Titolo
della mostra: Tezuka Osamu x
Ishinomori Shōtarō: Manga no chikara
Date: 29/06/2013 – 08/09/2013
Luogo: Museum of Contemporary Art Tokyo
Biglietto: 1200 yen (riduzioni per studenti e anziani)
Sito
Ufficiale: http://www.mot-art-museum.jp/exhibition/145/
“Dreams, courage, hope…These are among the
Powers of Manga which we find so inspiring. Manga has captivated many children
since the postwar period. It has adapted in various ways with the times,
expanding into a range of venues for expression, including animation and
computer media. The Manga of Japan is a constantly evolving form of Japanese
culture that has its devotees around the globe. So what is the power of Manga?
It is a question that brings us to two great artists: Osamu Tezuka and Shotaro
Ishinomori”
Sono queste le parole con
cui gli organizzatori hanno presentato la mostra dal titolo “Tezuka Osamu –
Ishinomori Shōtarō: Manga no chikara” (The power of manga: Osamu Tezuka and
Shotaro Ishinomori), ospitata al Museum of Contemporary Art Tokyo (Tōkyō-to gendai bijutsukan) dal 29
giugno all’8 settembre del 2013. Come è facilmente desumibile dal titolo, l’intento
della mostra è di presentare al pubblico la figura di questi due grandi artisti
del fumetto, facendo riferimento non solo alle loro opere più significative, ma
anche ai contesti socio-culturali e alle tematiche da loro affrontate.
La mostra è suddivisa in
sei sezioni che abbracciano un periodo di tempo piuttosto ampio, dal dopoguerra
agli anni Ottanta. Nel tentativo di sintetizzarne i contenuti, farò riferimento
ad alcune immagini estrapolate dal catalogo della mostra. Come spesso accade,
infatti, nei locali del museo é rigorosamente vietato scattare fotografie. Con
qualche piccola eccezione:
Nella prima sala è
possibile osservare diverse rarità mai esposte prima. Nello specifico, si
tratta di alcune illustrazioni di un giovanissimo Ishinomori (Immagine 1) e di
un breve racconto di Tezuka scoperto nel 2012 dal titolo “Aa sore na noni”, un
manga di appena diciannove pagine datato 1945/46 (Immagine 2). Lo affiancano un
disegno a colori realizzato presumibilmente da Tezuka in quinta elementare (“Kaseijin
kuru!!”, trad. “Arrivano i Marziani!!”) e “Pin Pin Seichan” (1937), quello che
viene considerato il primissimo manga di Tezuka, disegnato quando era ancora al
terzo anno delle elementari.
La sala successiva ospita
la prima sezione della mostra.
Parte Prima: The birth of
Manga from the Meeting of Two Individuals
Per prima cosa viene
presentata e contestualizzata la diffusione dell’intrattenimento popolare nell’immediato
dopoguerra, con il kamishibai, i film
americani, i comics e gli akahon (“i
libri dalla copertina rossa”). Una teca custodisce alcune illustrazioni
utilizzate per il “teatro di carta” e alcuni numeri della rivista «The Asahi
Graph Week» con i fumetti
dell’americano George McManus (1884-1954). Poi si passa agli akahon e alle possibili influenze del
cinema americano su alcune di queste storie (un esempio, il volume “Janguru Ōji” chiaramente ispirato ai
film di Tarzan), fino ad arrivare alle popolarissime avventure di Akadō
Suzunosuke, realizzate da Fukui Eichi (1921-54) e Takeuchi Tsunayoshi (1922-87)
e destinate al mercato del libro a prestito (“kashihon”).
Vengono subito dopo
presentate alcune tavole tratte da “Shin Takarajima” (La nuova isola del
tesoro, 1947), in assoluto il primo tankobon
(volume) che riporta in copertina il nome di Tezuka Osamu e che gli regala
immediata popolarità con più di 400mila copie vendute. Subito dopo è la volta
di “Rosuto wārudo” (Lost world, 1948), “Metoroporisu” (Metropolis, 1949) e “Kurubeki
sekai” (Nextworld, 1951). Bisogna sottolineare, però, che non si tratta delle
tavole originali pubblicate negli anni Quaranta e Cinquanta (e ormai andate
disperse chissà dove), ma di quelle ridisegnate da Tezuka tra gli anni Settanta
e Ottanta in occasione di nuove edizioni delle sue opere.
