Sottotitolo: “Comiket” ovvero quando i giapponesi perdono il
loro proverbiale self control.
Puntuale come sempre è arrivato il Comic Market, giunto ormai
alla sua ottantaquattresima edizione. Due incontri all’anno (uno in agosto,
l’altro a dicembre) per due eventi irrinunciabili per molti accaniti
lettori di fumetti. Ospitato come di consueto negli ampi spazi del Tōkyō Big
Sight a Odaiba dal 10 al 12 Agosto, il Comiket ha richiamato folle inferocite
di giovani - e non - otaku, tutti
alla spasmodica ricerca di dōjinshi e
affini. L’avventura inizia già sul treno della linea Rinkai (Rinkai-sen), stracolmo come non mai dalla
stazione di Shinjuku, destinazione Kokusai Tenjijō. L’attesa sulla banchina non
è delle migliori: 15 minuti interminabili, temperatura di 38° con picchi di
umidità intorno al 65%. Venti minuti in piedi sul treno, poi finalmente si
scende. Il treno si svuota perché quasi tutti i passeggeri sono diretti nel
medesimo luogo. Ergo, file interminabili anche per salire le scale mobili e
uscire dai tornelli della stazione. Ancora file (scorrevoli, questa volta) per
dirigersi verso il Tōkyō Big Sight: nonostante siano le 10.30 (l’orario di
apertura è alle 10:00), ci sono già molti visitatori pronti a tornare a casa
con le buste piene. Mi sono chiesto: “E’ normale arrivare così presto e
andarsene dopo solo trenta minuti?”. La risposta me la sono data da solo, quando
ho ripensato a una frase che mi aveva detto qualche giorno prima un mio amico
giapponese: “Io andrò al Comiket il primo giorno. Se sarà necessario farò la
fila dalla mattina presto. Devo assolutamente comprare alcune light novel e dōjinshi prima che finiscano. Un vero otaku farebbe così. Poi ci sono pure le copie numerate. Tanto so
già quali sono i padiglioni e gli stand che voglio visitare. Gli altri non mi
interessano!”. Bastava guardarsi in giro per comprendere a fondo le sue parole:
i più tecnologici avevano l’ipad con la mappa dettagliata degli stand, gli
altri avevano cerchiato su una mappa le mete del loro pellegrinaggio. In
entrambi i casi, se ne andavano in giro sgomitando e correndo come forsennati. Era
impossibile (almeno per me, senza uno straccio di mappa) capire dove andare e
cosa vedere. Molto meglio lasciarsi trasportare dalla massa. Mai scelta fu più
sbagliata. Motivo? La “massa” si stava dirigendo nel padiglione più grande,
quello delle dōjinshi. (Immagine 1 e 2).
Era impressionante il numero dei partecipanti, ma forse era
ancor più impressionante il caldo dei locali. Niente aria condizionata, porte
aperte, afa, gente sudata, magliette completamente inzuppate e gocce di sudore
che fuoriuscivano dal corpo neanche fosse un idrante. Nonostante l’allerta
caldo di questi giorni, nessuno degli organizzatori sembra si sia realmente interessato
alla “vivibilità” all’interno del Tōkyō Big Sight. Persone svenute, sedie a
rotelle improvvisate barelle, infermieri che prestavano i primi soccorsi, bagni
presi d’assalto e ragazzi seduti per terra in cerca di riposo (e puntualmente
fatti alzare dalla sicurezza!). Avvicinarsi agli stand era pressoché
impossibile: tra ventagli e mappe cerchiate, gocce di sudore e puzze variamente assortite, si muovevano giapponesi
in preda al panico per farsi largo tra la folla. Sono arrivato al punto da
chiedermi: “Ma siamo in Giappone?”. Era quasi impossibile fermarsi a scattare delle
foto, perché se non facevi in fretta c’era il rischio che qualcuno ti spingesse
o ti buttasse a terra senza i consueti “sumimasen”
e “gomennasai” (“chiedo scusa”). Sarà
l’età che avanza, ma preferisco di gran lunga un buon giro da Mandarake a
Nakano. Ad ogni modo, il 90% dei volumi auto-prodotti che erano in vendita
erano di carattere sessuale/pornografico: lolicon,
maggiorate, alieni & vari, casalinghe e studenti, yaoi. E poi ancora, album fotografici di giovani cosplayer (quasi tutte seminude e in
pose ammiccanti), video e cd audio (Immagine 3).
