Con grande piacere, ho l’onore di
presentare l’ospite che ci terrà compagnia in questa nuova intervista: Kamimura
Migiwa, la figlia del celebre artista Kamimura Kazuo (1940-86).
Che rapporto lega ancora oggi padre e
figlia? Diversi anni dopo la morte del padre (scomparso prematuramente nel
gennaio del 1986 a causa di un tumore laringofaringeo), Kamimura Migiwa si è
impegnata nel promuoverne attivamente la figura e il lavoro. Tra le varie iniziative, la riedizione di
vecchi titoli mai apparsi in volume o di difficile reperibilità [si pensi al
recente Shōwa ichidai onna (Una donna dell’era Shōwa, 1977)] e
l’organizzazione di mostre ed eventi collaterali tra Ōsaka e Tōkyō[1].
L’intento dell’intervista è di
presentare al pubblico italiano la figura di Kamimura Kazuo, uomo e artista, di
tentare un approccio critico che mescoli il privato al pubblico. Ad aiutarci, i
ricordi di una figlia che ancora oggi continua a scoprire lati del padre a lei
sconosciuti, attraverso i racconti di chi ha lavorato con lui, ma soprattutto
attraverso le sue opere.
A lei rivolgo la mia profonda gratitudine
per avere accettato l’invito per questa intervista, per aver risposto con
estrema gentilezza e per avermi inviato (e permesso di utilizzare) le
fotografie che corredano il testo. Un sentito grazie.
KAMIMURA KAZUO: un’artista più che un mangaka
1. La prima domanda che vorrei rivolgerle,
riguarda la figura di Kamimura Kazuo come padre. Che ricordo ne conserva?
Il periodo in cui sono
nata è coinciso con quello di massima attività lavorativa di mio padre. Ecco
perché, sin da quando ero piccola, abbiamo avuto pochi momenti per stare
insieme, per trascorrere del tempo come padre e figlia. Era cambiato.
Nonostante tutto, però, ci sono stati anche dei momenti divertenti. Ricordo
quando facevamo dei disegni con la salsa di soia su fette di pancarré, quando
nei giorni nevosi mi portava fuori e mi faceva assaggiare la neve, quando mi
intratteneva con passatempi da bar (giocavamo utilizzando il fumo delle
sigarette o le bottiglie di liquori, oppure le carte hanafuda), quando mi faceva dei ritratti. Non giocava affatto con
gli occhi di un bambino, ma era come se volesse farmi sbirciare nel suo mondo
da adulto. Un modo stimolante, a mio avviso, per rapportarsi con i bambini e
farli divertire.
Quando poi ho iniziato
a frequentare le scuole medie, non riusciva neppure a incrociare il mio
sguardo. Era molto timido.
- Quando era studentessa, ha mai letto le opere di suo padre? Che impressione ne ha avuto?
Non ho mai letto le
opere di mio padre mentre lui era in vita. Sapevo che disegnava manga per un
pubblico adulto ed erano tabù per mia madre e me. Nel periodo
in cui Dōsei jidai (L’epoca della
convivenza, 1972-73)[2]
divenne un successo, io ero alle scuole elementari e me ne tenevo prudentemente
alla larga. Il motivo? Un mio compagno di classe mi prendeva continuamente in giro e mi diceva “Il
papà di Kamimura disegna manga sconci!”(ride).
Qualche tempo dopo la
sua morte, per la prima volta mi è venuta voglia di leggere le sue opere e ho
scelto Dōsei jidai. Proprio in quel
periodo soffrivo a causa di una relazione sentimentale e mi sono sorpresa nel
constatare quanto mio padre comprendesse a fondo l’animo femminile. E poi, mi
sono meravigliata anche che non fosse affatto “sconcio”.
- In casa, si parlava mai del lavoro di mangaka di suo padre?
A casa si parlava poco
di lavoro. Mio padre aveva uno studio altrove e perfino mia madre non ne
parlava mai. Anche se di tanto in tanto, sembra che mio padre, quando tornava a
casa a notte fonda dopo aver bevuto, se ne lamentasse con lei.
Nei giorni di vacanza,
ideava a casa il name [3],
finiva il lavoro che non era riuscito a ultimare nello studio e disegnava le
illustrazioni per le copertine delle riviste. Tutto in rigoroso silenzio.
