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martedì 4 novembre 2014

"Kyōko" di Ikegami Ryōichi e Ieda Shōko


Autori: Ikegami Ryōichi e Ieda Shōko
Anno di prima pubblicazione: 1995
Numero di volumi: 2
Edizione consultata: Big Comics
Editore: Shōgakukan

Non si lotta solo per eliminare qualcuno,
a volte lo si fa per giustizia,
a volte per amore.

Le aspettative legate a un’opera come Kyōko (1995) dovrebbero essere alte, soprattutto in virtù di quei nomi sulla copertina. Da una parte c’è una sceneggiatrice come Ieda Shōko (n.1958), popolare scrittrice e autrice di alcuni importanti best-seller (Gokudō no onnatachi e Yellow Cub); dall’altra, un disegnatore di fama mondiale come Ikegami Ryōichi (n.1944), padre di alcune delle più intense e fortunate saghe a fumetti dell’ultimo trentennio (Crying Freeman e Sanctuary). Una coppia che, almeno sulla carta, avrebbe dovuto fare scintille, ma che in realtà ha confezionato un “prodotto” poco credibile e di poco spessore. Dispiace ammetterlo, ma la colpa (se proprio di "colpa" si deve parlare) è soltanto della sceneggiatura, un po’ traballante, un po’ approssimativa.
Trama
Kyōko e Masaru sono una giovane coppia come tante. Una notte d’estate, nel pieno dei festeggiamenti per l’Obon, la ragazza subisce uno stupro da parte di alcuni militari americani di stanza in Giappone. Il tutto avviene sotto lo sguardo attonito del fidanzato, impaurito ma visibilmente eccitato. In loro aiuto interviene Brown, aitante colonnello di colore impegnato in alcune ricerche sulle armi chimiche. Sin da subito, Kyōko inizia a provare nei confronti del suo salvatore un sentimento che va ben oltre la semplice riconoscenza, ma il dramma, purtroppo, è a un passo dal compiersi: Brown viene ucciso perché in possesso di informazioni top secret e il dolore scatena in Kyōko il desiderio di farsi giustizia da sola e vendicarne la morte. Niente e nessuno potrà mai fermarla.
Considerazioni
Raccontata in questi termini, la storia potrebbe anche risultare interessante, quasi un mix tra il film Sotto accusa (The accused, 1988) e Nikita (1990). Nonostante le ottime premesse, però, la sceneggiatura si annacqua e si perde strada facendo, arrivando a minare la credibilità della storia. Ci sono alti e bassi nella narrazione, momenti più felici che si alternano a passaggi da dimenticare. Come se non bastasse, la caratterizzazione dei personaggi è piatta, debole e stereotipata. Un esempio. Kyōko – che in teoria è il personaggio principale – viene presentata al lettore in maniera molto sbiadita, senza alcuna sfumatura: nonostante la violenza subita e il dramma che ne dovrebbe conseguire, Kyōko sembra quasi impassibile, anzi, è subito pronta a innamorarsi di nuovo e a sacrificarsi per un uomo che ha appena conosciuto. L’intreccio diventa via via sempre più improbabile e gli eventi narrati che si susseguono incessantemente, fanno sfoggio di una serie, assai discutibile, di colpi di scena (teste mozzate racchiuse dentro barattoli di vetro, atti di necrofilia), nudità e siparietti erotici. 
Kyōko è indubbiamente un’opera minore nel catalogo dei due autori, anche se tenta di riproporne in maniera alquanto blanda i tratti distintivi. La presenza di personaggi di colore, ad esempio, è un tema ricorrente nei romanzi della Ieda, così come le descrizioni di rapporti interrazziali, spesso più sessuali che sentimentali (si pensi al romanzo Yellow cub). La Ieda fantastica sul personaggio di Brown e il disegnatore Ikegami - da sempre attento a ritrarre personaggi maschili dalla corporatura possente e muscolosa – non fa alcuna fatica ad accontentarla. Ma tutto ciò, ahimè, non basta per realizzare un buon fumetto. Nonostante Ikegami faccia sfoggio di un tratto realistico, preciso e maturo, sorprendentemente efficace nei primi piani, la sceneggiatura zoppica e affossa tutto il lavoro. Insomma, un manga artisticamente valido, ma narrativamente mediocre.  


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