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venerdì 21 dicembre 2012

"Tasogare no hatsujō" di Okazaki Hideo e Sakaki Masaru



Autori: Okazaki Hideo e Sakaki Masaru
Anno di pubblicazione: 1975
Numero di pagine: 20
Edizione consultata: Young Comic  (09/07/1975)
Editore: Shōnengahōsha

Nel 1967 esce il primo numero di «Young Comic», una rivista che tra alti e bassi, metamorfosi estreme e periodi di inattività, continua ancora oggi la sua avventura editoriale. I fasti degli anni Settanta sono ormai lontani, difficilmente raggiungibili a causa di una brusca virata nel mare magnum delle pubblicazioni per adulti. In effetti, «Young Comic» ha subito un cambiamento drastico intorno agli anni Novanta, una trasfigurazione totale da rivista seinen/gekiga sul modello di «Big Comic», «Shūkan Manga Action» e «Play Comic», a dozzinale seijin zasshi (rivista per adulti/pornografica) dai contenuti opinabili. Sarebbe interessante analizzarne il processo di trasformazione, la qualità e la tipologia dei manga pubblicati nel corso degli anni, ma questo discorso ci porterebbe troppo lontano dal tema di questo post. Mi limiterò per il momento a un elenco parziale degli autori che hanno dato lustro alla rivista per poco più di un decennio (1969-1980): Kamimura Kazuo (1940-86), Masaki Mori (n.1941), Kanda Takeshi (n.1948), Miyaya Kazuhiko (n.1944), Kawaguchi Kaiji (n.1948), Ishii Takashi (n.1946), Hasegawa Hōsei (n.1945) e Tatsumi Yoshihiro (1935-2015). 
Di particolare interesse è un un breve racconto del 1975 sceneggiato da Okazaki Hideo (n.1943) e disegnato da Sakaki Masaru (n.1950)[1] dal titolo Tasogare no hatsujō (Eccitazione al crepuscolo). Sin da subito la storia non lesina riferimenti alla sfera erotica (il termine «hatsujō» che compare nel titolo viene usato in relazione non solo al divampare del desiderio sessuale, ma più specificamente al periodo in cui gli animali vanno in calore) e si inserisce a grandi linee nel percorso editoriale intrapreso in quegli anni dalla rivista. Trattandosi di una pubblicazione per lettori adulti, infatti, era inevitabile che molte opere affrontassero il tema della sessualità con risultati, però, non sempre esaltanti. Va da sé che il sesso veniva usato come espediente narrativo per attirare il maggior numero di lettori e questo spiega anche il motivo per cui ogni episodio di ciascuna serie conteneva scene di sesso e nudità variamente assortite. Nonostante il ridotto numero di pagine, anche questo racconto è strutturato su due rapporti sessuali che servono a far luce sul dissidio interiore del protagonista Shinnosuke, un attore di teatro kabuki specializzato in ruoli femminili (onnagata). Immediato è il parallelo con il bel racconto di Mishima Yukio (1925-70) dal titolo Onnagata (id., 1957) che propone un pattern narrativo per certi versi assai simile. Alla base di entrambe le storie, infatti, troviamo lo Ayame-gusa, un testo scritto da Fukuoka Yagoshirō in epoca Tokugawa in cui sono raccolti gli insegnamenti di Yoshizawa Ayame (1673-1729), il più importate attore kabuki specializzato in onnagata. Uno dei punti cruciali di questa dissertazione verte sulla necessità per un onnagata di comportarsi come una donna anche dopo la fine dello spettacolo, immedesimarsi a tal punto da dimenticare la propria natura maschile. Solo in questo modo, un onnagata può offrire agli spettatori un’interpretazione genuina e autentica, priva di artificiosità e affettazioni.
Il protagonista di Tasogare no hatsujō è confuso rispetto alla propria identità sessuale ed è incapace di creare una netta scissione tra la natura maschile che gli appartiene e la natura femminile cui aspira. Costantemente intrappolato in uno dei tanti ruoli di donna da lui interpretati, Shinnosuke non riesce ad avere rapporti sessuali con la propria compagna: “Non ci riesco. Il mio corpo non è ancora tornato a essere quello di un uomo! (…) Io stesso non capisco più chi sono. Un uomo? Una donna?”. Quando finalmente rientra nei panni di un uomo, si sente come affrancato da un peso enorme: “Non ce la facevo più. Volevo tornare a essere un uomo”. Eppure, a tradirlo ci pensano le movenze, la grazia e l’eleganza nel linguaggio: inconsciamente la natura femminile ha preso il sopravvento anche nella vita di tutti i giorni. Che sia questa la vera natura di Shinnosuke?
Il racconto si legge bene ed è sostenuto da un tratto vigoroso, tendente al realismo, che ricorda molto da vicino la grafica potente ed espressiva di artisti come Miyaya Kazuhiko e Ishii Takashi. Lo stesso discorso andrebbe fatto anche per molte soluzioni stilistiche, dall'esaltazione delle muscolature dei corpi alla brutalità di alcune scene (la violenza che Shinnosuke subisce da un tassista), in linea con il filone dell’ero-gekiga che proprio in quegli anni furoreggiava prima su «Manga Erotopia» e poi su «Manga Erogenica», «Gekiga Arisu» e «Manga Daikairaku». Dopotutto, la carriera di Sakaki non si è mai allontanata dal binomio sesso-realismo e questo breve racconto ne è un validissimo esempio, sia per le modalità narrative che per le tecniche espressive. La sceneggiatura di Okazaki, poi, è di per sé sinonimo di garanzia.



[1] Per altre informazione sull’autore, si consiglia il seguente articolo:
http://comipress.com/special/manga-zombie/incredibly-strange-manga-part-1/sakaki-masaru

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