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lunedì 4 novembre 2013

"Yakeppachi no Maria" di Tezuka Osamu


Autore: Tezuka Osamu
Anno di pubblicazione: 1970
Numero di volumi: 2
Edizione consultata: Tezuka Osamu Manga Zenshū (268-269)
Editore: Kōdansha

Come nascono i bambini? Quale risposta potrà mai dare un genitore a un figlio che gli rivolgerà, presto o tardi, questa inevitabile domanda? Ebbene, un buon genitore dovrebbe regalargli una copia di Yakeppachi no Maria (Maria di Yakeppachi, 1970) di Tezuka Osamu (1928-89), una serie a fumetti all’interno della quale il bambino troverà tutte le risposte alle sue domande, risparmiando così al genitore ogni inutile imbarazzo. Si tratta, allora, dell’ennesimo manga didattico, pedante, pieno di nozioni ma privo di interesse per un bambino in cerca di svago? Nient’affatto. Yakeppachi no Maria è molto di più.
Premessa
Per contestualizzare al meglio quest’opera, però, bisogna prima di tutto fornire alcune indicazioni sul mercato editoriale giapponese tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Settanta. Come è giusto che sia, i gusti del pubblico stavano cambiando e gli editori ne avevano approfittato per diversificare l’offerta con nuovi autori, nuovi generi e nuove riviste. Tezuka era stato di certo un pioniere sin dagli anni Cinquanta, una guida e una fonte d’ispirazione per molti giovani mangaka, ma le sue storie non raccoglievano più i consensi d’un tempo e il suo stile non sembrava essere apprezzato dalle giovani generazioni. I nuovi best seller, ieri come oggi, nascevano sulle pagine di «Shōnen Jump» dove furoreggiavano titoli come Harenchi gakuen (Scuola senza pudore, 1968-72) di Nagai Gō (n.1945) e Otoko ippiki gakidaishō (Un uomo al comando, 1968-73) di Motomiya Hiroshi (n. 1947). Se «Shōnen Jump» puntava sull’azione e sull’erotismo, la rivale «Shōnen Magazine» proponeva storie complesse, sperimentali, violente e attraversate da folli venature di nonsense. Qualche titolo: Ashura (id., 1970-71) di George Akiyama (n.1943), Kikkai-kun (1969-70) di Nagai Gō e Waru (id., 1970-72) di Maki Hisao (1940-2012) e Kagemaru Jōya (1940-2012). 
Lontano dallo starsene con le mani in mano, Tezuka Osamu cercava caparbiamente di farsi strada tra le nuove leve, sperimentando generi narrativi per lui nuovi e inconsueti, senza però mettere da parte il suo inconfondibile tocco: se non era soddisfatto di una sua creazione, non esitava a concluderla per dedicarsi a una nuova serie (si veda il caso di Alabaster, pubblicato dal 1970 al 1971 sulle pagine di «Shūkan Shōnen Champion»). Soltanto nel 1970 si contano pressappoco cinque titoli che Tezuka disegnava per varie riviste di shōnen manga: si trattava di opere già iniziate negli anni precedenti  e ancora in fase di serializzazione (una su tutte è Umi no Toriton sul «Sankei shinbun» dal 1969 al 1971) o nate proprio in quell’anno. Più precisamente, dall’aprile fino al novembre del 1970, Tezuka era al lavoro su due titoli proposti per due differenti testate, ma appartenenti allo stesso filone narrativo, quello del seikyōiku manga (fumetti sull’educazione sessuale): si trattava di Aporo no uta (La canzone di Apollo) pubblicato su «Shōnen King» e di Yakeppachi no Maria serializzato invece su «Shōnen Champion».
Perché questa scelta di affrontare un argomento tanto complesso e, se vogliamo, anche spinoso per una rivista indirizzata agli adolescenti? La risposta ce la fornisce lo stesso Tezuka quando afferma che con la caduta del tabù del sesso e delle scene di nudo negli shōnen manga, il mercato si era all’improvviso intasato di opere mediocri in cerca di facile successo. Il suo obiettivo era di avvicinarsi a queste tematiche tanto popolari, senza però scadere nel volgare e nel gratuito, coniugando intrattenimento e informazione. Oltre ai due manga sopracitati, Tezuka aveva tentato di approfondire l’argomento con l’anime e il manga di Fushigina Merumo (La misteriosa Melmo, 1970), indagando sul mistero della vita e della nascita con una curiosa protagonista in grado di diventare grande e poi ritornare bambina mangiando un semplice bon bon. Nonostante i buoni propositi, però, Tezuka sembrava brancolare nel buio: tutto gli appariva così difficile al punto da constatare con un certo rammarico che “anche se scrivo questo genere di storie, in realtà non sono in grado di farlo (…) ed è proprio con animo disperato che ho scritto quest’opera modesta”. Quest’opera, tutt’altro che modesta, era proprio Yakeppachi no Maria.