- Quando si pensa a Kamimura Kazuo, non
si può non sfiorare un tema a lui molto caro, le “donne”. Vorrei farle una
breve citazione da un commento di Okazaki Hideo (n.1943) che condivido
pienamente. “Kamimura Kazuo è
stato il primo artista a ritrarre la donna come un essere umano in carne e
ossa, viva, alle volte felice alle volte triste, ogni tanto lasciva, ogni tanto anche innocente. A
nessun altro era venuta in mente un’idea del genere”. All’epoca, se si esclude il maestro
Kojima Kō (n.1928)[4]
non c’erano artisti in grado di disegnare la “donna” senza cadere nello
stereotipo. Con Kamimura Kazuo, invece, si arriva a una raffigurazione più
sfaccettata, complessa e in cui non mancano profonde introspezioni
psicologiche. In pratica, una raffigurazione che racchiude tutte le
sfumature dell’essere donna. Da dove pensa che suo padre abbia tratto
queste conoscenze del mondo femminile? E’ possibile ipotizzare
un’influenza da parte di un ambiente familiare di sole donne?
Esatto. Come è stato
evidenziato anche nel volume Lyricism [5],
penso che l’ambiente familiare abbia avuto un peso rilevante [6]. E’
innegabile che le sue opere siano nate da un processo di sublimazione distorta
di vari aspetti che lui, da adolescente, aveva osservato furtivamente in quel
complesso ambiente: le paure delle donne, la loro astuzia, la loro forza, la
loro bellezza e amabilità. Inoltre, è vero anche che sin da giovane aveva
iniziato a maturare una visione distaccata dell’universo femminile che gli ha
permesso di “osservare” le donne e quindi di essere in grado di “disegnarle”.
Poi, anche mio padre possedeva un lato femminile e penso che più che nella
raffigurazione/proiezione di se stesso, era insuperabile in quei ritratti di
donne così particolari.
- Tra gli assistenti di suo padre, non
possiamo non citare artisti del calibro di Taniguchi Jirō (n.1947), Iwaaki
Hitoshi (n.1960) e Nitta Tatsuo (n.1953). Sembra che suo padre realizzasse
più di cento tavole al mese. Mi chiedo, in che modo divideva il suo lavoro
con gli assistenti?
In realtà, realizzava
tra le 400 e le 500 tavole al mese e nel suo studio c’erano al massimo 6, 7
assistenti. All’epoca, lo studio era diviso su due piani di una mansion, la stanza di mio padre e quella
per gli assistenti. Loro realizzavano gli sfondi sulle bozze disegnate da mio
padre, applicavano i retini e i dialoghi, mentre di regola mio padre ripassava
con l’inchiostro i personaggi. Non legava a sé gli assistenti con un
contratto in esclusiva. Dopotutto, sembra che tra loro ci fosse anche qualcuno
che lavorava per altri mangaka.
Anche quando era oberato di lavoro, mio padre non si arrabbiava mai con i suoi
assistenti e non li costringeva ad assurdi straordinari: ecco perché dal loro
punto di vista, lo studio di mio padre era un ambiente lavorativo
ideale. Mi è rimasto impressa una dichiarazione del maestro Iwaaki Hitoshi che
nel domandare a mio padre “Posso disegnare lo sfondo con il mio stile
personale?”, si sente rispondere “Non ci
sono problemi, Iwaaki-kun, disegna il tuo sfondo migliore”. Sono parole che non
faccio fatica ad associare a mio padre, gentili e da persona sicura di sé.
- Esiste una forte connessione tra Kamimura Kazuo e la musica. Non mi riferisco soltanto allo stretta collaborazione con il paroliere Aku Yū (1937-2007) [7], ma anche al fatto che lo stesso Kamimura Kazuo cantava, scriveva testi di canzoni e suonava la chitarra. Può spiegarci che tipo di legame c’era tra suo padre e la musica?
Da bambino andava fiero
della sua voce, era un appassionato di Takarazuka, aveva imparato a suonare la
chitarra classica a livello professionistico e frequentava abitualmente i Jazz
Cafè. Sin dalla più tenera età, la sua è stata un’esistenza inseparabile dalla
musica. Una sua propensione naturale!
Di seguito, ti riporto stralci da alcuni suoi saggi sulla musica.
