Autore: Hagio Moto
Anno di pubblicazione: 1990
Numero di volumi: 1
Edizione consultata: Shōgakukan Bunko
Editore: Shōgakukan
Tra storie brevi (Aoi tori, L’uccello azzurro, 1989) e altre più articolate (Flower Festival, 1988), la Hagio ha più volte fatto incursione nel mondo del ballet manga, un genere particolarmente diffuso nelle riviste di shōjo manga sin dagli anni Sessanta. La lista sarebbe fin troppa lunga, ma ci limiteremo a segnalare soltanto alcune delle opere più significative: Arabesque (id., 1971) di Yamagishi Ryōko (n.1947), Swan (id., 1976) di Ariyoshi Kyōko (n.1950) e Maiko no uta (La canzone di Maiko, 1977) di Uehara Kimiko (n.1946). Ciò che accomuna questi titoli è l’accento posto sulla danza, sugli estenuanti allenamenti, sulle competizioni. In pratica, storie di formazioni legate allo sport come metafora della crescita. Ma nei ballet manga della Hagio, tutto ciò riveste un ruolo di secondo piano. Non è tanto la necessità di voler mostrare le linee dei corpi, la perfezione nell’esecuzione della danza o la passione per questa disciplina che infuoca l’animo delle protagoniste: la danza è soltanto un pretesto per raccontare qualcos’altro.
La prima differenza che possiamo scorgere è il gender del personaggio principale, generalmente un ragazzo e non una ragazza come nei casi sopracitati. La figura del bishōnen (bel ragazzo) continua ad accompagnare i lavori della Hagio, forse perché - come lei stessa ha più volte dichiarato – dar voce a un personaggio maschile (molte volte efebico) le permetterebbe di dare più spazio all’immaginazione, allontanandosi dagli stereotipati personaggi femminili da shōjo manga. In secondo luogo, sono le vicende dei personaggi che muovono le fila del discorso e non i balletti. Spesso la danza è un sottofondo narrativo che serve a raccontare complessi rapporti interpersonali, tra abusi e ferite dell’animo. Lo stesso vale anche per Rōma e no michi (La strada per Roma, 1990) alla cui base si nasconde una riconciliazione tra una madre e un figlio.
In breve la trama. Il fumetto si apre con le selezioni per una famosa compagnia di danza di Parigi. Mario, un ballerino cresciuto in Belgio, supera le selezioni e inizia a scrutare i vari personaggi che gli ruotano attorno, dall’affascinante e talentuosa Raffaella, al timido Didi fino al gelido compagno di stanza Levi. Mentre Mario si domanda il perché non gli vengano assegnate parti di primo piano nonostante la sua bravura, ecco che inizia a dipanarsi il plot parallelo, quello legato all’infanzia e alla vera famiglia di Mario, adottato in tenera età dalla zia. Alla morte di quest’ultima, Mario viene a sapere tutta la verità sul suo passato, sulla madre Anna creduta morta ma ancora in vita a Roma e sull’omicidio del padre. Ed ecco che la strada per Roma diventa una metafora del viaggio verso la verità, verso il ricongiungimento con gli affetti. Mario ritrova la madre e dopo aver ricordato ogni cosa del passato e aver chiarito i motivi dell’abbandono, i due si scambiano qualche parola:
In breve la trama. Il fumetto si apre con le selezioni per una famosa compagnia di danza di Parigi. Mario, un ballerino cresciuto in Belgio, supera le selezioni e inizia a scrutare i vari personaggi che gli ruotano attorno, dall’affascinante e talentuosa Raffaella, al timido Didi fino al gelido compagno di stanza Levi. Mentre Mario si domanda il perché non gli vengano assegnate parti di primo piano nonostante la sua bravura, ecco che inizia a dipanarsi il plot parallelo, quello legato all’infanzia e alla vera famiglia di Mario, adottato in tenera età dalla zia. Alla morte di quest’ultima, Mario viene a sapere tutta la verità sul suo passato, sulla madre Anna creduta morta ma ancora in vita a Roma e sull’omicidio del padre. Ed ecco che la strada per Roma diventa una metafora del viaggio verso la verità, verso il ricongiungimento con gli affetti. Mario ritrova la madre e dopo aver ricordato ogni cosa del passato e aver chiarito i motivi dell’abbandono, i due si scambiano qualche parola:
Anna: Ti ho raccontato tutto ormai. Non c’è altro. Tornatene a casa e dimentica. Io sono morta. Dimenticare è la cosa migliore da fare. Torna a casa.
Mario: Tornarmene a casa? Non sono forse a casa, qui con te? Non sono forse tornato per ritrovare Roma? Ho provato a dimenticare (…) ma non ci sono riuscito. Come avrei potuto dimenticare qualcosa che già sapevo? In che modo? Sono venuto proprio perché non riuscivo a dimenticare. Non fuggire. Non sono forse tuo figlio? Mi dici di andarmene…vuoi abbandonarmi di nuovo?
Anna: Mario…ti sei fatto grande. Ti tenevi stretto alle mia ginocchia, eri talmente piccolo…
Mario: Mamma…
In un manga non troppo brillante per plot narrativo (molti sono gli elementi in comune col racconto Aoi Tori) e di sicuro non all'altezza di capolavori come Pō no ichizoku (Il clan dei Poe, 1972) e Zankokuna kami ga shihai suru (Nelle mani di un dio crudele, 1992), la Hagio riesce ugualmente a imprimere il proprio tocco, a dar prova della sua innata abilità nel tratteggiare i sentimenti e le psicologie umane. L’incontro tra madre e figlio dopo anni di lontananza sfiora il lirismo e quell’abbraccio tra le lacrime vale da solo la lettura del volume.



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