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lunedì 21 maggio 2012

"Mangō no namida" di Kodama Yuki



Autore: Kodama Yuki
Anno di pubblicazione: 2001
Numero di volumi: 1
Edizione consultata: FC Comics – Kodama Yuki Tanpenshū 1
Editore: Shōgakukan

Kodama Yuki merita di essere annoverata tra le sorprese editoriali dell’ultimo decennio, voce fuori dal coro di una nuova generazione di mangaka. Cosa si conosce di lei? Molto poco se si fa riferimento alle sintetiche informazioni riportate nei suoi manga. Nata il 26 settembre di un anno imprecisato nella prefettura di Nagasaki, debutta come mangaka nel 2000 sulla rivista «CUTIE comic» con un racconto di appena otto pagine dal titolo Zakuro (Il melograno). Tra il 2000 e il 2005 continua a pubblicare altri yomikiri (storie brevi e autoconclusive) su «CUTIE comic» e «Vanilla», per approdare poi nel 2005 sulla popolare «Flowers» con Mangō no namida (Le lacrime del mango). La consacrazione di pubblico e critica arriva nel 2007 con Sakamichi no Aporon (Kids on the Slope, 2007-2012), deliziosa commedia scolastica ambientata nel Giappone degli anni Sessanta, tra moti del cuore e musica jazz. Fin qui, il suo curriculum artistico. È possibile, però, desumere altre notizie di carattere personale dai suoi manga? Ovviamente, ma fino a un certo punto. Come molte sue colleghe, si concede la civetteria di non rivelare l’età, salvo poi fornire informazioni sul proprio gruppo sanguigno (di tipo “A”), un dettaglio aggiunto che non è solo semplice curiosità, ma una vera e propria informazione. Questo perché per i giapponesi, il gruppo sanguigno sarebbe rivelatore del carattere e della personalità di un individuo. Nello specifico, farebbero capo al gruppo “A” le persone attente, chiacchierone, pignole, amanti dell’ordine e della pulizia, facilmente irritabili, ma anche sensibili ai sentimenti altrui. Volendo però scavare più a fondo e scoprire aspetti che vadano oltre la curiosità e il mero elenco di dati, bisogna fare affidamento alle interviste - sempre centellinate - che i mangaka rilasciano alle riviste di settore. E allora, forse, si potrebbero scoprire dettagli interessanti che consentirebbero un’analisi più ragionata.
“Da bambina non leggevo affatto gli shōjo manga. Mio padre comprava sempre «Shōnen Jump» e lo leggevo anche io. Ecco perché i miei ricordi relativi al manga sono sempre legati a «Jump». (…) Un giorno stavo sfogliando una copia di «Ribon» a casa di una mia amica e ho trovato molto carino Tokimeki tōnaito (N.d.T. “Tokimeki Tonigh”, manga di Koi Ikeno pubblicato dal 1982 al 1994). Al liceo mi piacevano i manga di Ikuemi Ryō, mentre all’università leggevo i lavori di mangaka dalla spiccata originalità come Okazaki Kyōko, Yamada Naito e Nananan Kiriko. Subito dopo, è stata la volta di Hagio Moto, Ōshima Yumiko e Yoshida Akimi.”[1]

Da questa intervista si riesce a delineare un quadro più completo, sicuramente meno astratto e convenzionale, sui gusti da lettrice della Kodama e sulle influenze, dirette e indirette, che queste letture hanno avuto sul suo percorso artistico. Complice forse il passato da lettrice di «Jump», la Kodama ha uno stile trasversale, apprezzabile da un pubblico sia maschile che femminile, e che rifiuta qualsiasi riferimento all'estetica "classica" dello shōjo manga, quella, tanto per intenderci, fatta di svenevolezze, dettagli kawaii, decorazioni floreali e cura maniacale per l’abbigliamento e le acconciature. Il suo stile, molto più vicino per temi e modalità espressive al mondo del josei manga [2], si adagia su linee decise e nette, sorprendentemente minimal, delicato e pulito. Come le autrici da lei amate, poi, mostra un’attenzione particolare nel tratteggiare le dinamiche relazionali dei personaggi, nello scavare a fondo nei loro animi e nel portare alla luce le loro insicurezze e paure.
Ma torniamo per un attimo a parlare del volume in questione, una raccolta di sei racconti pubblicati tra il 2001 e il 2005 su «Vanilla» e «Flowers». Mangō no namida, pubblicato nel 2005, è una breve storia ambienta in Vietnam lungo le sponde del fiume Mekong. Si parla di primi amori e delusioni sentimentali: alla stregua della mango shower che favorisce la maturazione dei mango, anche le lacrime aiuteranno la protagonista a crescere e a dimenticare. Il titolo potrebbe semplicemente essere tradotto come Le lacrime del mango, omettendo però la sottile allusione tra le lacrime della protagonista e la stagione delle piogge chiamata “mango shower”. Forse, una scelta del tipo La stagione delle lacrime sarebbe più appropriata. Forse. Gli altri racconti, soprattutto quelli degli esordi su «Vanilla», sono una riprova ulteriore dell’estrema duttilità della Kodama alle prese non soltanto con sofferte storie d’amore, ma con deliziose commedie al limite del surreale.




[1] Intervista tra Kodama Yuki e Iwamoto Nao, in Kono manga ga sugoi! 2008, Tōkyō, Takarajimasha, 2007, pp. 124-5.
[2] Nonostante l’estrema popolarità raggiunta dai suoi manga tra gli adolescenti (si pensi, ad esempio, al successo di Sakamichi no Aporon), il suo pubblico di riferimento rimane quello delle liceali e delle OL. 

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