Spinto e strattonato a più riprese, mi sono
detto che forse era arrivato il momento di andare via. Il caldo era
insopportabile, la foga dei visitatori ancor di più. Oltretutto gli stand che
avevo visitato non erano poi particolarmente interessanti: lo stile di alcuni artisti
ricordava in maniera impressionante quello di altri celebri mangaka e niente (di quel poco che sono
riuscito a vedere) ha attirato la mia attenzione. L’unico desiderio era di
uscire da quel padiglione: ero arrivato al punto da preferirgli l’afa estiva e il
sole a picco. Sul tardi, però, sono ritornato, sperando che gli animi si
fossero calmati e il pubblico diminuito. La chiusura era alle sei del
pomeriggio, ma già alle 17:30 il padiglione era vuoto, pronto per essere
utilizzato il giorno successivo (Immagine 4 e 5).
Fuori dal Tōkyō Big Sight, rimanevano sporadici gruppi di
ragazzi seduti per terra: c’era chi guardava tronfio i propri acquisti, chi li
leggeva, chi ne parlava con gli amici, chi dormiva. Poi, qualche cosplayer in posa per i fotografi. Tutto
sommato, uno spettacolo non così dissimile da quello delle nostre fiere del
fumetto. Solo che nel caso del Comiket, sono stati – almeno per il sottoscritto
- più i “contro” dei “pro”. Per fortuna che l’ingresso era gratuito. Un’esperienza
da fare soltanto una volta nella vita, possibilmente in inverno.
Questo è il sito ufficiale della manifestazione: http://www.comiket.co.jp/






Eheheh possibilmente in inverno, hai detto bene! Mamma mia quanta gente....e quanto caldo =__= un connubio che a me metterebbe KO!
RispondiEliminaPoi a quanto capito non c'era neanche niente di molto interessante, quindi...:)
Pensa Caroline che questa è stata la prima volta in assoluto che entro in luogo in cui si vendono fumetti e non ne compro almeno uno.
EliminaPer chi ama quel genere di pubblicazioni si tratta di un paradiso, ma per il sottoscritto è stata un'esperienza infernale.
Ciao!
RispondiEliminaE' già da un po' che "bazzico" sul tuo sito, sempre utilissimo quando cerco qualche informazione su manga, magari non mainstream ma che vale la pena di leggere, anche se credo questa sia la prima volta che lascio un commento.
Spudoratamente approfitto del post per chiederti un consiglio: il prossimo mese sarò a Tokyo, e, tra le altre cose, vorrei approfittarne per acquistare alcune dōjinshi; oltre al celeberrimo Mandarake, c'è qualche altro negozio che consiglieresti? Grazie mille!
Ciao Hana!
EliminaGrazie per il commento e scusa per il ritardo con cui ti rispondo.
Dunque, non sono un lettore di dōjinshi, ma ho chiesto un po' in giro per farmi un'idea. Ad Akihabara ci sono diversi negozi che vendono solo dōjinshi, ma non saprei proprio quale consigliarti (quali autori ti interessano? quale genere?). Alcuni miei amici comprano spesso dōjinshi da Mandarake (tieni presente che a Tokyo ci sono diversi punti vendita: Nakano, Shibuya, Ikebukuro e Akihabara). Quantitativamente parlando, è impressionante il numero di dōjinshi in vendita in questi negozi (soprattutto in quello di Ikebukuro).
Comunque, nei prossimi giorni chiederò ancora in giro e ti farò sapere!
Ciao e grazie!
EliminaMi dispiace però darti tutto questo disturbo T_T!
Io collezione dōjinshi yaoi di Naruto, in particolare di circoli come 10RANKAI, Nilo/Signal, Engawaken o 3110445.
Comunque non darti troppa pena: già queste informazioni mi saranno utili. Grazie ancora!