- “Da ragazzo prendevo lezioni di jūdō e di chitarra. Penso a quest’ultima. Per suonarla, basta sfiorare le corde con le proprie dita e il suono varia da strumentista a strumentista. Per questo motivo non sopportavo quando mi insegnavano che esisteva un unico modo per suonarla. Mi piace da matti il suono di una chitarra e più che la tecnica di chi pizzica le corde con le proprie dita, trovo straordinari i sentimenti di gioia e di rabbia che vengono fuori durante l’esecuzione”
- “Ho un modo di cantare tutto mio così come nel disegno. Sono sicuro di me quando canto, ma non lo sono affatto se parliamo di capacità canore intese come estensione vocale e bella voce. Alla stregua del proverbio “la musica è lo specchio dei tempi e il tempo è lo specchio della musica”, anche io canto le canzoni che vorrei cantare nel modo in cui voglio, a seconda del mio stato d’animo e dell’ambiente che mi circonda”
- “Nel bene e nel male, ho fatto del disegno il mio lavoro. Ecco perché la musica è il mio unico passatempo. Vorrei continuare ad avere almeno come hobby la musica e la chitarra”
- “Quando canto, vorrei avere di fronte a me una bella donna. Non mi importa cosa dicono gli altri, ma se solo ci fosse realmente un tale uditore, la mia canzone diventerebbe musica”
- Oltre alla musica, si avverte un
profondo legame con la letteratura. Penso alle collaborazioni con famose
riviste letterarie come «Shōsetsu-ō»
e «Shōsetsu gendai», ma anche
alle diverse trasposizioni a fumetti di celebri romanzi: gli splendidi Nigai senritsu (Melodia amara, 1972) dal romanzo di
Kajiyama Toshiyuki (1930-1975) e Panoramatō
kitan (La strana storia dell’isola Panorama, 1973) da un lungo
racconto di Edogawa Ranpo (1894-1965). Senza dimenticare il particolare
ritratto della scrittrice Higuchi Ichiyō (1872-1896) in Ichiyō uranisshi (Il diario segreto
di Ichiyō, 1984-85). Trovo molto interessante questo legame con la letteratura e mi piacerebbe approfondirlo. Quali scrittori e quali opere
amava leggere suo padre?
Da adolescente
sensibile qual era, sembra si sia appassionato presto alla letteratura. Sin da
quando era ancora uno studente, leggeva con piacere le poesie di Ishikawa
Takuboku, le opere di Miyazawa Kenji, Kajii Motojirō, Shiga Naoya, Tanizaki
Jun’ichirō, Mishima Yukio ed Edogawa Ranpo. Mi è stato raccontato che era
rimasto così colpito dalla lettura delle poesie soavi e sentimentali di
Ishikawa Takuboku e Noguchi Ujō al
punto da ispirargli dei disegni.
Dopo essere diventato
un mangaka, si sono allargati anche i
suoi interessi e ha iniziato ad andare alla ricerca di libri da usare come
materiale di studio. Sembra, inoltre, che amasse anche la science fiction (SF).
Non c’era un autore
che lui amasse particolarmente, ma non gradiva le opere troppo serie, cupe e
pessimistiche. Al contrario, amava quelle che sul finale aprivano un raggio di
speranza come nei jidai shōsetsu
(lett. “romanzi d’epoca”) di Ikenami Shōtarō (1923-1990).
- Per quanto riguarda i manga? Quali opere e quali mangaka prediligeva?
Credo li sfogliasse
distrattamente. Sin dall’inizio, era forte in lui la consapevolezza di essere
un pittore e, forse per questo motivo, non credo avesse molto interesse nei
confronti di altri mangaka e delle
loro opere.
9. Quali sono le cinque opere di suo padre che
preferisce? Potrebbe gentilmente fornire al pubblico italiano le motivazioni?
1. Kantō heiya (La pianura
del Kantō, 1976-78): Kantō heiya è
un’opera autobiografica, uno splendido racconto in cui riesco a cogliere
aspetti dell’adolescenza di mio padre, quando io ancora non ero nata. I
personaggi, poi, sono tutti estremamente affascinanti. La pianura del Kantō ha vinto quest’anno due premi, il primo al Salon du livre di Parigi e il secondo al
Poly manga Fes in Svizzera. E’
un’opera che, a mio avviso, può essere apprezzata da un vasto pubblico.