Grande interesse per la
teca successiva, quella in cui sono custodite alcune tavole di Tezuka scoperte
nel maggio di quest’anno, con alcuni capitoli inediti e incompleti di “Metropolis”,
“Yūbijin” (Uomini con la coda) e “Issen-nen kisaki no sekai” (Il mondo mille
anni dopo). Poi, finalmente, è possibile osservare la tavola di una
misteriosissima opera di cui fino a oggi se ne conosceva solo il titolo e il
riassunto: si pensava, infatti, che Fuhyōjima
(L’isola con le boe) fosse un progetto di Tezuka mai realizzato, ma soltanto
ideato e appuntato su alcuni fogli. Il ritrovamento di una delle pagine
(peraltro a colori) ne ha svelato il mistero e l’esistenza (Immagine 3).
Per quanto riguarda
Ishinomori, invece, sono esposti diversi volumi della rivista amatoriale «Bokujū itteki», con saggi, manga e
omaggi a Janguru Taitei (L’imperatore
della giungla, 1950-54) di Tezuka. Poi è la volta di “Warenai yashi no mi”, un
breve racconto incentrato sulle avventure di una piccola scimmia che non riesce
a rompere il guscio di un cocco (Immagine 4): Ishinomori aveva spedito queste
tavole a Terada Hiroo (1931-92) – che già a quei tempi viveva al Tokiwasō –
prima ancora del suo debutto ufficiale a sedici anni. Oltre a queste preziose
tavole, il visitatore potrà osservare quelle di Nikyū tenshi (Un angelo di seconda categoria, 1955) e di Tetsuwan Atomu (Atom, braccio d’acciaio,
1952-68), quelle che Ishinomori aveva inchiostrato dopo aver ricevuto un
telegramma con una richiesta di aiuto/collaborazione da Tezuka.
La stessa sala ospita una
minuziosa ricostruzione a grandezza naturale del Tokiwasō, il leggendario edificio
in cui hanno abitato non solo Tezuka Osamu e Ishinomori Shōtarō, ma anche altri
mangaka come Terada Hiroo (dal 1953
al 1957), Fujiko F. Fujio (dal 1954 al 1961), Fujiko Fujio A (dal 1954 al
1961), Suzuki Shin’ichi (dal 1955 al 1956), Moriyasu Naoya (nel 1956), Akatsuka
Fujio (dal 1956 al 1961), Mizuno Hideko (nel 1958) e Yokota Tokuo (dal 1958 al
1961): (Immagine 5).
Completano il percorso,
tavole tratte da Tokiwasō monogatari
(Storia del Tokiwasō, 1970) e Janjuru
taitei di Tezuka e da Boku no heya ni
wa Bēttōben no desu masuku ga atta (La maschera di morte di Beethoven nella
mia stanza, 1981) di Ishinomori e altre sue illustrazioni tratte da Kaiketsu
Harimao (1969-61) e Ryūjinnuma
(1961) (Immagine 6) .
Parte Seconda:The Manga
explosion – The challenges of the times
La seconda parte della
mostra analizza i cambiamenti che hanno investito il manga in termini di
pubblicazioni e canali di divulgazione. Sono due i punti focali attorno ai
quali ruota questa sezione: la nascita delle riviste settimanali («Shūkan Shōnen Sunday» e « Shūkan Shōnen Magazine» nel 1959) e la
produzione di serie animate per il circuito televisivo. Nel 1961 nasce la
“Mushi Production Studio” che realizza versioni a cartoni animati dai manga di
Tezuka: il 1 gennaio del 1963 viene trasmesso l’anime tratto da Tetsuwan Atomu che diventa, a tutti gli
effetti, il primo prodotto seriale destinato alla televisione.
