Autore:
Satonaka Machiko
L’intero catalogo di
Satonaka Machiko (n.1948) può essere grossomodo suddiviso in due grandi e ben
distinti filoni narrativi: il primo farebbe riferimento alla rivista «Shūkan
Shōjo Friend», il secondo a «Nakayoshi». Nonostante si tratti in
entrambi i casi di pubblicazioni per ragazze, la sottile differenza consiste
nel preciso target di età di riferimento: giovani liceali per «Shūkan Shōjo
Friend» e studentesse delle elementari e medie per «Nakayoshi». Non
a caso, i temi trattati nelle opere apparse sulle due riviste tendono a essere
divergenti, per finalità e modalità narrative, sviluppati in maniera tale da
proporre due visioni alternative e al tempo stesso complementari dell’amore.
Melodrammi imbevuti di lacrime, separazioni, moti del cuore e prime pulsioni
sessuali per i manga pubblicati su «Shūkan Shōjo Friend»; scanzonate
commedie con protagoniste irriverenti e solari per quelli apparsi su «Nakayoshi».
Al primo gruppo sono riconducibili i maggiori successi commerciali (e di
critica) della Satonaka, i fiori all’occhiello della sua vastissima produzione,
da Ashita kagayaku (Un domani radioso, 1972) ad Ariesu
no otometachi (Le vergini dell’Ariete, 1973), fino al celebre Umi
no Ōrora (Aurora del mare, 1978-80). Al secondo, invece, sono
ascrivibili opere non troppo popolari da un punto di vista delle vendite e che
raramente hanno beneficiato di ristampe nel corso degli anni. Qualche
esempio: Pinky Pinku (Pinky Pink, 1971-72), Appuru
māchi (Apple march, 1972-73), Koibito wa anata dake (Il
mio fidanzato sei soltanto tu, 1973) e Shiawase desuka? (Sei
felice?, 1974). E’ innegabile che la critica abbia dato un peso maggiore alle
opere più mature e controverse della Satonaka, preferendone il lato
(melo)drammatico a quello comico. Eppure, nonostante siano evidenti delle
marcate e nette differenze tra questi due gruppi di opere, non si può
nascondere una certa simpatia per queste commedie frizzanti e dalle poche
pretese, godibili sotto il profilo artistico e ammirabili sotto quello
narrativo. Intendiamoci, niente di particolarmente memorabile, ma la cura con
cui sono state realizzate (dialoghi, impostazione e suddivisione delle tavole)
le rende superiori e sicuramente degne di maggior nota rispetto agli altri
manga pubblicati sempre in quegli anni su «Nakayoshi». Dopotutto,
l’intento di queste opere era di “intrattenere” un pubblico di bambine e
giovani ragazze, senza puntare l’accento su drammi e conflitti interiori, ma
enfatizzando i momenti più spensierati e felici della prima adolescenza.
Batticuori, sogni a occhi aperti, invidie e gelosie tra i banchi di scuola:
pattern narrativi fin troppo abusati, ma sviluppati dalla Satonaka con verve,
gusto, delicatezza e originalità.
La narrazione della
Satonaka non ammette pause e gli avvenimenti si accavallano senza lasciar un
attimo di tregua al lettore. Ma questo è un bene in siffatte storie che, seppur
sature di scene comiche e irreali, di qualche forzatura e ingenuità di troppo,
riescono comunque a strappare un sorriso e a risultare appetibili per un
pubblico di shōjo in cerca di svago. Fattore da non
sottovalutare, poi, il grado di immedesimazione della lettrice media di allora
con Poppo-chan: come lei, anche loro sognavano un amore da favola, un
matrimonio in abito bianco e un futuro radioso da madre e moglie. Fondamentale,
quindi, lo step intermedio, quello dell’innamoramento, il
momento fatidico in cui il cuore apre la strada all’amore e ne rivela il
carattere esclusivo e di intimo turbamento:
“Hayato è il ragazzo di cui sono innamorata
e non voglio che nessuno se ne accorga.



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