2. Kyōjin kankei (Una relazione folle, 1973-74): è un manga incentrato
sulla figura di Katsushika Hokusai, artista stimato da mio padre, e del suo
allievo Sutehachi, un personaggio di pura fantasia. E’ un’opera in cui prevale
l’estetica dell’iki nella descrizione della vita e dei sentimenti nel periodo Edo, nell’arte del
corteggiamento e della seduzione, nei rapporti d’amore tra uomo e donna:
inclinazioni naturali anche di mio padre.
3. Hotaruko (id.,
1976-77): è un’opera nata da un soggetto di Kuze Teruhiko (1935-2006), grande
regista del periodo Shōwa. La protagonista, Hotaruko, è una ragazza misteriosa
e affascinante che ancora oggi riscuote molta simpatia tra il pubblico
femminile. Ciascun capitolo ha come tema portante una canzone popolare
dell’epoca Shōwa e alla fine di ogni storia viene riportato per intero il testo
di ciascuna di esse. Mi piace il fascino erotico che emana la protagonista.
4. Dōsei jidai (L’epoca
della convivenza, 1972-73): Ai giorni nostri la convivenza non è una condizione
così insolita, ma ai tempi della pubblicazione il manga originò vivi dibattiti
e suscitò scalpore. Si respira a pieni polmoni un Giappone nel pieno degli anni
Settanta, ma la natura dei continui errori nei rapporti sentimentali tra un
uomo e una donna non è affatto dissimile da quella delle coppie di oggi. Credo
sia una storia di grande interesse. Inoltre, la suddivisione delle varie tavole
e le emozioni che scaturiscono delle vignette senza alcun dialogo hanno un
tocco e un sapore cinematografico.
5. Itezuru (Una gru infreddolita, 1974-1980): sono rimasta incantata dalla forza di spirito della
protagonista Tsuru, una bambina venduta a una casa di geisha che cresce forte e tenace nonostante una vita di privazioni. Oggigiorno, il numero delle geisha è sensibilmente diminuito, ecco perché credo che questa sia un'opera di grande interesse anche per il suo valore documentaristico.
- Tra le opere di suo padre, quale
vorrebbe vedere pubblicata per prima in lingua italiana?
Sarei contenta in ogni
caso. Lascio a te la scelta, Paolo! (ride)
- Vorrei approfondire un aspetto che
riguarda il rapporto tra suo padre e l’Italia. Si tratta per lo più di una
curiosità. Il primo suggerimento l’ho avuto sfogliando il volume Lyricism. Al suo interno ho trovato
una foto di Kamimura Kazuo con due bottiglie di Cinzano. Il secondo
suggerimento mi è stato fornito da un racconto presente nel volume Manshon burūsu (Mansion blues,
1971) dal titolo Itariasei no
ubaguruma (Un passeggino fabbricato in Italia), originariamente
pubblicato nel 1971 sulle pagine della rivista «Play Comics». [La protagonista è una bella ragazza italiana che dopo essersi
sposata con un ragazzo giapponese conosciuto in Italia, si trasferisce con
lui in Giappone]. L’ultimo
suggerimento, invece, è relativo al viaggio che Kamimura Kazuo ha fatto
nel 1973 in Europa. Tra le sue tappe, anche l’Italia. Ci potrebbe parlare
di questo viaggio? Quali città ha visitato? Ha per caso lasciato qualche
annotazione, qualche impressione, sulla sua permanenza in Italia?
La foto a cui fai
riferimento è stata scattata al suo rientro dal viaggio in Europa. Con tutta
probabilità le bottiglie di Cinzano può averle portate dall’Italia o comprate a
Tōkyō come influenza diretta del viaggio. Da sempre era un grande amante del
cinema italiano e nutriva una forte ammirazione nei confronti del Vecchio
Continente. All’epoca era molto dispendioso fare un viaggio in Europa e
bisognava avere molto tempo a disposizione. Non era così comune come oggi.
Adesso, i fumetti giapponesi hanno successo e popolarità in tutto il mondo, ma
a quei tempi, non credo che mio padre pensasse anche solo lontanamente alla pubblicazione delle sue opere
in Europa.
