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sabato 9 marzo 2013

"Kamisama no iutoori" di Kaneshiro Muneyuki e Fujimura Akeji




Autori: Kaneshiro Muneyuki – Fujimura Akeji
Anno di pubblicazione: 2011
Numero di volumi: 5
Edizione consultata: Kōdansha - Shōnen Magazine Comics
Editore:  Kōdansha


Da quando un romanzo di Takami Kōshun (n.1969) dal titolo Batoru Rowaiaru (Battle Royale, 1999) è stato trasposto in una serie a fumetti e in un film per il grande schermo, sembra sia nato in Giappone un nuovo sottogenere narrativo, il cosiddetto “survivor manga”. Di cosa si tratta? In pratica, i personaggi della storia (spesso studenti) si trovano coinvolti in una guerra all’ultimo sangue per la sopravvivenza. I contesti e le motivazioni variano da manga a manga, ma il comune denominatore rimane sempre lo stesso: nulla e nessuno viene risparmiato, tra improvvisi coup de théâtre, giochi al massacro ed efferatezze varie. Qualche titolo oltre al sopracitato Battle Royale: Mirai nikki (Il diario del futuro, 2006-11), Gakuen Mokushiroku Hai sukūru obu za deddo (Highschool of the dead, 2006-), Deddoman wandārando (Deadman Wonderland, 2007-), Kukku Robino korosu no wa (Chi ha ucciso Cock Robin?, 2009), Buraddi jankī (Bloody Junkie, 2011-13) e infine questo Kamisama no iutoori  (Sia fatta la volontà di Dio), pubblicato sulle pagine di «Bessatsu Shōnen Magazine» tra il 2011 e il 2012.
Come spesso accade in queste storie, l’azione prende il via all’improvviso: durante una normale lezione a scuola, la testa del professore esplode e sulla cattedra compare un daruma che sfida gli studenti a "Daruma-san ga koronda" (la versione giapponese del nostro "Un, due, tre, stella!"). È soltanto il primo dei giochi a cui gli studenti di tutto il Giappone sono costretti a partecipare. Chi perde morirà all’istante, chi vince potrà passare al gioco successivo, fino alla prova finale che consacrerà i superstiti come “figli di Dio”. Shun è l’unico sopravvissuto della propria classe: cosa lo aspetta fuori dalla porta della sua aula? Perché questo fantomatico “Dio” ha inscenato queste sfide? A quale scopo? Ma soprattutto, chi è “Dio”?


È strano, lo so, però leggendo le primissime pagine di questo Kamisama no iutoori mi sono venuti in mente altri due manga: Shinseiki Evangerion (Neon Genesis Evangelion, 1994-) e Desu Nōto (Death Note, 2003-06). Che cosa hanno in comune queste tre serie? Non parlerei di somiglianze da un punto di vista narratologico (è vero che si parla ancora una volta del rapporto “uomo-Dio”, di scenari di morte e distruzione, di uomini che si elevano al rango di divinità, etc…), ma più che altro sembrano sovrapporsi nel delineare, quanto meno all’inizio, il profilo di uno stesso personaggio, apatico, senza aspirazioni per il futuro, demotivato, annoiato dalla vita e da chi lo circonda. Certo, sarebbe quasi un azzardo voler fare un raffronto tra loro, eppure, nonostante le evidenti differenze a livello comportamentale e caratteriale (in Shun non c’è la minima traccia dei tormenti di Shinji, ma neanche della machiavellica intelligenza di Light), i tre ragazzi sembrano legati da un comune malessere interiore che li porta a essere disincantati e sfiduciati, intrappolati in un universo di “noia”. Che sia questo il profilo dell’adolescente nipponico dell’ultimo ventennio? Qualche sociologo giurerebbe di sì.
Ma ritorniamo per un attimo a parlare di Kamisama no iutoori. È un manga meritevole, oppure no? Sicuramente non mi sentirei propenso a una promozione a pieni voti. Motivo? La sceneggiatura è opera di Kaneshiro Muneyuki, giovane autore alle primissime armi con una sola serie alle spalle (Dragon Collection – Ryū o suberu mono in coppia con Shibano Kyōta tra il 2011 e il 2012): la prima parte del manga (che corrisponde grossomodo ai volumi 1-3) è avvincente, piacevolmente sceneggiata, dal ritmo incalzante, poco prevedibile e, forse per questo motivo, più interessante. Il lettore, quindi, non è soltanto parte passiva, ma diventa improvvisamente parte attiva quando tenta di risolvere insieme con i personaggi i vari enigmi. In pratica, si sente parte integrante di un video game, in attesa di superare un livello e passare al successivo. La sceneggiatura inizia a perdere colpi quando la narrazione si avvia allo scioglimento (quindi, nel momento che di prassi dovrebbe essere di maggiore climax emotivo), con l’improvviso inserimento di nuove sottotrame e personaggi fin troppo sopra le righe. Se la prima parte avvince, la seconda annoia.
Il disegno, poi, non è affatto sgradevole (alcune tavole sono anche degne di nota), ma non è esente da difetti. Uno su tutti riguarda la fisionomia dei personaggi. Il disegnatore, Fujimura Akeji, decide improvvisamente di cambiarne il look (con qualche strizzatina d'occhio allo stile di Obata Takeshi) con un restyling così invasivo da renderli quasi irriconoscibili (Immagine 1).


Preso atto di tutto ciò, il manga sembra comunque aver riscosso un discreto successo in Giappone, tanto che al momento è in corso di pubblicazione la seconda serie su «Shūkan Shōnen Magazine». Un cambiamento di rivista che suona come una sorta di promozione. A noi non resta che aspettare fiduciosi, nonostante il drammatico epilogo (che poi tanto epilogo non è) della prima serie. Insomma, il giudizio rimane sospeso, seppur con qualche riserva.


3 commenti:

  1. Non ho letto Battle Royale, ma ho provato diversi "survivor manga", da Mirai Nikki a Doubt e Judge, e devo dire che non mi hanno convinto più di tanto. Soprattutto Mirai Nikki mi è sembrato ingiustamente sopravvalutato.
    Al momento l'unico esempio di questo sottogenere che mi sta piacendo, volume dopo volume, è Alice in Borderland: abbiamo azione, ma anche caratterizzazione psicologica dei personaggi e coinvolgimento emotivo.
    Credo proprio che su Kamisama no iutoori passerò...

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    1. Come ho scritto, "Kamisama..." mi ha convinto soltanto nella prima parte, ma nella seconda l'ho trovato un po' troppo confusionario e inutilmente "ingarbugliato". Se vuoi provare a leggere dei bei survivor manga te ne consiglio due d'annata, il primo "Hyoryu kyoshitsu" (tradotto come "The drifting Classroom") di Umezu Kazuo e "Survivor" di Saito Takao. In entrambi i casi, gli studenti non si uccidono tra loro alla "Battle Royale", ma devo sopravvivere in un mondo improvvisamente impazzito dopo un terremoto.

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    2. Grazie per la segnalazione! The Drifting Classroom mi dice qualcosa... devo già averne sentito parlare...

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