Autore: Kamimura Kazuo – Okazaki Hideo
Anno di pubblicazione: 1976
Numero di volumi: 4
Edizione consultata: Kazuo Kamimura Perfect Series
Editore: K&B Publishers
Basandosi su un testo di Togawa Masako (n.1933) dal titolo Nihon dokufuden (Storie di malvagie donne giapponesi, 1971), Okazaki Hideo (n.1943) scrive la sceneggiatura per questo Inkaden (Storie di fiori osceni) e la consegna nelle mani di Kamimura Kazuo (1940-1986). Quindi, tra il 1976 e il 1977 la rivista Manga Erotopia ospita questa saga tra le proprie pagine, presentando in sequenza varie storie di donne realmente vissute in Giappone (“i fiori osceni” del titolo) che hanno legato il proprio nome alla voluttà, ai desideri carnali e all’amore votato al sacrificio. L’edizione tutt’ora in commercio - sfortunatamente incompleta - si articola in quattro volumi di cui due dedicati ad Abe Sada (1905-1970), uno a Takahashi Oden (1848-1897) e l’ultimo a Honmoku Ohama (?-1969). Pregne di sensualità e di sottile erotismo, queste tre storie vengono raccontate da un narratore esterno che introduce le vite di tre donne emblemi di una femminilità oscura e nascosta: tre ritratti di donne anticonformiste ed estreme che hanno scelto il sesso come libera espressione della propria femminilità e del proprio modo di essere. La saga più riuscita - sia per trovate grafiche che per intuizioni narrative – è senza ombra di dubbio quella legata al personaggio di Abe Sada, già protagonista dello splendido film di Ōshima Nagisa (n.1932) dal titolo Ai no korīda (L’impero dei sensi, 1976), una pellicola tristemente osteggiata e censurate per anni.
Il manga di Kamimura e Okazaki ripercorre la vita di Abe Sada sin dalla giovinezza nel tentativo di costruire un ritratto psicologico di una ragazza costretta a conoscere troppo presto il significato e l’odore della carne. Ruolo centrale nella sua esistenza è svolto dall’incontro con Ishida Kichizō, dalla sfrenata passione che nasce tra i due e che porterà Abe Sada al gesto estremo di evirare l’uomo dopo averlo ucciso. Tale gesto, dettato dalla gelosia, avrebbe per alcuni un significato più profondo e per il quale la fuga con i genitali dell’uomo simboleggerebbe l’esclusivo possesso da parte della donna dell’amore e del sesso dell’amato. La vicenda, conosciuta come Abe Sada Jiken (Il caso Abe Sada), riempie le pagine di tutti i giornali dell’epoca: anche il processo iniziato nel 1936 si conclude con una condanna a sei anni di reclusione, ridotta poi nel 1941 quando Abe Sada viene scarcerata grazie alla concessione di un indulto.
Ripercorrendo le immagini del manga, restano vivide nella mente molte scene, prima fra tutte quella in cui dopo l’evirazione, Abe Sada scrive col sangue sulla gamba di Kichizō, “Sada Kichi futari kiri” (Sada e Kichi, soltanto noi due). La grazia e l’eleganza del tratto di Kamimura Kazuo, poi, trova, soprattutto in questa storia, un’equilibro perfetto, oltremodo raffinato. Basti pensare alla scena in cui Abe Sada calpesta con i suoi zōri una pozzanghera d’acqua che, simile a un fragile specchio in cui si riflette un albero, si frantuma in mille pezzi.


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