Per quanto riguarda il
viaggio nel 1973, mio padre, estremamente impegnato a causa dell’inaspettato e
travolgente successo di Dōsei jidai, aveva deciso di prendersi una pausa e fuggire
all’estero. In Italia viveva il signor Umeda Masanori, un suo amico dai tempi
delle scuole che in quel periodo lavorava per la Olivetti. Sembra che prima di
ogni cosa, abbia fatto visita a lui. Poi, si è concesso tre giorni circa di
permanenza tra Milano e Roma. Proprio a Roma, il signor Umeda ha comprato a mio
padre un completo giacca e pantalone. Un regalo graditissimo che mio padre ha
indossato abitualmente negli anni a seguire. Durante la sua permanenza,
continuava a lavorare nella sua stanza d’albergo dalla mattina fino alla sera,
poi, dall’ora di cena fino a notte fonda andava in giro a divertirsi. Mi è
stato detto che amava la pizza e il vino. Adesso, il signor Umeda Masanori
lavora come product design in Giappone
Durante questo suo
viaggio, inoltre, sembra abbia visto al cinema Ultimo tango a Parigi, pellicola ancora inedita in Giappone. Poi,
sembra che abbia realizzato diversi sketch agli angoli delle strade. Senza
ombra di dubbio, l’Italia è stata per mio padre - che aveva anche un lato
gioioso, solare – una meta affascinate che non ha affatto tradito le sue
aspettative.
Subito dopo la tappa
in Italia, è stata la volta di Parigi, della Spagna, della Svezia e della
Danimarca.
I ricordi di questo
viaggio in Europa sono presenti in parte nel volume Kamimura Kazuo no sekai (Il mondo di Kamimura Kazuo) scritto a
quattro mani con Matsushima Toshiyuki e pubblicato nel 1973. Queste
informazioni mi sono state gentilmente rivelate via telefono dal signor
Matsushima Toshiyuki e dal signor Umeda Masanori.
- Ci sono nuovi progetti editoriali e
non legati al maestro Kamimura? Delle nuove ristampe per esempio?
C’è in programma una
nuova ristampa che vedrà la luce nell’autunno di quest’anno e che sarà
pubblicata da Mandarake. Non posso ancora rivelare il titolo, ma a breve faremo
l’annuncio ufficiale.
Per festeggiare il
centenario della Nikkatsu, poi, il 2 agosto tornerà nuovamente in commercio il
film Sachiko no sachi (La felicità di
Sachiko)[8]
Aumentano poi i titoli
disponibili per il mercato dell’e-book:
Prossimamente,
dovrebbe partire anche un progetto e-book destinato all’area francofona:
Ci saranno come ogni
anno anche delle mostre. Dal periodo autunnale fino a quello invernale, saranno
in programma delle esposizioni a Nagano, a Jinbōchō e a Ōsaka. Recentemente
abbiamo organizzato dei talk events e
abbiamo coinvolto dei cantanti per celebrare il mondo di Kamimura Kazuo.
Come vedi, siamo
impegnati su più fronti, dalle ristampe in formato cartaceo a quelle destinate
al mercato degli e-book, dalle mostre alle riproposte di opere cinematografiche
tratte dai suoi lavori.
- Eccoci all’ultima domanda. Nonostante
le opere di suo padre non siano ancora state tradotte nella nostra lingua,
i lettori italiani ne conoscono alcune grazie alle edizioni
francesi, tedesche e spagnole [9].
Vorrebbe gentilmente lasciare un messaggio a questi appassionati lettori
italiani?
Sono estremamente
felice di aver avuto occasione, tramite questa intervista, di presentare al
pubblico italiano la figura di mio padre, Kamimura Kazuo. Grazie mille. Ti
ringrazio anche a nome suo. Ho saputo che anche in Italia siete in molti a
leggere le sue opere e mi piacerebbe avere la possibilità di farvelo conoscere
ancora di più.
E’ stata una vita
breve la sua (ha debuttato come mangaka
a 27 anni ed è morto giovanissimo a 45 anni), e in questo minimo lasso di tempo
non tutte le opere che ci ha lasciato sono state comprese a fondo dagli
studiosi. La sua scrittura rimane ancora oggi viva, intensa e ammaliante. Un
inno alla bellezza femminile che solo lui è stato capace di cogliere e
disegnare, un invito a entrare in un mondo di amore e perversione.
Intervista rilasciata
il 16 giugno 2012
[1] A tal
proposito, segnalo il sito ufficiale di Kamimura Kazuo all’indirizzo http://www.kamimurakazuo.com/ e il
blog della figlia: http://kamimurauranissi.blogspot.it/
[2] Per un maggiore
approfondimento si rimanda a:
[3] Prima di realizzare una
tavola completa in ogni suo dettaglio, molti artisti realizzano un name che altri non è che un bozzetto
approssimativo in cui si definisce l’impostazione e la suddivisione delle
vignette e in cui si scelgono i personaggi che compaiono e le loro battute.