L’attenzione degli
organizzatori della mostra si sposta, quindi, nel proporre un parallelo tra
alcune serie a fumetti e le rispettive riduzioni televisive. Oltre alle
consuete tavole e illustrazioni a colori dei manga più celebri (con l’aggiunta
di giocattoli e merchandising vario), ciascun corner ospita un televisore che
ne trasmette anche le sigle televisive: si parte da Tetsuwan Atomu e Janguru taitei,
per arrivare a Ribon no kishi (Il
cavaliere col fiocco, 1963-66), Cyborg
009 (1966-67), Magma Taishi (1965-67).
(Immagine 7).
La seconda sala, invece,
illustra il processo di maturazione del manga, capace di affrontare dalla metà
degli Sessanta tematiche spinose, complesse e controverse. Il manga si svincola
dalla riduttiva definizione di “prodotto d’intrattenimento per l’infanzia” e si
propone come un medium artistico e concettuale. Vengono esposti alcuni numeri
delle riviste «Garo» (1964) e «COM» (1967) e con essi i titoli più
introspettivi di Tezuka e Ishinomori: il focus è tutto su Shōtarō no fantajī wārudo Jun (Jun – Il fantastico mondo di Shōtarō, 1967-69) e Hi no tori (La fenice, 1967-71). (Immagine 8)
Le successive stanze sono
dedicate alla presentazione di alcune popolarissime serie dei due mangaka, tra illustrazioni a colori,
bozzetti, tavole in bianco e nero e appunti. Sul fronte Tezuka troviamo: Dororo (1967-68), Za kurētā (The crater, 1969-70), Yakeppachi no Maria (Maria di Yakeppachi, 1970), Burakku Jakku (Black Jack, 1973-83), Hidamari no ki (Un albero esposto al
sole, 1981-86), Puraimu Rōzu (Prime
Rose, 1982-83), Budda (Buddha,
1972-1983) e Adorufu ni tsugu (La storia
dei tre Adolf, 1983-85). Mentre sul fronte
Ishinomori: Sabu to Ichi Torimono-hikae
(Sabu e Ichi, 1968-72), Sukaruman
(Skull man, 1970), Kamen Raidā (Kamen
Rider, 1971), Jinzō ningen Kikaidā
(Android Kikaider, 1972-74), Ganbare
Robokon (Fai del tuo meglio, Robokon!, 1974-75), Himitsu sentai Gorenjā (Squadrone segreto Goranger,
1975-76), Hotel (id., 1984-1998), Manga Nihon keizai nyūmon
(Introduzione all’economia giapponese
a fumetti, 1986) e Manga Nihon no rekishi
(Storia del Giappone a fumetti, 1989-1993). L’ultima parete ospita un particolare disegno che Ishinomori ha realizzato
nel 1989 alla morte di Tezuka e che è stato poi pubblicato sulle pagine del quotidiano
«Asahi Shinbun». (Immagine 9).
Parte Terza: A comparison of inner strengths
La terza parte della mostra
si focalizza sui temi e sulle modalità narrative adottati da Tezuka e
Ishinomori. Per gli organizzatori, infatti, sono proprio questi i tratti
peculiari del loro stile, la “forza”(chikara)
che ha reso indimenticabili le loro opere. La stessa forza che i protagonisti
dei manga di Ishinomori continuano a infondere ancora oggi agli abitanti della
prefettura di Ishinomaki, duramente colpita dal terremoto del marzo del 2011.
I temi presi in esame sono
i seguenti: la vita; l’attaccamento al
paese natale e ai ricordi dell’infanzia;
la determinazione a non mollare mai; la morte; l’essere umano e i robot; la scienza; l’amore; la guerra e la pace; la forza e la bellezza della natura; i ritratti
femminili e il tempo.
Molto interessante la
selezione che riguarda la rappresentazione dei suoni e della musica nei manga (Immagine 10), così come quella che mostra il
dinamismo quasi cinematografico di alcune scene e inquadrature (Immagine 11).








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