Pagine

lunedì 29 febbraio 2016

# Magazine: Young Comic


«Young Comic»: la rivista che visse due volte

Era il 1967 quando la casa editrice Shōnengahōsha dava alle stampe il primo numero di una rivista destinata a rimanere nella storia. Si trattava di «Young Comic», ennesima pubblicazione specializzata in gekiga per “giovani uomini”. Tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio dei Settanta, il gekiga stava attraverso il suo periodo di massima popolarità, grazie anche al supporto di quattro riviste che rispondevano al nome di «Shūkan Manga Times» (1956), «Weekly Manga Action» (1967), «Big Comic» (1968) e «Play Comic» (1968). Quattro riviste (cinque, compresa «Young Comic») che si contendevano i favori del pubblico e che da sole erano riuscite a presentare il meglio della produzione a fumetti per adulti: Monkey Punch, Koike Kazuo, Kamimura Kazuo, Ishii Takashi, Kojima Gōseki, Mizuki Shigeru, Saitō Takao, Tatsumi Yoshihiro, Satō Masaaki e George Akiyama. Questa lista, però, non è (e non vuole essere) affatto esaustiva, ma si limita soltanto a una strettissima selezione (aggiungerei “di gusto personale”) che corrisponde – bene o male – soltanto all’1% degli autori pubblicati sulle pagine di quelle cinque riviste.
Lanciato in sordina nell’agosto del 1967, il primo numero di «Young Comic» sfoggiava un’insolita copertina con la foto di una ragazza che sembrava burlarsi dei lettori, tra smorfie e linguacce (il gesto viene chiamato in gergo “akanbē” o “akkanbē”). Nel tentativo di dare un tocco più originale alla rivista, viene chiamato Saitō Takao (n.1936), autore del celebre Golgo 13 (1968-), ma le sue illustrazioni - non particolarmente accattivanti e ispirate – tengono compagnia ai lettori soltanto per sei mesi. La rivista aveva bisogno di un restyling talmente radicale da riuscire a richiamare nuovi lettori: in altre parole, doveva riuscire a far concorrenza alle “bijo” (belle donne) che Ishinomori Shōtarō (1938-1998) realizzava per le copertine di «Play Comic» e Monkey Punch (n.1937) per quelle di «Weekly Manga Action».
La scelta – fin troppo ovvia – era ricaduta su un giovanissimo Kamimura Kazuo (1940-86): dal luglio del 1969 al maggio del 1980, Kamimura realizzerà 260 illustrazioni a tema femminile. Il periodo d’oro di questa rivista è racchiuso proprio in questi undici anni: la prima stagione di «Young Comic» si chiudeva, con grande rammarico nel 1984, dopo un lento declino che aveva portato all’inesorabile chiusura. La seconda vita di «Young Comic», invece, iniziava nel 1990 e continua ancor oggi seppur a fasi intermedie (periodicità discontinua; cambio di titolo). Della vecchia «Young Comic» non è rimasto nulla, né lo spirito, né la qualità delle opere. Trasformata in una dozzinale rivista pornografica, «Young Comic» vive ormai nel ricordo degli affezionati lettori.


Manga serializzati sulle pagine di «Young Comic»
Il titolo di punta di «Young Comic» era senza dubbio Goyōkiba (1970-76), un long seller appartenente al genere dei jidaigeki (drammi di ambientazione storica) sceneggiato da Koike Kazuo (n.1936) e disegnato da Kanda Takeshi (n.1948). Sette anni di pubblicazione ininterrotta, due episodi al mese, tre film per il grande schermo (conosciuti in Occidente con il titolo Hanzō The Razor) e numerosi adattamenti per la televisione. Il secondo autore di punta era Kamimura Kazuo, in quegli anni sotto contratto con diverse riviste («Shūkan Manga Times», «Weekly Manga Action», «Play Comic», «Weekly Playboy», etc.): gli anni Settanta hanno rappresentato per lui il periodo di massima attività lavorativa con quasi 500 tavole realizzate ogni mese. Su «Young Comic» Kamimura si era cimentato con i generi più disparati, dal sentimentale allo storico, dal poliziesco alla commedia: ha raccontato la vita di un pittore di ukiyo-e (Ōedo ukiyo-e ibun – Amon, 1968-69), le avventure di fascinose donne ninja (Kunoichi ibun, 1970), ma anche storie di sangue e rancore (Ongokukō, 1970-71), di eros e lesbismo (Nigai senritsu, 1972-73), di poesia e sentimenti (Shinanogawa, 1973-74), di sogni e allucinazioni (Yumeshi Alice, 1974), di amori sofferti e tormentati (Seishun yokochō, 1975-76). E poi, il suo testamento spirituale, la sua opera più intensa e con evidenti rimandi autobiografici: Kantō heiya (La pianura del Kantō, 1976-78).
Non sono poi mancati autori controversi come Ishii Takashi (n.1946) e le sue esasperazioni erotiche (Tenshi no harawata, 1977); Sakaki Masaru (n.1950) e i suoi conturbanti racconti (Tasogare no hatsujō e Irezumi fujin);  Miyaya Kazuhiko (n.1945) e le sue follie visionarie e maciste (Nikudan jidai); e poi ancora Masaki Mori (n.1941), Maki Miyako (n.1935), Kōe Satomi (1950-2016), Ōtomo Katsuhiro (n.1954) e Tatsumi Yoshihiro (1935-2015). E l’elenco sarebbe ancora lungo.

Le copertine
Fiore all’occhiello della rivista erano le duecentosessanta copertine realizzate da Kamimura Kazuo. Analizzandone, si nota l’evoluzione del suo tratto, le influenze artistiche e il passare delle mode. Le immagini sottostanti ripropongono, in ordine cronologico, quasi tutte le copertine da lui realizzate. A dicembre del 2015, la Shōnengahōsha ha pubblicato, in onore del maestro Kamimura, un volume che le raccoglie (“Young Comic Legend – Kamimura Kazuo hyōshiga daizenshū”).






















Nessun commento:

Posta un commento