Autore: Ikeda Riyoko
Anno di pubblicazione: 1972Numero di volumi: 1
Edizione consultata: Chūkō Bunko
Editore: Chūōkōronsha
Prima del grande successo di Berusaiyu no bara (Le rose di Versailles, 1972-73), il nome di Ikeda Riyoko (n.1947) si era legato dal 1967 a una serie di shōjo manga piuttosto convenzionali nella loro struttura narrativa e molto vicini nello stile grafico ai lavori di Tezuka Osamu (1928-89) e Nishitani Yoshiko (n.1943). Erano manga che non si discostavano troppo dal modello tradizionale del “fumetto per fanciulle”, con storie melense di primi amori annaffiate di lacrime e ineluttabilmente tristi. Ma nonostante una certa ripetitività di temi, si riusciva a intravedere un tocco personale, originale, che stentava però a venir fuori, vuoi per la giovane età della mangaka, vuoi per le rigide regole del mercato editoriale che imponevano una certa uniformità negli stili e nei contenuti. Lo stesso discorso è valido per Shōko no echūdo (La sonata di Shōko), un manga del 1972 pubblicato in diciotto puntate sulle pagine di Shūkan Margaret poco prima dell’inizio di Berusaiyu no bara.
La protagonista è una ragazza di sedici anni, Shōko, che vive la sua adolescenza nella spensieratezza più totale, amata e viziata dai suoi genitori. Purtroppo, un incidente automobilistico toglie loro la vita e Shōko, ormai sola al mondo, chiede ospitalità al signor Kirishima, socio in affari del padre. Ma Shōko non è in cerca di compassione e per dimostrarlo chiede all’uomo di essere assunta come domestica in cambio di vitto e alloggio. Nella nuova abitazione, la ragazza farà la conoscenza dei figli dell’uomo: Kaoru, uno studente ormai prossimo alla laurea, e Mayuko, una studentessa quasi coetanea di Shōko, bella quanto viziata. A completare questo quadretto, si inseriscono la domestica apparentemente perfida e segretamente innamorata di Kaoru; Komine, un amico di quest’ultimo che farà palpitare per la prima volta il cuore di Shōko; Igarashi, una compagna di classe solare e chiacchierona, e un’altra, Yuriko, che sembra nascondere un segreto inconfessabile. Ma non è tutto. La Ikeda delinea tre ritratti di donne dalla spiccata personalità che si contrappongono al modello di “ragazza pura” rappresentato da Shōko: Saeko, una ragazza impegnata in una relazione di comodo con un ricco uomo di mezza età; Kobayakawa, una studentessa che pur di non rinunciare ai lussi e agli oggetti di marca non esita a fare da modella di nudi o a lavorare in bar equivoci; e infine Mayumi, disposta a tutto, anche a inscenare un suicidio, pur di riavere il fidanzato che le preferisce l’odiata sorellastra Yuriko. In mezzo a questa girandola di eventi e personaggi, si staglia nitida la figura di Shōko che incarna un tipico personaggio da shōjo manga in lotta con un mondo che sembra escluderla e farla soltanto soffrire. Shōko sembra inerme, incapace di reagire a quella massa informe di sentimenti e azioni che la circondano e che rispondono al nome di odio, risentimento, perfidia, solitudine, vendetta e morte. Ma nonostante il ricorso a questi temi, non si può non rilevare nel manga una certa ingenuità di fondo sia nella costruzione dei personaggi che nell’intreccio narrativo. Troppi colpi di scena, troppe casualità, troppi passaggi prevedibili che strappano qualche sorriso. Come spiegare quindi il comportamento freddo e distaccato di Kaoru nei confronti di Shōko? Qual è il motivo di tanto astio? In breve, l’incidente automobilistico dei genitori della ragazza aveva coinvolto anche il padre della sua fidanzata Saeko che, senza più alcun sostegno economico, non aveva esitato a lasciare Kaoru preferendogli un futuro come amante di un uomo maturo. Nei manga della Ikeda, però, l’imprevedibile è dietro l’angolo e anche l’odio è possibile che si trasformi improvvisamente in amore. Ma prima che Shōko trovi la sua felicità con Kaoru, non le resta che sfogarsi piangendo, versando lacrime su lacrime. Non a caso, un terzo del fumetto (108 pagine su 349) la raffigura con le lacrime agli occhi, come se la sofferenza rappresentasse una fase imprescindibile per la sua crescita e la sua maturazione. La stessa Shōko afferma alle sue compagne di classe invidiose e sarcastiche: “Dite pure quello che volete!! Fino a ieri mi sarei messa a piangere.. ma non piangerò più! Adesso ho l’amore di Kaoru”.
