Autori: Ikegami Ryōichi e
Ieda Shōko
Anno di prima pubblicazione:
1995
Numero di volumi: 2
Edizione consultata: Big
Comics
Editore: Shōgakukan
Non si lotta solo per eliminare qualcuno,
a volte lo si fa per giustizia,
a volte per amore.
Le aspettative legate a
un’opera come Kyōko (1995) dovrebbero
essere alte, soprattutto in virtù di quei nomi sulla copertina. Da una parte c’è
una sceneggiatrice come Ieda Shōko (n.1958), popolare scrittrice e autrice di
alcuni importanti best-seller (Gokudō no
onnatachi e Yellow Cub);
dall’altra, un disegnatore di fama mondiale come Ikegami Ryōichi (n.1944),
padre di alcune delle più intense e fortunate saghe a fumetti dell’ultimo
trentennio (Crying Freeman e Sanctuary). Una coppia che, almeno sulla
carta, avrebbe dovuto fare scintille, ma che in realtà ha confezionato un
“prodotto” poco credibile e di poco spessore. Dispiace ammetterlo, ma la colpa (se proprio di "colpa" si deve parlare) è soltanto della sceneggiatura, un po’
traballante, un po’ approssimativa.
Trama
Kyōko e Masaru sono una
giovane coppia come tante. Una notte d’estate, nel pieno dei festeggiamenti per
l’Obon, la ragazza subisce uno stupro da parte di alcuni militari americani di
stanza in Giappone. Il tutto avviene sotto lo sguardo attonito del fidanzato,
impaurito ma visibilmente eccitato. In loro aiuto interviene Brown, aitante
colonnello di colore impegnato in alcune ricerche sulle armi chimiche. Sin da
subito, Kyōko inizia a provare nei confronti del suo salvatore un sentimento
che va ben oltre la semplice riconoscenza, ma il dramma, purtroppo, è a un
passo dal compiersi: Brown viene ucciso perché in possesso di informazioni top
secret e il dolore scatena in Kyōko il desiderio di farsi giustizia da sola e
vendicarne la morte. Niente e nessuno potrà mai fermarla.
Considerazioni
Raccontata in questi
termini, la storia potrebbe anche risultare interessante, quasi un mix tra il
film Sotto accusa (The accused, 1988)
e Nikita (1990). Nonostante le ottime
premesse, però, la sceneggiatura si annacqua e si perde strada facendo,
arrivando a minare la credibilità della storia. Ci sono alti e bassi nella
narrazione, momenti più felici che si alternano a passaggi da dimenticare. Come
se non bastasse, la caratterizzazione dei personaggi è piatta, debole e
stereotipata. Un esempio. Kyōko – che in teoria è il personaggio principale – viene
presentata al lettore in maniera molto sbiadita, senza alcuna sfumatura:
nonostante la violenza subita e il dramma che ne dovrebbe conseguire, Kyōko sembra
quasi impassibile, anzi, è subito pronta a innamorarsi di nuovo e a
sacrificarsi per un uomo che ha appena conosciuto. L’intreccio diventa via via
sempre più improbabile e gli eventi narrati che si susseguono incessantemente,
fanno sfoggio di una serie, assai discutibile, di colpi di scena (teste mozzate
racchiuse dentro barattoli di vetro, atti di necrofilia), nudità e siparietti erotici.
Kyōko è indubbiamente un’opera minore nel catalogo dei due autori, anche
se tenta di riproporne in maniera alquanto blanda i tratti distintivi. La presenza di
personaggi di colore, ad esempio, è un tema ricorrente nei romanzi della Ieda,
così come le descrizioni di rapporti interrazziali, spesso più sessuali che
sentimentali (si pensi al romanzo Yellow
cub). La Ieda fantastica sul personaggio di Brown e il disegnatore Ikegami - da
sempre attento a ritrarre personaggi maschili dalla corporatura possente e
muscolosa – non fa alcuna fatica ad accontentarla. Ma tutto ciò, ahimè, non basta per
realizzare un buon fumetto. Nonostante Ikegami faccia sfoggio di un tratto
realistico, preciso e maturo, sorprendentemente efficace nei primi piani, la
sceneggiatura zoppica e affossa tutto il lavoro. Insomma, un manga artisticamente
valido, ma narrativamente mediocre.



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