Autore: Saitō Chiho
Anno di pubblicazione: 2009
Numero di volumi: 2
Edizione consultata: Flower
Comics α
Editore: Shōgakukan
Sebbene non possa nascondere un certo interesse per
le sue illustrazioni a colori, devo ammettere che Saitō Chiho non mi ha mai conquistato
a livello narrativo. Eppure, non so perché, di tanto in tanto torno a leggere
qualche suo nuovo fumetto nella speranza - più volte tradita - di scorgere un
miglioramento nei suoi lavori. Era accaduto qualche anno fa con Redīmasukarēdo (Lady Masquerade, 1999)[1], ma quell’esperienza si
era rivelata fallimentare su tutti i fronti. Sulla carta la storia prometteva bene,
ma, ahimè, lo svolgimento aveva mostrato ancora una volta il punto debole della
Saitō: la sceneggiatura. Leggendo i suoi manga, si ha come l’impressione che
l’autrice proceda a tentoni, sviluppando di volta in volta la trama, senza aver
in mente un progetto ben definito sin dall’inizio. La Saitō stessa sembra non
volersi prendere sul serio, rimaneggiando e “infarcendo” la sceneggiatura di
colpi di scena e dialoghi melensi, relegando le sue opere sulla mensola delle
letture frivole, poco impegnative e di poco spessore. Per carità, nulla da
obiettare se parliamo di letture mordi e fuggi. Eppure, sono sicuro che la
Saitō potrebbe fare di più se solo la smettesse di confezionare questi
“melodrammi moderni” banali e leziosi. Quando mi sono ritrovato davanti i due
volumi di Shishaku Varumon – Kikenna
kankei (Il Visconte Valmont – Le relazioni pericolose, 2009), ho deciso di
darle un’altra chance. I motivi sono sostanzialmente due: il primo è perché si
trattava di un adattamento a fumetti di uno dei miei romanzi preferiti, ovvero Les liaisons dangereuses (Le relazioni
pericolose, 1782) di Pierre-Ambroise-François Choderlos de
Laclos (1741-1803); il secondo motivo – forse il più importante – era capire se
la Saitō sarebbe stata in grado di imbastire una sceneggiatura credibile con un
validissimo ipotesto alle spalle.
Pubblicata tra il 2009 e il 2011 sulle pagine della rivista «Flowers Zōkan», Il Visconte di Valmont – Le relazioni pericolose è un’opera atipica nel catalogo dell’autrice. Intendiamoci, l’intreccio del romanzo viene pur sempre rielaborato e trasformato in un garbato feuilleton, ma bisogna ammettere che questa volta la Saitō si è migliorata lavorando per sottrazione. Lo stile, più sontuoso che in passato ma mai stucchevole, le ha permesso di dar nuova vita a una storia di per sé già popolare. Grande fan del film Dangerous Liaisons (Le relazioni pericolose, 1988) di Stephen Frears (n.1941) con Glenn Close (n.1947) e John Malkovich (n.1953), la Saitō ha dichiarato di aver invano aspettato che qualcuno ne facesse una versione a fumetti: spinta dal desiderio di leggerla, si era decisa a realizzarla da sola e questo Shishaku Varumon ne è il risultato. La storia è nota. La Marchesa di Merteuil e il Visconte di Valmont, un tempo amanti, stringono un patto perverso: lui dovrà sedurre e deflorare la giovane Cécile, promessa sposa di un vecchio amante della Marchesa. Nel mentre Valmont, seduttore e libertino impenitente, si lancia in un’altra impresa ancor più ardua: far cadere nella sua rete, l’irreprensibile Madame de Tourvel. Al gusto della conquista si aggiunge presto un piacevole imprevisto. Valmont si innamora, ricambiato, della devota Madame de Tourvel, anche se il perverso gioco con la Marchesa di Merteuil non prevede un lieto fine.
Shishaku
Varumon è l’opera migliore che abbia mai letto di Saitō Chiho, quella che,
in parte, mi ha permesso di rivalutarla. Quando la Saitō si affida a un buon
ipotesto (che sia un romanzo o un film, poco importa) è capace di realizzare manga senza sbavature, in questo caso anche garbato e appassionante. Ecco perché, personalmente, ho molte aspettative per la sua ultima fatica dal titolo Torikaebaya
(Ah, se potessi scambiarli!), un manga chiaramente ispirato a un monogatari di tarda epoca Heian, il Torikaebaya monogatari. Il risultato
raggiunto con Shishaku Varumon è notevole.
La storia viene raccontata in un alternarsi di dialoghi e lettere, non tradendo
così la forma epistolare del romanzo. La scena finale, poi, quella in cui viene
raccontato il destino della Marchesa di Merteuil mantiene il pathos della
versione cinematografica, pur essendo sviluppata in maniera originale e per certi versi più vicina al romanzo di Laclos. Qualche
libertà la Saitō se l’è pur presa (dare a Valmont, ad esempio, un nome
immaginario, Tristano, come il protagonista del Tristano e Isotta di Richard Wagner), ma queste scelte non hanno
di certo intaccato questo manga che, a mio giudizio, rimane al momento la sua opera migliore.
[1]
Per maggiori informazioni su questo manga si rimanda al seguente indirizzo:
http://unastanzapienadimanga.blogspot.it/2012/07/redi-masukaredo-di-saito-chiho.html



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