Autori: Aku
Yū – Kamimura Kazuo
Anno
di prima pubblicazione: 1975
Numero
di volumi: 2
Edizione
consultata: NewType 100% Comics
Editore: Kadokawa Shoten
Il 10 dicembre del 1968, alle nove e venti del
mattino, un portavalori della banca Nippon Shintaku viene improvvisamente fermato
da un poliziotto in sella a una moto: il conducente e la scorta vengono informati della possibile presenza a bordo di dinamite. Convinti dalle parole del giovane
poliziotto, i quattro non esitano a lasciare incustodito il portavalori e si
allontanano. Improvvisamente, una nube di fumo e alcuni scoppi sembrano dare
ragione al poliziotto, ma non appena il fumo si dirada, i quattro si accorgono
che il portavalori non c’è più e con esso i trecento milioni di yen custoditi
al suo interno. Chi era il poliziotto in sella alla moto? E che fine hanno
fatto i trecento milioni di yen?
Ispirandosi a un fatto
di cronaca realmente accaduto e rimasto ancor oggi insoluto, Aku Yū (1937-2007)
tenta di costruire una storia parallela che possa in qualche modo offrire una spiegazione al mistero del portavalori scomparso. Intendiamoci, non c’è nessun
intento investigativo nel suo lavoro, quanto la voglia di provare a costruire
un plot attorno a quel misterioso caso passato alla storia come san oku en jiken (per l’appunto, “il
caso dei trecento milioni di yen”). All’epoca dei fatti, i media avevano dato
grande risalto alla notizia ed era stato pure realizzato un montaggio
fotografico che avrebbe dovuto riprodurre le fattezze del viso del giovane poliziotto
(Immagine ↓).
Nonostante alcune piste
investigative, ogni tentativo di catturare il colpevole e ritrovare i trecento
milioni di yen è risultato vano. Il reato sarebbe caduto in prescrizione nel
dicembre del 1975, esattamente sette anni dopo l’accaduto (nonché anno della
pubblicazione del manga sulla rivista «Young
Lady»). Ecco perché partendo da queste premesse, lo sceneggiatore Aku Yū – famoso in
patria soprattutto come paroliere per le Pink Lady, Sawada Kenji, Ozaki
Kiyohiko, Iwasaki Hiromi, Saijō Hideki e Ishikawa Sayuri – ha creato un cast di personaggi a cui
Kamimura Kazuo (1949-1986) ha dato vita (Immagine
↓): si tratta
della loro tredicesima e penultima collaborazione (in tutto quattordici, dal
1968 al 1982).
Akuma no yōna
aitsu (Un uomo diabolico) è strutturato in 24 capitoli, ciascuno dei quali indica
il countdown dei giorni mancanti alla data di prescrizione del reato. Il
protagonista e voce narrante è Kamon Ryō, un ragazzo di ventisette anni dal
fascino magnetico, ex motociclista in una banda di teppisti ed ex membro di un
gruppo musicale. Attorno a lui ruota un cast ben assortito: Hachimura Hachirō, ex ciclista,
debosciato, alcolizzato e con problemi alla gamba; Nonomura Shūji, ex poliziotto e ora proprietario di un bar; Shirato Isoroku, detective impegnato
nel caso del portavalori scomparso; Hinatsu
Eiko, moglie di un facoltoso uomo d’affari e amante di Ryō e Kamon Izumi, sorella diciassettenne di Ryō
costretta su una sedia a rotelle.
Il lettore è in parte
consapevole che Ryō è il reale colpevole, così come sembrano esserlo molti degli
altri coprotagonisti: chi lo difende perché segretamente innamorato (Nonomura Shūji);
chi lo minaccia in cambio di soldi (Hachimura Hachirō); chi lo pedina in cerca
di prove schiaccianti (Shirato Isoroku); chi lo ama di un amore perverso e dai risvolti sadomaso (Hinatsu Eiko) o chi lo ama con la promessa di una operazione alle gambe (Kamon
Izumi). Nessuno però ha la certezza che Ryō abbia commesso il fatto, tranne il
lettore che pian piano scopre perfino il luogo dove sono nascosti i soldi (la
sedia a rotelle della sorella).
Il manga ebbe una certa
risonanza al momento della pubblicazione: Kamimura Kazuo era reduce da alcuni
importanti successi (Shurayuki-hime, Dōsei jidai e Shinanogawa) e il suo solo nome contribuiva a dare ulteriore
popolarità a una nuova serie. Non a caso, questo Akuma no yōna
aitsu venne subito adattato per il piccolo schermo con un terebi dorama in diciassette episodi interpretato da Sawada Kenji
(n.1948), idolo incontrastato della scena musicale giapponese tra gli anni
Settanta e Ottanta. La scelta di un personaggio maschile, affascinante e al
contempo diabolico, sembra azzeccata, soprattutto se si considera il pubblico di
giovani donne che era solito leggere «Young
Lady». Rimangono, ahimè, alcune perplessità in relazione alla storia.
Lo stile narrativo di Aku Yū ha una naturale propensione verso il melodrammatico e l’assurdo,
spingendo molte volte il lettore a domandarsi sulla liceità di alcune scelte. A
tratti, sembra che la storia sia un curioso concentrato di elementi provenienti
da B-movie e di escamotage un po’ trash (leoni come animali domestici,
infermiere sexy, rapporti schiavo-padrona, etc.), proposti in una successione
tale da minare l’intera credibilità dell’impianto narrativo. Nonostante il tema
portante della serie fosse reale e quanto mai attuale in quel periodo, gli
elementi che ne costituiscono la sua “affabulazione” sono a dir poco esagerati
e amplificati: prostituzione maschile, omosessualità, incesto, sadomasochismo,
infermità mentale e fisica. Una storia sicuramente “carica” di personaggi e
situazioni poco plausibili, ma tutte tese a evidenziare il lato perverso e
malefico del cuore di Ryō. A lungo andare, però, si avverte qualche nota
stonata di troppo.
I disegni e le scelte stilistiche di Kamimura
Kazuo, invece, sono di grande impatto visivo e di rara eleganza. Nonostante in
questa serie il protagonista sia un uomo, a rimanere impressi nella mente del
lettore sono ancora una volta i personaggi femminili, donne di una bellezza
sconvolgente in preda a un amour fou che
invade e distrugge il loro animo. Tutto il resto passa in secondo piano, anche la risoluzione del mistero. Non a caso, il manga si conclude 99 giorni prima della data di prescrizione del reato.



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