Autore: Inoue Yōko
Anno
di prima pubblicazione: 1975
Numero
di volumi: 1
Edizione
consultata: Shūeisha Manga Bunko
Editore: Shūeisha
Se pensiamo, anche solo distrattamente, ai più
importanti shōjo manga degli anni
Settanta riusciremo a trovare almeno due elementi comuni in ciascuna di queste
opere: l’ambientazione straniera e il sentore di tragedia che si respira sin
dalle prime pagine. Tōma no shinzō
(Il cuore di Thomas, 1974) di Hagio Moto (n.1949), ad esempio, si apre con il
suicidio di un ragazzo, mentre Berusaiyu
no bara (Le rose di Versailles, 1972-73) di Ikeda Riyoko (n.1947) si chiude
con la morte della protagonista. La lista potrebbe essere lunga (tra tutti, Kaze to ki no uta, ma anche Orufeusu no mado e Suna no shiro), esponenzialmente infinita se estesa anche al
territorio dello shōnen manga e del
fumetto per adulti. Certo, sarebbe riduttivo generalizzare in questo modo,
eppure è piuttosto evidente la tendenza a orientate queste storie verso il
dramma e la lacrima facile. Ecco perché quando si inizia a leggere Rabu
Panikku (Love Panic, 1975) di Inoue Yōko si è pronti al peggio.
Dopotutto, le prime pagine del manga non fanno altro che confermare queste
preoccupazioni/supposizioni. Ma di cosa parla Love Panic?
La storia è ambientata in America, a Boston. Sugar è
innamorata sin da piccola di Simon e il suo sogno di sposarlo è a un passo dal
realizzarsi. Subito dopo le nozze, però, Simon viene investito da una macchina
e muore dopo aver comprato cinquanta garofani bianchi che si tingono, così, del
rosso del suo sangue. Il linguaggio dei fiori parla chiaro: i garofani bianchi
sono simbolo di amore eterno, mentre quelli rossi rappresentano il dolore, il
dispiacere e la disperazione. Sembra che per Sugar – ma anche per il lettore –
si prospetti una storia imbevuta di lacrime, carica di pathos e autocommiserazione. Con una brusca virata, invece, la Inoue traghetta i suoi lettori nel territorio
della commedia. Lo si avverte subito dalle ironiche considerazioni dello spirito di Simon: “Morire tre ore dopo il matrimonio! Chi aveva
detto che “il matrimonio è la tomba della vita”? Merda!”. Simon non se la
sente di abbandonare la sua giovane sposa, così la sua anima vaga in cerca di
un corpo. Lo trova in quello del suo migliore amico, Alfie, un playboy impenitente,
fascinoso e segretamente innamorato di Sugar. Inizia così un divertente gioco
degli equivoci, fatto di scambi di persona, malintesi e improvvise rivelazioni.
Simon vorrebbe prendere definitivamente possesso del corpo di Alfie
scacciandone l’anima con una pozione da lui inventata; mentre Alfie è sempre
più convinto di essere affetto da una grave malattia che gli impedisce di
ricordare le sue azioni in determinati momenti della giornata. Poi c’è Sugar,
contenta del ritorno di Simon ma preoccupata per Alfie e per la sua vita sempre
più ingarbugliata e confusa. Chi dei due avrà la meglio e riuscirà a far
breccia nel cuore della ragazza?
Oggigiorno sembra che molte autrici di shōjo manga non siano in grado di
realizzare una sceneggiatura che esca dai binari della commedia scolastica. Che
fine ha fatto l’immaginazione? Ad una prima occhiata, sembra sia del tutto
scomparsa. Per fortuna il passato continua a regalarci letture spensierate e
godibili, originali e a tratti imprevedibili. Inoue Yōko – nata a Tōkyō il 28
novembre di un anno imprecisato – non è certo un’autrice di grande spessore e
fama, eppure Love Panic si legge con
grande piacere. Il punto di forza di questo manga – pubblicato nel 1975 sulle
pagine di «Shūkan Seventeen» –
risiede proprio nella volontà dell’autrice di evitare e al contempo
sbeffeggiare i luoghi comuni dello shōjo
manga. Dopotutto, «Shūkan Seventeen»
era considerata la rivista “sorella maggiore” di «Margaret» e le sue autrici di punta (Nishitani Yoshiko, Takeda Kyōko,
Tsukumo Mutsumi, Fukuhara Hiroko, Suzuki Masako) potevano sondare nuovi territori svincolandosi dai dogmi del fumetto per fanciulle. Il tratto della Inoue, poi,
per quanto lezioso non risulta mai stucchevole, anzi si sposa bene con la
storia e restituisce al lettore quegli stilemi grafici tanto cari allo shōjo manga degli anni Settanta. Dispiace
che un’autrice del genere non abbia trovato terreno fertile per maturare e
accattivarsi le simpatie di un pubblico più numeroso. I suoi esordi e i suoi
primi successi (Harō konyakusha-kun; Minna ga koishiteru) non sono bastati
ad assicurarle un posto tra le autrici più importanti di quel decennio. Il suo
catalogo, infatti, è privo di un vero e proprio successo, di un’opera capace di
farle fare un salto in termini qualitativi e di popolarità. Nonostante tutto,
però, la Inoue ha continuato nel tempo su questa strada, impoverendo il suo
tratto e disegnando manga – ahimè assolutamente trascurabili – tratti dai
romanzi rosa della Harlequin. Un vero peccato. Per riscoprire questa garbata
autrice, non resta che immergersi nella lettura delle sue opere più datate e,
paradossalmente, più fresche e scanzonate. Love
Panic, infatti, riesce a regalare al lettore una piacevole parentesi di
svago, senza mai annoiarlo. Di questi tempi, scusate se è poco.




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