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domenica 3 novembre 2013

“Orību no kokage” di Ogura Fuyumi


Autore: Ogura Fuyumi
Anno di prima pubblicazione: 1986
Numero di volumi: 1
Edizione consultata: Young You Comics
Editore: Shūeisha

Ci pensavo tutte le volte che guardavo un film d’amore.
Cosa sarebbe successo dopo i titoli di coda?
Avrebbero vissuto felici e contenti per sempre?
I film mostrano soltanto i momenti  più belli.
(…)
Quando ero fidanzata con te,
mi sentivo proprio come la protagonista di un film.
(da: All’ombra di un ulivo, 1986)

Tra la fine degli anni Ottanta e gli inizi degli anni Novanta, i ladies comics si affacciavano sulla scena editoriale proponendo due visioni antitetiche dell’amore: una più legata alla sfera carnale e dei sensi, l’altra più sentimentale e introspettiva. Al primo gruppo appartenevano una serie di opere sfrontate, sessualmente esplicite, morbose e spregiudicate all’inverosimile. Le storie raccontavano di donne insoddisfatte, affettivamente e sessualmente parlando: office ladies, ereditiere, ballerine, stelle della TV e del cinema si muovevano in contesti metropolitani o in paradisi da set cinematografici, tra lussi, feste private, orge, opulenza e shopping sfrenato. Erano vittime sacrificali di un carnefice, vendicatrici in cerca di un riscatto personale o soltanto donne mosse da semplice edonismo o spirito di emancipazione. Tra le mangaka che hanno contributo a delineare i contorni di questo mondo - per certi versi fittizio e di pura evasione - non si può non menzionare il nome di Morizono Milk (n.1957), senza dubbio la figura più rappresentativa.
Allo stesso tempo, però, si affiancavano a questa tipologia altre opere dal taglio decisamente più intimistico, delicate e più attente a scrutare l’animo femminile senza cadere in facili provocazioni. «Young You» (1986-2005) è una delle riviste che più si era distinta in questo filone narrativo e sulle cui pagine si erano alternate le opere di Iwadate Mariko (n.1957), Nishimura Shinobu (n.1963), Haruno Nanae, Yamashita Kazumi (n.1959) e Ogura Fuyumi (n. 1956). Ed è proprio la Ogura l’argomento di questo post.
Come molte delle sue colleghe sopracitate (Morizono, Yamashita, Iwadate, etc.), anche la Ogura esordisce nel mondo del fumetto con gli shōjo manga. A proposito della sua passione per il fumetto ricorda: “Ho squadrato il mio primo foglio da disegno quando ero appena in quarta elementare. Amavo e seguivo molti manga, così cercavo di riprodurre le tavole che mi più mi colpivano secondo la mia sensibilità. Ero molto motivata da questa passione e i miei genitori, per mia grande fortuna, non mi hanno mai ostacolato[1]. Nel 1975 vince il premio per esordienti indetto dalla rivista «Ribon» con un racconto che verrà poi pubblicato sulla stessa rivista nel 1976 (il titolo è Ureshii hirusagari). Arrivata al successo di pubblico con due serie pubblicate sempre su «Ribon», Rippusutikku gurafiti (Lipstick Graffiti, 1982) e Sayonara nante ienai (Non riuscire a dirti addio, 1983), decide di fare il grande salto nell’universo dei ladies comics e poi dei seinen manga.
Il volume Orību no kokage (All’ombra di un ulivo) è una raccolta di storie brevi pubblicate tra il 1986 e il 1991 su «Young You». Prima di alcune considerazioni, una breve sinossi dei sei racconti:

Orību no kokage (All’ombra di un ulivo, 1986): una moglie decide di lasciare all’improvviso il marito. Un matrimonio apparentemente felice nasconde piccole ferite nel cuore della donna: le gioie del fidanzamento e del corteggiamento sono ormai un lontano ricordo, tutto è routine e l’affetto nei confronti del marito si è andato col tempo affievolendo. L’uomo non riesce a darsi pace e si rifiuta di parlare della loro relazione al passato. Pian piano, il marito cerca di ricostruire il loro rapporto.
Ierō ribon (Yellow ribbon, 1990): Akio e Shōko sono due amici segretamente innamorati l’uno dell’altra. Akio la coccola, si prende cura di lei, le acconcia i capelli con nastri e fiocchi. Shōko è convinta di essere per lui soltanto un’amica come tante e per questo cerca di farlo ingelosire uscendo con altri ragazzi.
Gurīn berubetto (Green velvet, 1990): i protagonisti sono ancora Akio e Shōko, finalmente pronti a confessarsi e dichiararsi amore eterno.
Deijī (Daisy, 1990): Una ragazza fa visita a un ragazzo. I due si scambiano qualche parola, bevono un bicchiere di vino e poi si fanno una promessa sul tetto del palazzo. Sopra di loro, soltanto lo sconfinato cielo azzurro di Tōkyō.
Natsu no kyūka (Vacanze estive, 1990): Mie ritorna al paese natio durante le vacanze estive. Per lei è tempo di fare i conti con i ricordi del passato, il primo amore, la famiglia e il suo futuro.
Anata no aozora (Il tuo cielo azzurro, 1991): Michiko accetta di partecipare a un omiai (incontro per un matrimonio combinato), ma non si sente affatto colpita dall’uomo che si trova di fronte, all’apparenza troppo distaccato e scostante. Eppure, non appena le arriva una sua telefonata, Michiko accetta di incontrarlo ancora una volta.

Ogura Fuyumi ha uno stile decisamente interessante, anche se non sempre le storie sono all’altezza dei disegni. Tra i sei racconti, Natsu no kyūka è il più riuscito, un piccolo gioiello di narrazione fatto di continui monologhi interiori, silenzi e immagini evocative, dove il passato incontra il presente in un flusso di pensieri nostalgici e malinconici. Anche Orību no kokage è molto interessante nonostante sia imbevuto della solita sequenza di cliché romantici (il film “Vacanze romane”, Italia e Spagna come mete idilliache di un viaggio di nozze, etc..) e scontato happy end. Gli altri racconti si leggono bene, ma non convincono molto sul piano narrativo (soprattutto “Yellow ribbon”, “Green velvet” e “Daisy”). E’ molto interessante la costruzione dei dialoghi in tutte le storie, i botta e risposta tra i personaggi, i pensieri che si accavallano sulle parole pronunciate. E poi, i disegni. Lo stile ricorda molto quello di Yamashita Kazumi, ma è molto più delicato ed etereo. Il bianco prevale su ogni cosa, gli sfondi sono quasi del tutto assenti, ma non se ne sente affatto la mancanza. Alla Ogura bastano pochi tratti per disegnare le sue protagoniste, tutte rigorosamente altere, eleganti e con lo sguardo rivolto sempre verso l’infinito.



[1] Da: «Kappa Magazine», n.61, 1997.





[1] Da: «Kappa Magazine», n.61, 1997.

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