Pagine

martedì 6 settembre 2011

"Wakako" di Kamimura Kazuo e Okazaki Hideo



Autore: Kamimura Kazuo – Okazaki Hideo
Anno di pubblicazione:  1976
Numero di volumi: —
Edizione consultata: —
Editore: —

Aprendo gli occhi
dopo un sogno di una malinconica notte di primavera
Come sono belli i petali dei fiori di ciliegio caduti sul mio cuscino!
(Toshinarikyō no Musume)

Nel 1976, Kamimura Kazuo (1940-1986) e Okazaki Hideo (n.1943) danno vita a una nuova collaborazione dopo i fasti del poetico Shinanogawa (Il fiume Shinano, 1973), del visionario Yumeshi Arisu (Alice, maestra dei sogni, 1974) e di quel capolavoro nero che è Aku no hana (I fiori del male, 1975): si tratta di Wakako (id.), un racconto breve (in tutto 74 pagine) pubblicato in quattro puntate sulla rivista per adulti GORO.
Ambientato in epoca Taishō (1912-1926), Wakako si compone di due capitoli, ciascuno dei quali si apre con due incidenti realmente avvenuti: lo schianto di un aeroplano e il suicidio di una coppia di giovani amanti. A fare da spettatrice a questi due eventi troviamo la splendida Wakako, letteralmente “figlia del waka”, ovvero la poesia tradizionale giapponese. Un nome non a caso, visto che Wakako è un’appassionata poetessa di waka innamorata del suo maestro Akizuki: entrambi gli episodi, infatti, ruotano attorno alla sfrenata passione amorosa che lega la ragazza al maestro e che la spinge ad allontanare da lui ogni possibile corteggiatrice. Wakako vorrebbe che le attenzioni di Akizuki fossero solo per lei, per le sue poesie e per nessun altro. Ma nonostante Akizuki reputi ancora acerbo il talento della sua allieva, finisce per cedere alle avances della ragazza facendo scattare il fuoco di una passione che divampa inarrestabile.
Come sempre, il tratto di Kamimura Kazuo è di un’eleganza indescrivibile e la suddivisione delle tavole non lascia nulla al caso. Tutto è studiato nei minimi dettagli: immagini a pagina intera, riprese a volo d’uccello, inquadrature angolari. La sceneggiatura di Okazaki si sposa alla perfezione con i disegni di Kamimura Kazuo  e si sofferma ad analizzare più le pulsioni della carne che non i sussulti del cuore, come d’altronde richiedevano i lettori della rivista. Ecco perché leggendo Wakako si ha come l’impressione di riportare alla mente non solo alcune poesie dello Shinkokinshū (come quella in apertura nell’interpretazione di Okazaki), ma soprattutto i versi intrisi di passionalità di Yosano Akiko (1878-1942).
Nonostante il ridotto numero di pagine, Wakako rimane una bella prova d’autore. Come spesso accade nei manga di Kamimura, i riflettori sono puntati su una giovane donna, affascinante e dalla spiccata sensualità, disposta a tutto, anche a morire, pur di legarsi all’amato.
Non essendo mai stato raccolto in volume (come del resto gran parte delle opere di Kamimura Kazuo), risulta piuttosto difficile reperirlo nelle librerie giapponesi, ma Wakako rimane una lettura obbligata per tutti i fan dell’accoppiata Kamimura-Okazaki.

Nessun commento:

Posta un commento