La protagonista è una ragazza di sedici anni, Shōko, che vive la sua adolescenza nella spensieratezza più totale, amata e viziata dai suoi genitori. Purtroppo, un incidente automobilistico toglie loro la vita e Shōko, ormai sola al mondo, chiede ospitalità al signor Kirishima, socio in affari del padre. Ma Shōko non è in cerca di compassione e per dimostrarlo chiede all’uomo di essere assunta come domestica in cambio di vitto e alloggio. Nella nuova abitazione, la ragazza farà la conoscenza dei figli dell’uomo: Kaoru, uno studente ormai prossimo alla laurea, e Mayuko, una studentessa quasi coetanea di Shōko, bella quanto viziata. A completare questo quadretto, si inseriscono la domestica apparentemente perfida e segretamente innamorata di Kaoru; Komine, un amico di quest’ultimo che farà palpitare per la prima volta il cuore di Shōko; Igarashi, una compagna di classe solare e chiacchierona, e un’altra, Yuriko, che sembra nascondere un segreto inconfessabile. Ma non è tutto. La Ikeda delinea tre ritratti di donne dalla spiccata personalità che si contrappongono al modello di “ragazza pura” rappresentato da Shōko: Saeko, una ragazza impegnata in una relazione di comodo con un ricco uomo di mezza età; Kobayakawa, una studentessa che pur di non rinunciare ai lussi e agli oggetti di marca non esita a fare da modella di nudi o a lavorare in bar equivoci; e infine Mayumi, disposta a tutto, anche a inscenare un suicidio, pur di riavere il fidanzato che le preferisce l’odiata sorellastra Yuriko. In mezzo a questa girandola di eventi e personaggi, si staglia nitida la figura di Shōko che incarna un tipico personaggio da shōjo manga in lotta con un mondo che sembra escluderla e farla soltanto soffrire. Shōko sembra inerme, incapace di reagire a quella massa informe di sentimenti e azioni che la circondano e che rispondono al nome di odio, risentimento, perfidia, solitudine, vendetta e morte. Ma nonostante il ricorso a questi temi, non si può non rilevare nel manga una certa ingenuità di fondo sia nella costruzione dei personaggi che nell’intreccio narrativo. Troppi colpi di scena, troppe casualità, troppi passaggi prevedibili che strappano qualche sorriso. Come spiegare quindi il comportamento freddo e distaccato di Kaoru nei confronti di Shōko? Qual è il motivo di tanto astio? In breve, l’incidente automobilistico dei genitori della ragazza aveva coinvolto anche il padre della sua fidanzata Saeko che, senza più alcun sostegno economico, non aveva esitato a lasciare Kaoru preferendogli un futuro come amante di un uomo maturo. Nei manga della Ikeda, però, l’imprevedibile è dietro l’angolo e anche l’odio è possibile che si trasformi improvvisamente in amore. Ma prima che Shōko trovi la sua felicità con Kaoru, non le resta che sfogarsi piangendo, versando lacrime su lacrime. Non a caso, un terzo del fumetto (108 pagine su 349) la raffigura con le lacrime agli occhi, come se la sofferenza rappresentasse una fase imprescindibile per la sua crescita e la sua maturazione. La stessa Shōko afferma alle sue compagne di classe invidiose e sarcastiche: “Dite pure quello che volete!! Fino a ieri mi sarei messa a piangere.. ma non piangerò più! Adesso ho l’amore di Kaoru”.
A grandi linee, questo manga custodisce a livello larvale alcuni temi che la Ikeda svilupperà con maggiore rigore e introspezione psicologica in altri lavori tra cui Oniisama e (Caro Fratello, 1974) con il quale, peraltro, condivide analogie in relazione alle sottotrame e ai personaggi. Onnipresenti i temi tanto cari alla Ikeda: dalla morte intesa come momento di ricongiunzione di due anime separate in vita da mille avversità, alla tristezza generata da errate proiezioni di sentimenti d’amore. Ma ciò che colpisce maggiormente, è la constatazione che anche per questo shōjo manga (come per molti di quegli anni) la felicità di una ragazza consisteva nello sposarsi e nel diventare una brava e devota moglie. Fortunatamente, subito dopo è arrivata Oscar.



grazie per la recensione!!!! io sono una super appassionata dell'Ikeda!
RispondiEliminaGrazie a te per il messaggio! Presto arriveranno altre recensioni su manga inediti della Ikeda!
RispondiEliminabeh, i tempi son tempi, meglio sognare di diventare una buona moglie che sperare che il ciuffone di turno di infili le mani nelle mutande XD (sì, ho appena letto il tuo post sugli smut)
RispondiEliminamagari non sarà il massimo dell'originalità, ma mi piacerebbe molto leggerlo, insieme ad altre opere della ikeda. mi auguro che la goen - che per ora ha fatto tanti begli annunci - porti una bella carrettata di roba qui da noi!
(e in ogni caso, mi piace tanto il disegno in copertina! ♥)