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sabato 18 luglio 2015

"Sakura Kyō" di Ikeda Riyoko


Autore: Ikeda Riyoko
Anno di prima pubblicazione: 1971
Numero di volumi: 1
Edizione consultata: Shūeisha Manga Bunko
Editore: Shūeisha

Dopo la morte della madre, la giovane Katsuko resta sola al mondo. Abbandonato il paesino tra le montagne in cui viveva, si trasferisce a Tōkyō dalla zia Natsuko, sorella della madre. Tutto ciò che la circonda, la proietta in un’altra dimensione: una nuova cameretta arredata con gusto, l’atelier d’alta moda della zia, gli abiti sfarzosi e il glamour. A un certo punto, è lei stessa che fatica a riconoscere come “reale” la sua nuova vita: “Se questo è un sogno, per favore, non svegliatemi!”. Poi, entra in scena la cugina, vivace, a tratti scontrosa, ma a suo modo protettiva e affettuosa. In questo idilliaco quadretto, però, iniziano a venire a galla tanti segreti che sembrano voler minare la tranquillità creatasi nella nuova famiglia di Katsuko.


Pubblicato a puntate dal settembre del 1971 sulle pagine di «Margaret», Sakura Kyō (id.) propone una sintesi di temi e personaggi spesso al centro dei lavori di Ikeda Riyoko (n.1947). Considerando l’anno di pubblicazione, si potrebbe perfino ipotizzare che quest’opera sia il prototipo base cui in seguito si ispireranno molti altri manga come Shōko no echūdo (La sonata di Shōko, 1972) e Oniisama e (Caro fratello, 1974). Soprattutto con Shōko no echūdo le somiglianze sono impressionanti: in entrambi i manga, le protagoniste sono due ragazzine orfane che, per una serie di vicissitudini, vanno a vivere in casa di parenti o di amici dei genitori. Sia Katsuko che Shōko si ritrovano intrappolate in una spirale di gelosia, risentimento e rabbia, completamente in balia degli eventi. A lettura ultimata, paradossalmente, le due ragazze sembrano aver perso il ruolo di protagonista, adombrate da questo o quel comprimario. Nel caso specifico di Sakura Kyō, il ruolo chiave è svolto dai due membri della famiglia Sakura, Natsuko (la zia) e Kyō (la cugina) il cui nome, non a caso, viene scelto come titolo del manga. Quella che – almeno sulla carta – sarebbe dovuta essere la protagonista, diventa improvvisamente una spettatrice, un po’ come il lettore. 

Quali sarebbero, dunque, i temi e i personaggi di questo manga, talmente ricorrenti da essere diventati dei leitmotiv nelle opere di Ikeda Riyoko? Se ne potrebbero indicare almeno tre:
1)            La protagonista: orfana, di indole docile, remissiva e dalla lacrima facile (Shōko, Nanako, Rosalie). Il più delle volte non riesce a capire che il male e la cattiveria si nascondono dietro i lineamenti delicati e puri di una coetanea. Da qui, incomprensioni, delusioni e pianti. È una ragazza proiettata improvvisamente in un mondo nuovo in cui non riesce o fatica ad ambientarsi: un po’ come Nanako nella Sorority (Oniisama e…) o come Rosalie alla corte di Versailles (Berusaiyu no bara).
2)            Personaggi femminili: accanto alla protagonista, troviamo l’immancabile ragazza in abiti e atteggiamenti maschili (Kyō, Kaoru, Oscar) e quella ricca e viziata, tanto bella quanto perfida (Hitomi, Saeko, Lady Miya).
3)            Delusioni sentimentali: i risvolti sentimentali sono un tema secondario in quest’opera. Si parla di innamoramenti, di cotte, ma non si va oltre il classico rossore. Katsuko si innamora del belloccio della scuola, ma dovrà arrendersi di fronte all’evidenza, versando – ancora una volta – qualche lacrima. Meno male che c’è la povera zia di Katsuko, immolata dalla Ikeda sull’altare dell’amore tragico: è lei la vittima sacrificale di due uomini  pronti a tradirla e ad abbandonarla. Certo, alla donna non rimane che l’amore di una figlia che, ahimè, non è la sua…
Sakura Kyō è una lettura godibilissima, seppur pregna di una sana ingenuità. La Ikeda si diverte a inserire qualche colpo di scena, trasformando una commedia in un melodramma surreale al femminile. Non c’è traccia di uomini in questo manga e anche quando appaiono sulla scena, non lasciano mai il segno: sono irresponsabili, volubili, inconcludenti e immaturi. Per fortuna, ci sono Natsuko e Kyō, due donne unite dopo un abbandono (la prima dagli uomini che amava, la seconda dalla madre) e che si ritrovano insieme, pronte a lottare per la felicità. La Ikeda delinea con estrema delicatezza questi personaggi femminili, a tratti stereotipati, ma incredibilmente caparbi e risoluti. Non è quindi difficile comprendere l’entusiasmo delle shōjo che nel 1971 acquistavano «Margaret» per leggere questo manga. Sognare (una vita di lusso, un abito elegante, un amore romantico) non ha mai fatto male a nessuno e gli shōjo manga di quelli anni miravano proprio a questo per far breccia nei cuori delle giovani lettrici.

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