenza a Takarazuka. Il suo primo ricordo legato ai sakura è riconducibile a uno spazio urbano della sua cittadina natale, famosa in tutto il Giappone per la bellezza di questi fiori. Nei ricordi dell’autore, Takarazuka si trasformava ad aprile in un “paradiso di sakura”: lungo l’argine del fiume, sulla strada che conduceva al teatro, c’era un lungo filare di alberi di ciliegio disposti ad arco, conosciuto come “il tunnel dei sakura”. Chiunque passava al suo interno, si ritrovava avvolto in un turbinio di petali che, volteggiando, si posavano sulle loro teste. 

Nessun commento:

Posta un commento