«Young Comic»: la rivista che visse due
volte
Era il 1967 quando la casa
editrice Shōnengahōsha dava alle stampe il primo numero di una rivista
destinata a rimanere nella storia. Si trattava di «Young Comic», ennesima pubblicazione specializzata in gekiga per “giovani uomini”. Tra la fine
degli anni Sessanta e l’inizio dei Settanta, il gekiga stava attraverso il suo periodo di massima popolarità,
grazie anche al supporto di quattro riviste che rispondevano al nome di «Shūkan Manga Times» (1956), «Weekly Manga Action» (1967), «Big Comic» (1968) e «Play Comic» (1968). Quattro riviste
(cinque, compresa «Young Comic») che
si contendevano i favori del pubblico e che da sole erano riuscite a presentare
il meglio della produzione a fumetti per adulti: Monkey Punch, Koike Kazuo,
Kamimura Kazuo, Ishii Takashi, Kojima Gōseki, Mizuki Shigeru, Saitō Takao,
Tatsumi Yoshihiro, Satō Masaaki e George Akiyama. Questa lista, però, non è (e
non vuole essere) affatto esaustiva, ma si limita soltanto a una strettissima
selezione (aggiungerei “di gusto personale”) che corrisponde – bene o male – soltanto
all’1% degli autori pubblicati sulle pagine di quelle cinque riviste.
Lanciato in sordina
nell’agosto del 1967, il primo numero di «Young
Comic» sfoggiava un’insolita copertina con la foto di una ragazza che sembrava
burlarsi dei lettori, tra smorfie e linguacce (il gesto viene chiamato in gergo
“akanbē” o “akkanbē”). Nel tentativo di dare un tocco più originale alla rivista, viene chiamato Saitō Takao (n.1936),
autore del celebre Golgo 13 (1968-), ma le sue illustrazioni - non
particolarmente accattivanti e ispirate – tengono compagnia ai lettori soltanto
per sei mesi. La rivista aveva bisogno di un restyling talmente radicale da riuscire
a richiamare nuovi lettori: in altre parole, doveva riuscire a far concorrenza
alle “bijo” (belle donne) che
Ishinomori Shōtarō (1938-1998) realizzava per le copertine di «Play Comic» e Monkey Punch (n.1937) per
quelle di «Weekly Manga Action».
Manga serializzati sulle pagine di «Young
Comic»
Il titolo di punta di «Young Comic» era senza dubbio Goyōkiba
(1970-76), un long seller appartenente al genere dei jidaigeki (drammi di ambientazione storica) sceneggiato da Koike
Kazuo (n.1936) e disegnato da Kanda Takeshi (n.1948). Sette anni di
pubblicazione ininterrotta, due episodi al mese, tre film per il grande schermo
(conosciuti in Occidente con il titolo Hanzō
The Razor) e numerosi adattamenti per la televisione. Il secondo autore di
punta era Kamimura Kazuo, in quegli anni sotto contratto con diverse riviste («Shūkan Manga Times», «Weekly Manga Action», «Play Comic», «Weekly Playboy», etc.):
gli anni Settanta hanno rappresentato per lui il periodo di massima attività
lavorativa con quasi 500 tavole realizzate ogni mese. Su «Young Comic» Kamimura si era cimentato con i generi più disparati,
dal sentimentale allo storico, dal poliziesco alla commedia: ha raccontato la
vita di un pittore di ukiyo-e (Ōedo
ukiyo-e ibun – Amon, 1968-69), le avventure di fascinose donne ninja (Kunoichi
ibun, 1970), ma anche storie di sangue e rancore (Ongokukō, 1970-71), di
eros e lesbismo (Nigai senritsu, 1972-73), di poesia e sentimenti (Shinanogawa,
1973-74), di sogni e allucinazioni (Yumeshi Alice, 1974), di amori
sofferti e tormentati (Seishun yokochō, 1975-76). E poi, il
suo testamento spirituale, la sua opera più intensa e con evidenti rimandi
autobiografici: Kantō heiya (La pianura del Kantō, 1976-78).
Non sono poi mancati autori
controversi come Ishii Takashi (n.1946) e le sue esasperazioni erotiche (Tenshi no harawata, 1977); Sakaki Masaru
(n.1950) e i suoi conturbanti racconti (Tasogare no hatsujō e Irezumi fujin); Miyaya Kazuhiko (n.1945) e
le sue follie visionarie e maciste (Nikudan
jidai); e poi ancora Masaki Mori (n.1941), Maki Miyako (n.1935), Kōe Satomi
(1950-2016), Ōtomo Katsuhiro (n.1954) e Tatsumi Yoshihiro (1935-2015). E l’elenco
sarebbe ancora lungo.
Le copertine
Fiore all’occhiello della
rivista erano le duecentosessanta copertine realizzate da Kamimura Kazuo. Analizzandone,
si nota l’evoluzione del suo tratto, le influenze artistiche e il passare delle
mode. Le immagini sottostanti ripropongono, in ordine cronologico, quasi tutte
le copertine da lui realizzate. A dicembre del 2015, la Shōnengahōsha ha
pubblicato, in onore del maestro Kamimura, un volume che le raccoglie (“Young Comic Legend – Kamimura Kazuo hyōshiga daizenshū”).
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