Trama 
Yakeno Yahachi (ribattezzato da tutti “Yakeppachi”, ovvero “il disperato”) è una ragazzo ribelle e rissoso, sempre in lotta con un gruppo di teppisti capitanati dalla bella Midori. Un giorno, all’improvviso, Yakeppachi si reca in infermeria e rivela alla dottoressa di essere rimasto incinto. Ovviamente, nessuno presta fede alle sue parole e il povero ragazzo continua ad angosciarsi tra i rimproveri del corpo docenti e le canzonature dei coetanei. Quando però dal suo naso prende vita un ectoplasma femminile, informe ma dotato di voce, Yakeppachi realizza di essere diventato padre e chiama la sua bambina Maria. In suo aiuto, intervengono il professor Akita (una strizzatina d’occhio di Tezuka alla casa editrice che pubblicava il manga, la Akita Shoten) e il padre del ragazzo (ennesima comparsa del personaggio di Higeoyaji): il primo cercando di fargli capire cosa sia l’amore e l’innamoramento, il secondo regalando a Maria un corpo, in realtà una bambola gonfiabile che aveva realizzato per le perversioni di un cliente. Maria era nata dal desiderio di Yakeppachi di avere accanto una figura femminile, un po’ madre, un po’ sorella, un po’amica. Ad accorgersene per primo è il professore Akita, che lo rivela al padre del ragazzo: “Era desideroso dell’affetto di una madre, di ricevere un po’ di amore materno. In poche parole, erano per lui indispensabili la dolcezza e il conforto di una donna (…) Yakeppachi lo desiderava dal profondo del suo cuore (…) e inconsapevolmente aveva creato nel suo animo una donna che potesse consolarlo. Era profondamente triste. Ecco perché voleva al suo fianco quella donna, come suo alter ego, come suo consanguineo. Il risultato è davanti ai tuoi occhi. L’alter ego partorito da tuo figlio è quella ragazza”. Essendo nata solo da Yakeppachi, però, Maria è tutt’altro che femminile ed è, come “suo padre”, irascibile e attaccabrighe. Pian piano, tra i due inizia a nascere un sentimento, scoprono cosa vuole dire amarsi e lottano per realizzare il loro sogno di stare insieme. Gli ostacoli sono dietro l’angolo, tra spettri in cerca di vendetta ed ergastolani innamorati, e poi, come se non bastasse, ci si mette di mezzo il deteriorabile corpo di Maria. Riusciranno i due a coronare il loro sogno d’amore o Yakeppacchi prenderà coscienza dell’impossibilità di un amore tra un essere umano e un ectoplasma?
Considerazioni
A questo punto, vorrei condividere alcune curiosità emerse durante la lettura. Nelle opere di Tezuka Osamu è facile imbattersi in omaggi ad altri maestri o in citazioni di personaggi dalle sue serie più famose. Nel caso specifico di quest’opera, infatti, compaiono in una vignetta due icone del fumetto giapponese (Kitarō di Mizuki Shigeru e Obake Q-tarō di Fujiko Fujio) e due creature di Tezuka (Atom e l’immancabile Hyōtantsugi). Scavando a fondo, però,  si trovano altre citazioni – forse meno immediate – ma ugualmente degne di nota. In questa sede, mi limiterò soltanto a due esempi:
-     il primo capitolo del manga è intitolato “Otoko wa tsurai yo” (E’ dura essere un uomo!) come l’omonima serie di film diretta da Yamada Yōji (n.1931) e tanto popolare proprio in quegli anni;
-        la banda di teppisti capitanati da Midori si chiama “Tateyoko no kai”, un nome che richiama subito alla mente il famoso “Tate no kai” (La società degli scudi), la chiacchierata milizia privata dello scrittore Mishima Yukio (n.1925-70). Semplice assonanza? Può essere. Eppure, il manga (pubblicato dal 15 aprile al 16 novembre del 1970) potrebbe in qualche modo fare il verso alla milizia di Mishima, considerando che il tragico epilogo del “Tate no kai” era ben lungi dal compiersi (il clamoroso seppuku di Mishima avviene il 25 novembre del 1970).

Al di là di questi aspetti - sempre e comunque interessanti -  il manga si ricorda più facilmente per le lezioni di anatomia e di sessualità tenute dal prof. Tezuka (non dimentichiamoci della sua laurea in medicina!), un manuale talmente semplice e ben scritto da far dissipare ogni dubbio sulla materia: si parla di nascita, di eredità genetica, di ormoni maschili e femminili, di riproduzione e perfino del senso di vergogna scaturito dalla nudità. La canzone di Apollo e Maria di Yakeppachi costituiscono un dittico inscindibile nel corpus tezukiano e sono una tangibile dimostrazione che la creatività, soprattutto nei momenti più bui, può rinascere e manifestarsi in forme più leggere ma altrettanto valide.



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