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giovedì 22 settembre 2011

"Rikon Kurabu" di Kamimura Kazuo



Autore: Kamimura Kazuo
Anno di pubblicazione: 1974
Numero di volumi: 1
Edizione consultata: Action Comics
Editore: Futabasha

La carriera artistica di Kamimura Kazuo può essere suddivisa in tre periodi che corrispondono a tre diversi stili adottati per la raffigurazione dei personaggi femminili. A grandi linee, il primo periodo è compreso tra il 1967 e il 1970, il secondo dal 1971 al 1976 e il terzo dal 1977 al 1985. Il primo periodo è caratterizzato da un tratto ancora lontano da quello utilizzato per opere come Dōsei Jidai (L’epoca della convivenza, 1972-73) o Shinanogawa (Il fiume Shinano, 1973-74), a metà strada tra lo stile “realistico” molto in voga in quegli anni e le illustrazioni da pin-up; il secondo periodo, invece, è quello in cui l’artista traccia con rigore le linee del proprio stile, con quei ritratti di donne dallo sguardo triste, dall’incarnato bianco e dalla spiccata sensualità; e infine il terzo periodo, caratterizzato da precise scelte stilistiche che vanno dall’incarnato scuro delle protagoniste (spesso con acconciature afro) alle illustrazioni con ambientazione fantasy, fino alla scelta dei temi (il più delle volte commedie). Per rendersene conto, basta dare un’occhiata alle copertine di Young Comic, una rivista per cui Kamimura Kazuo ha collaborato per diversi anni e che sintetizzano l’estetica dell’artista a cavallo tra gli anni Sessanta e Ottanta. 

                         
Sono da ascrivere al secondo periodo le sue opere più famose (Shurayuki Hime, Sachiko no sachi, Kantō heiya..), quelle, tanto per intenderci, che negli ultimi anni sono state oggetto anche di alcune edizioni in lingue occidentali. Eppure, ciascun periodo porta con sé straordinarie innovazioni a livello stilistico e narratologico che sarebbe troppo semplicistico liquidare in poche righe senza tenerne conto in maniera adeguata. Spesso, infatti, temi, personaggi e modalità espressive si riaffacciano a distanza di tempo, fondendosi in interessanti commistioni dal carattere meravigliosamente originale. Per chi scrive, però, il secondo periodo è quello che si potrebbe definire “puro”, quello che identifica ancor oggi il nome di Kamimura e che rappresenta una sintesi perfetta tra disegni e testi. E Rikon Kurabu (Club Divorzio) – una serie pubblicata dal 1974 al 1975  sulle pagine della rivista Weekly Manga Action - rientra proprio tra questi lavori, conservando tutto il fascino di alcune opere come le già citate Dōsei Jidai e Shinanogawa. Insomma, un mix di utsukushisa (bellezza) e kanashimi (tristezza).
Il “Club Divorzio” è un piccolo locale di Ginza nascosto tra mille viuzze, quasi impossibile da raggiungere se non si conosce la strada. La sua mama-san (la proprietaria) è Yūko, una ragazza di appena venticinque anni che si ritrova a gestire il locale dopo il divorzio dal marito. Perfino le hostess che lavorano al club sono tutte divorziate e continuano a essere refrattarie al matrimonio: c’è Sacchan che vuole stringere legami soltanto con romanzieri (che raggiunto il successo, la lasciano) e c’è Mari che passa da una relazione all’altra, da un uomo all’altro, convinta che legarsi a un solo uomo possa portare soltanto all’infelicità. E poi c’è la mama-san, combattuta tra i ricordi del vecchio amore (che puntualmente tornano a farle visita) e tra i fuochi di una nuova passione per Kenchan, il giovane barman del club. Ma è soprattutto la presenza di sua figlia, Asako, che monopolizza i suoi pensieri: per riuscire a mantenerla è diventata una mama-san e soltanto per lei lavora ogni giorno dalle sette di sera fino a mattina inoltrata. Eppure Asako, troppo piccola per comprendere gli sforzi della madre, preferisce rimanere a casa dalla nonna che con la sua presenza le ha fatto da madre. Yūko è troppo giovane per mettere da parte la sua femminilità, ma allo stesso tempo  è tormentata dai rimorsi, dalla sua incapacità di essere una buona madre e dall’impossibilità di comportarsi come tale. Cosa significa essere una donna e cosa essere una madre?
Da diversi anni, la figura di Kamimura Kazuo è oggetto di una rinnovata popolarità (almeno in Giappone) grazie agli sforzi della figlia Migiwa: negli ultimi tempi si sono susseguite a Tōkyō e a Ōsaka delle mostre sull’autore (dal 1 al 13 Novembre si terrà, ad esempio, a Ōsaka una personale dal titolo “Kamimura Kazuo e Dōsei Jidai”); sono state poi ristampate nuove edizioni di vecchi titoli ormai introvabili o mai pubblicati in volume, ed è stato perfino realizzato un libro dal titolo Lyricism, un must have per i fan, in cui sono state raccolte fotografie, illustrazioni, testimonianze su Kamimura Kazuo uomo e artista (http://www.mandarake.co.jp/publish/lyricism/index.html). Eppure, nonostante la sconfinata bellezza di questo Rikon Kurabu, è estremamente difficile reperirlo nelle librerie: oltretutto, l’unico volume in commercio pubblicato nel 1975 raccoglie soltanto undici episodi su un totale di quaranta. In attesa di poter avere un’edizione finalmente completa dell’opera, segnalo la presenza sul sito dell’autore del primo capitolo di questo manga all’indirizzo http://www.kamimurakazuo.com/works/story/post_1.html.

1 commento:

  1. passare da qui ogni volta mi lascia sempre un po' di amaro in bocca. quand'è che le case editrici italiane prenderanno un po' di spunto da questi articoli?
    davvero, grazie per l'ottimo lavoro, mi auguro che non passi inosservato agli addetti ai lavori...

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