Autore: Hagio Moto
Anno di prima pubblicazione: 2013
Numero di volumi: 2
Edizione consultata: Flower Comics
Editore: Shōgakukan
Le premesse c’erano
tutte. Un racconto di fantascienza di Komatsu Sakyō (1931-2011), una bella
ambientazione e un tema affascinante: che cosa accadrebbe se una mattina,
all’improvviso, gli adulti scomparissero dalla Terra? Riuscirebbero i bambini a
cavarsela da soli? Hagio Moto, classe 1949, non ha mai fatto mistero del suo
interesse per la fantascienza e in particolare per i racconti di Ray Bradbury e di Ursula Le
Guin. Dopotutto, buona parte della sua produzione artistica è ampiamente ascrivibile al
genere della SF, da 11nin iru (Siamo
in 11!, 1975) a Sutā reddo (Star red,
1979), fino a Gin no sankaku
(Triangolo d’argento, 1982) e Mājinaru (Marginal,
1985). Perfino in opere minori come Umi no aria (Aria del mare, 1989) e Abunai oka no ie (La casa sulla pericolosa collina, 1992), Hagio Moto era riuscita
a presentare contesti narrativi di grande interesse, con personaggi altrettanto
singolari e magnetici. Eppure, non si può dire la stessa cosa per Away (2013), un’opera che non convince appieno,
ogni tanto annoia, pur lasciandosi leggere senza però alcun trasporto emotivo. Anche
i commenti dei lettori su Amazon Japan sembrano oscillare tra l’esaltazione e
la delusione; tra chi ama incondizionatamente i lavori di Hagio (belli o brutti
non importa) e chi tenta un’analisi più ragionata di questo suo lavoro. Se da
una parte leggiamo pareri entusiastici («Più che nei racconti di
ambientazione storica o familiare, Hagio Moto riesce a dare il meglio di sé con
la fantascienza»; «Una tenerezza e una tristezza intollerabili, ma anche
ragione e speranza: sono gli elementi di cui si compone quest’opera»), dall’altra
non possiamo non tener conto anche di quelli negativi («Non è così interessante
come mi aspettavo. Anche se uscirà il seguito, non lo comprerò»; «Forse le
aspettative erano troppo alte, soprattutto perché si trattava di Hagio Moto (…)
Non riesco a consigliare quest’opera ai lettori che hanno amato la perfezione
di Triangolo d’argento e Marginal»).
Personalmente, mi trovo d’accordo
con chi afferma che quella di Away
non sia la solita Hagio Moto: l’ho trovata un po’ sottotono, meno incisiva, forse
perché intrappolata nella rete narrativa creata da Komatsu Sakyō. Tranne che
per qualche modifica poco rilevante (l’età dei bambini, per esempio), si ha
come l’impressione che le due opere seguano gli stessi binari e, quindi, la medesima
direzione. C’è poca Hagio Moto e tanto Komatsu Sakyō. Il manga, poi, è
affollato di personaggi, di sottotrame, di storie bruscamente interrotte e di
un finale affrettato. Come mai? La causa principale credo sia stata la
pubblicazione discontinua: il manga è apparso tra il 2013 e il 2015 sulle
pagine di «Gekkan Flowers», con oltre
dieci mesi di distanza tra il primo e il secondo episodio. Tutto ciò ha di
certo influito sulla (non) popolarità dell’opera, realizzata oltretutto in contemporanea
con il ben più impegnativo Ōhi Marugo
(La regina Margot, 2012-). C’è chi sostiene che il manga fosse tra i meno
seguiti della rivista e, perciò, costretto a chiudere il prima possibile. Il tema,
ripeto, è molto interessante ma è lo sviluppo della trama a non convincere. In
sostanza, esisterebbero due mondi, il primo popolato soltanto da neonati, bambini
e adolescenti (chiamato Away), il
secondo da adulti (chiamato Home).
Quando nasce un bambino nel mondo degli adulti, viene subito “trasferito” nel
mondo dei bambini e, viceversa, quando compie diciotto anni, viene nuovamente “rispedito”
nel mondo degli adulti. Il focus della narrazione è spesso puntato su Away, nel
tentativo di analizzare la vita dei bambini e degli adolescenti senza l’aiuto
degli adulti: procurarsi il cibo, cucinare, accudire i neonati, spegnere gli
incendi, punire chi commette un omicidio. Bambini che improvvisamente diventano
“grandi” e riflettono sulla vita e sulla natura, senza malizia e senza cattiveria. In tutto ciò, si nasconderebbe il messaggio ambientalista della
storia, che, ahimè, viene relegato in tutta fretta nelle ultimissime pagine. Nel
manga ci sono anche dei momenti intensi, ma sono troppo pochi per risollevarne
le sorti. Un'occasione sprecata.
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