[4] Kojima Kō
(n.1928) è uno degli artisti più rappresentativi nell’ambito del cosiddetto
“nonsense manga”. Ha alle spalle una lunga carriera iniziata nel 1949,
costellata di importanti riconoscimenti (tra tutti, il Bungei shunjū mangashō nel 1968). Il suo nome si lega alla serie Sennin buraku (Il villaggio degli
eremiti), uno yonkoma manga (manga in
quattro vignette) pubblicato ininterrottamente dal 1956. Ha realizzato per
diversi anni le copertine della rivista «Manga
Sunday». I suoi personaggi femminili e le sue illustrazioni, cariche di
erotismo e sensualità, lo rendono una delle personalità più interessanti e
sofisticate del fumetto giapponese. E’ lo zio della famosa mangaka Anno Moyoko (n.1971). Altre notizie sono rintracciabili sul
sito personale dell’autore: http://www.ko-kojima.jp/
[5] Il volume Lyricism – Kamimura Kazuo no sekai (Lyricism
– Il mondo di Kamimura Kazuo) viene pubblicato in Giappone nel 2011 dalla casa
editrice annessa al gruppo Mandarake. Raccoglie fotografie, testimonianze,
manga, interviste e un ricco apparato iconografico che copre tutta la carriera
artistica dell’autore. Si veda: http://www.mandarake.co.jp/publish/lyricism/index.html
[6] Kamimura
Kazuo nasce il 7 marzo del 1940 quando il padre Asajirō aveva già superato i
sessant’anni. Rimane orfano di padre a soli 12 anni e la madre, l’appena
trentenne Tsuru, decide di andare a vivere a Tōkyō insieme con le altre due
figlie. Il piccolo Kazuo crescerà senza una figura paterna, ma attorniato dalle
attenzioni della madre e delle due sorelle maggiori.
[7] Aku Yū
(1937-2007): autore televisivo, poeta e romanziere. Il suo nome si lega alle
più importanti hit del panorama musicale giapponese. Paroliere per le Pink
Lady, Sawada Kenji (n.1948), Ozaki Kiyohiko (1943-2012), Ishikawa Sayuri
(n.1958), Iwasaki Hiromi (n.1958), Ōhashi Junko (n.1950), Kitahara Mirei
(n.1948), Saijō Hideki (n.1955) e innumerevoli altri artisti. Sue anche le
sigle di celebri serie a cartoni animati, da Debiruman (Devilman) a Uchū
senkan Yamato (La corazzata spaziale Yamato). Amico di lunga data di
Kamimura Kazuo, i due hanno più volte collaborato nella realizzazione di serie
a fumetti, in veste di sceneggiatore l’uno e disegnatore l’altro. Si ricordano Scan Doll (1968), Parada (1968), Otoko to onna
no heya (La stanza di un uomo e una donna, 1970), Jon to Yōko (John e Yōko, 1971), Hana shinjū (Doppio suicidio d’amore tra i fiori, 1973) e Akuma no yōna aitsu (Un uomo diabolico,
1975).
[8] Film tratto
da un manga di Kamimura Kazuo pubblicato sulle pagine della rivista «Weekly Manga Action» dal 1975 al 1976.
[9] Si
segnalano in lingua francese: Lady
Snowblood (Shūrayuki hime, Kana, 2008), Le
fleuve Shinano (Shinanogawa, Kazé Editions, 2008), Lorsque nous vivions ensemble (Dōsei jidai, Kana, 2009), Folles passions (Kyōjin kankei, Kana,
2010), L’apprentie Geisha (Itezuru,
Kana, 2010) e La plaine du Kanto
(Kantō heiya, Kana, 2011).
In lingua tedesca: Lady Snowblood (Shūrayuki hime, Carlsen
Verlag, 2006-09), Shinanogawa
(Shinanogawa, Carlsen Verlag, 2009), Furious
love (Kyōjin kankei, Carlsen Verlag, 2009-10).
In lingua spagnola e in lingua
inglese: Lady Snowblood
(Shūrayuki hime), pubblicati rispettivamente da Planeta De Agostini (2006-09) e
dalla Dark Horse Comics (2005-06).











Nessun commento:
Posta un commento