Autore: Est Em
Anno di prima pubblicazione: 2010
Numero di volumi: 1
Edizione consultata: FC - Feel Comics
Editore: Shōdensha
Se andiamo a spulciare tra
le pagine del volume del 2012 di Kono
manga ga sugoi! (Questo manga è fantastico!) troveremo Udon no hito (La donna degli udon,
2010) in testa alle preferenze delle lettrici. Nella classifica “onna” – quella, tanto per intenderci,
dedicata ai manga realizzati da donne e indirizzati almeno sulla carta a un
pubblico femminile – Udon no hito si era piazzato alla terza
posizione con un punteggio di tutto rispetto (80 punti) e una differenza minima
di 43 punti dal primo classificato (Hana
no zubora meshi di Kusumi Masayuki e Mizusawa Etsuko). Coincidenza vuole
che in entrambi i casi si parli di cucina, di cibo e del rapporto che gli esseri
umani instaurano con esso. Le due opere, quindi, sono ampiamente ascrivibili al
genere del gourmet manga, seppur affrontando il tema in maniera molto diversa,
per certi versi quasi antitetica, sia in termini espressivi che narratologici.
Ma concentriamoci per un
momento su Udon no hito e proviamo ad
analizzare i motivi del successo partendo dai dati di vendita. Il manga viene
pubblicato in formato monografico nel settembre del 2011 e già nel gennaio del
2012 si contano cinque ristampe, complice - si presuppone - la classifica di Kono manga ga sugoi! e i commenti
entusiastici che ne erano derivati. Tra questi, la maggior parte evidenziava lo
stile elegante di Est Em e il suo personalissimo sense of humour. Prima di approfondire la trama del manga, però, vorrei
soffermarmi proprio sull’autrice e provare a scoprire chi si nasconde dietro
questo curioso pseudonimo.
Se vogliamo prestar fede
a quanto scritto nella pagina a lei dedicata in lingua inglese su Wikipedia, il
vero nome di Est Em dovrebbe essere Satō Maki. L’interrogativo è d’obbligo
visto che sulla rete o sui volumi dell’autrice non ci sono riscontri né
tantomeno conferme. Il nom de plume
Est Em nascerebbe dalla scelta di utilizzare soltanto le iniziali del cognome e
del nome (“S” di “Satō” e “M” di “Maki”): in pratica “S e M”, che pronunciate alla
giapponese diventano “esu to emu” (il “to” corrisponde alla congiunzione “e”) e
traslitterato in caratteri alfabetici “Est Em”. Un nome sicuramente bizzarro,
soprattutto perché agli occhi di un giapponese il termine “Esu to emu” ne richiama
subito alla mente un altro, ovvero “S&M” (sadomasochismo). La carriera di
questa mangaka, infatti, inizia nel
2006 in un ambiente non proprio mainstream come quello dello yaoi, acronimo di YAma nashi, Ochi nashi, Imi nashi (nessun climax, nessun
epilogo, nessun significato), un genere di manga a tematica omosessuale
realizzato da donne e incentrato per lo più sulle vicissitudine a carattere
erotico/pornografico tra bishōnen
(letteralmente “bei ragazzi”). Nel tentativo di scrollarsi di dosso l’etichetta
di autrice di soli manga yaoi, Est Em
ha iniziato col tempo a cimentarsi anche in altri generi, dal josei (Kono tabi wa, Ippo, Happy end apartment) al seinen (Golondrina, Sono otoko amatō ni tsuki), allargando così la cerchia
dei suoi lettori. In tutto questo, però, nessun tentativo di abbandonare o
rifiutare il mondo dello yaoi/BL:
ancora oggi, infatti, Est Em continua a mietere grandi successi proprio con questo
genere di storie (Orokamono wa aka o
kirau, Equus, Hatarake, Kentauros!).
Udon no hito, invece, rientra nella sua produzione josei essendo stato pubblicato su «Feel Young» tra il 2010 e il 2011. La
storia è facilmente riassumibile: Kino è un ragazzo di 21 anni iscritto a una
facoltà d’arte e Murata è una donna di 35 anni, divorziata, che lavora nella
mensa universitaria e serve gli udon
(da qui il titolo “La donna degli udon”).
Kino sceglie sempre gli udon per via
del prezzo accessibilissimo (94 yen, circa 70 centesimi) e la donna inizia a
domandarsi come mai quel ragazzo si ostini a mangiare tutti i giorni lo stesso
piatto. Perché sono economici? Perché gli piacciono? O perché è innamorato di
lei? Dal canto suo, Kino si domanda perché “la donna degli udon” si interessi così tanto a lui. Perché lo trova magro e si
preoccupa per la sua salute? Perché è segretamente innamorata di lui? Entrambi
iniziano a fantasticare su cosa l’altro possa pensare, senza però riuscire a
capire che tipo di sentimenti leghi l’uno all’altra. La donna si scopre essere
la ex-moglie di Tanaka, il professore di Kino, e tra i tre inizia un curioso
triangolo sentimentale. A fare da sfondo alle vicende troviamo gli udon, protagonisti indiscussi di ciascun capitolo e spesso
latori di metaforiche allusioni sessuali.
Nonostante la storia sia
un tantino esile nella sua impostazione generale, il manga di Est Em si legge
bene e con grande interesse. Il punto di forza – inutile negarlo – risiede nello
stile dell’autrice, algido, elegante, raffinato e a tratti graffiante. Gli
sfondi sono quasi del tutto assenti e il bianco prevale dalla prima all’ultima
pagina, mentre i personaggi in nero risaltano in ciascuna vignetta rivendicando
un proprio ruolo all’interno della storia. A conti fatti, Udon no hito si rivela essere una lettura gradevole e stimolante,
una “narrazione per immagini” convincente e di notevole impatto visivo. Certo,
non sarà l’opera più riuscita e rappresentativa di Est Em, ma da sola è
sufficiente a dimostrarne il talento e l’originalità.


Curiosa di sapere di più su quest'opera... Est Em mi piace: originale, mai scontata e eclettica ^_^
RispondiEliminaAnche io trovo che Est Em sia una delle voci femminili più originali dell'ultimo decennio accanto (ovviamente) a Nakamura Asumiko!
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