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giovedì 8 settembre 2011

"Himizu" di Furuya Minoru



Autore: Furuya Minoru
Anno di pubblicazione:  2001
Numero di volumi: 4
Edizione consultata: YanMaga KC
Editore: Kōdansha

In Giappone si spengono mediamente circa 2500 preziose vite al giorno
per cause che vanno dalle malattie agli incidenti.
Questo è ciò che ci viene raccontato. 
«Pensi mai che potresti morire?»
«Non c’è da preoccuparsi!», «Non capiterà di certo a me!».
Risponderanno di sicuro così le persone in salute.
Non pensi mai che l’aereo su cui sei salito possa cadere?
O di finire sotto un camion con il conducente addormentato
mentre passeggi sul marciapiede?
Pensi mai che la tua casa possa prendere fuoco?
Che tu possa incontrare un aggressore?
O che ti possano spuntare funghi sui polmoni?

C’è poco da dire. L’incipit di Himizu (Una vita nell’ombra) riassume alla perfezione il motivo di fondo della serie: il rifiuto di essere una persona speciale, nella buona o nella cattiva sorte. Il protagonista è Sumida Yūichi, uno studente iscritto al terzo anno delle scuole medie che vive con la madre affittando barche ai pescatori. Anni prima il padre li aveva abbandonati lasciandoli sommersi dai debiti, ed ora anche la madre fugge via con un giovane amante senza pensare neanche per un istante al figlio. Yūichi rimane solo, abbandona definitivamente la scuola e continua ad affittare barche ai pochi pescatori della zona. Per lui, vivere significa non farsi notare, restare nascosto agli sguardi della gente, non creare loro problemi: l’ideale sarebbe trovare un lavoro normale, mettere su una famiglia altrettanto normale e condurre un’esistenza che possa passare inosservata. Risoluto nel suo intento, Sumida rifiuta il più possibile i contatti umani e si isola nel suo mondo diviso tra la sua squallida abitazione e le vicinanze, fino al giorno in cui ritorna a farsi vivo il padre: nella mente di Sumida non c’è più spazio per il perdono e per le continue menzogne dell’uomo. Lo uccide con un colpo di mattone in testa, ma tutto ciò non basta a cancellare il passato, anzi, fa prendere coscienza al ragazzo di non essere più una “persona normale”. Adesso anche lui è un “essere umano speciale”, in pratica ciò che non sarebbe mai voluto diventare. Davanti a sé ha quattro alternative: costituirsi alla polizia, suicidarsi, aspettare ancora per un anno che la buona sorte gli faccia visita o diventare una persona degna di rispetto compiendo una buona azione per la società (come uccidere un assassino e salvare la vita alla vittima indifesa). Sumida inizia a vagabondare notte e giorno per “salvare” qualcuno, ma il suo spirito si affievolisce dopo ogni fallimento. A nulla valgono gli aiuti dei suoi amici, prima fra tutti, la sua compagna di classe Chazawa Keiko, da tempo innamorata di lui. Un drammatico finale attende il lettore dietro l’angolo.
Bisogna ammettere che per chi aveva seguito l’autore sin dalla sua opera di debutto Ike! Inachū takkyū-bu (Forza! Club di ping-pong dell’Istituto Inahō, 1993-1996) leggere Himizu può prospettare diverse sorprese, dall’ambientazione cupa, quasi asfissiante, alle varie storie che si intrecciano al plot di base, cariche di violenza, sesso, follia e allucinazioni. Il cast dei personaggi è ben assortito, ma ciascuno di loro sembra farsi notare più che altro per le mimiche facciali, per quegli occhi improvvisamente sbarrati: ognuno di loro è ritratto con uno stile che rifiuta il bello e che si adagia su linee sporche e aggressive, per una storia in cui non esistono le vie di mezzo. Nonostante le esasperanti ed eccessive esagerazioni grafiche (e narrative..) Furuya Minoru si conferma come una delle personalità più istrioniche e irriverenti della nuova generazione di mangaka, con uno stile a metà strada tra il naturalismo di stampo zoliano e lo stream of consciouisness

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