Autori: Okazaki Hideo e Sakaki Masaru
Anno di pubblicazione: 1975
Numero di pagine: 20
Edizione consultata: Young Comic (09/07/1975)
Editore: Shōnengahōsha
Nel 1967 esce il primo
numero di «Young Comic», una rivista
che tra alti e bassi, metamorfosi estreme e periodi di inattività, continua
ancora oggi la sua avventura editoriale. I fasti degli anni Settanta sono ormai
lontani, difficilmente raggiungibili a causa di una brusca virata nel mare
magnum delle pubblicazioni per adulti. In effetti, «Young Comic» ha subito un cambiamento drastico intorno agli anni
Novanta, una trasfigurazione totale da rivista seinen/gekiga sul modello
di «Big Comic», «Shūkan Manga Action»
e «Play Comic», a dozzinale seijin zasshi (rivista per
adulti/pornografica) dai contenuti opinabili. Sarebbe interessante analizzarne
il processo di trasformazione, la qualità e la tipologia dei manga pubblicati
nel corso degli anni, ma questo discorso ci porterebbe troppo lontano dal tema
di questo post. Mi limiterò per il momento a un elenco parziale degli autori che hanno dato lustro alla rivista per poco più di un decennio (1969-1980): Kamimura Kazuo
(1940-86), Masaki Mori (n.1941), Kanda Takeshi (n.1948), Miyaya Kazuhiko
(n.1944), Kawaguchi Kaiji (n.1948), Ishii Takashi (n.1946), Hasegawa Hōsei
(n.1945) e Tatsumi Yoshihiro (1935-2015).
Di particolare interesse è un un breve racconto del 1975 sceneggiato da Okazaki Hideo
(n.1943) e disegnato da Sakaki Masaru (n.1950)[1] dal
titolo Tasogare no hatsujō (Eccitazione
al crepuscolo). Sin da subito la storia non lesina riferimenti alla sfera erotica
(il termine «hatsujō» che compare nel
titolo viene usato in relazione non solo al divampare del desiderio sessuale,
ma più specificamente al periodo in cui gli animali vanno in calore) e si
inserisce a grandi linee nel percorso editoriale intrapreso in quegli anni
dalla rivista. Trattandosi di una pubblicazione per lettori adulti, infatti, era
inevitabile che molte opere affrontassero il tema della sessualità con
risultati, però, non sempre esaltanti. Va da sé che il sesso veniva usato come
espediente narrativo per attirare il maggior numero di lettori e questo spiega
anche il motivo per cui ogni episodio di ciascuna serie conteneva scene di
sesso e nudità variamente assortite. Nonostante il ridotto numero di pagine,
anche questo racconto è strutturato su due rapporti sessuali che servono
a far luce sul dissidio interiore del protagonista Shinnosuke, un attore di teatro
kabuki specializzato in ruoli femminili (onnagata).
Immediato è il parallelo con il bel racconto di Mishima Yukio (1925-70) dal
titolo Onnagata (id., 1957) che propone
un pattern narrativo per certi versi assai simile. Alla base di entrambe le
storie, infatti, troviamo lo Ayame-gusa,
un testo scritto da Fukuoka Yagoshirō in epoca Tokugawa in cui sono raccolti gli
insegnamenti di Yoshizawa Ayame (1673-1729), il più importate attore kabuki
specializzato in onnagata. Uno dei
punti cruciali di questa dissertazione verte sulla necessità per un onnagata di comportarsi come una donna
anche dopo la fine dello spettacolo, immedesimarsi a tal punto da dimenticare
la propria natura maschile. Solo in questo modo, un onnagata può offrire agli spettatori un’interpretazione genuina e
autentica, priva di artificiosità e affettazioni.
Il protagonista di Tasogare no hatsujō è confuso rispetto alla
propria identità sessuale ed è incapace di creare una netta scissione tra la
natura maschile che gli appartiene e la natura femminile cui aspira. Costantemente
intrappolato in uno dei tanti ruoli di donna da lui interpretati, Shinnosuke
non riesce ad avere rapporti sessuali con la propria compagna: “Non ci riesco. Il mio corpo non è ancora tornato a essere quello di un uomo! (…) Io stesso non capisco più chi sono. Un uomo?
Una donna?”. Quando finalmente rientra nei panni di un uomo, si sente come
affrancato da un peso enorme: “Non ce la
facevo più. Volevo tornare a essere un uomo”. Eppure, a tradirlo ci pensano
le movenze, la grazia e l’eleganza nel linguaggio: inconsciamente la natura
femminile ha preso il sopravvento anche nella vita di tutti i giorni. Che sia
questa la vera natura di Shinnosuke?
Il racconto si legge bene
ed è sostenuto da un tratto vigoroso, tendente al realismo, che ricorda molto da
vicino la grafica potente ed espressiva di artisti come Miyaya Kazuhiko e Ishii
Takashi. Lo stesso discorso andrebbe fatto anche per molte soluzioni
stilistiche, dall'esaltazione delle muscolature dei corpi alla brutalità di
alcune scene (la violenza che Shinnosuke subisce da un tassista), in
linea con il filone dell’ero-gekiga
che proprio in quegli anni furoreggiava prima su «Manga Erotopia» e poi su «Manga
Erogenica», «Gekiga Arisu» e «Manga Daikairaku». Dopotutto, la
carriera di Sakaki non si è mai allontanata dal binomio sesso-realismo e questo
breve racconto ne è un validissimo esempio, sia per le modalità narrative che
per le tecniche espressive. La sceneggiatura di Okazaki, poi, è di per sé sinonimo di garanzia.
[1] Per altre informazione
sull’autore, si consiglia il seguente articolo:
http://comipress.com/special/manga-zombie/incredibly-strange-manga-part-1/sakaki-masaru

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