Autore: Hagio Moto
Anno di prima pubblicazione: 1989
Numero di volumi: 2
Edizione consultata: Shōgakukan bunko
Editore: Shōgakukan
Pubblicato tra il 1989 e
il 1991 sulle pagine di «Asuka», Umi no aria (Aria del mare) si inserisce
a pieno titolo nel filone fantascientifico creato da Hagio Moto (n.1949),
accanto a lavori come Mājinaru
(Marginal, 1985-87) e Abunai oka no ie
(La casa sulla pericolosa collina, 1992-94). Analizzando quest’opera in una
prospettiva più ampia, però, non si faticheranno a individuare analogie e
tratti comuni con altri suoi manga di stampo non fantascientifico, magari rielaborati
o riadattati per ovvie esigenze narrative. Anche se Umi no aria non è di certo la sua opera più rappresentativa e
conosciuta, è bene anticipare che al suo interno trovano spazio temi di notevole
interesse e spessore.
Trama
Una mattina di agosto,
quattro amici escono in mare aperto con due piccole imbarcazioni a vela. Una
tempesta li coglie di sorpresa e uno di loro, Abel, scompare inghiottito dalle onde.
Nessuno riesce a darsi pace per questa improvvisa perdita e tutta la
responsabilità viene fatta ricadere su Colin, il fratello più piccolo del
ragazzo. Anche se il mare non ne ha restituito il corpo, la famiglia celebra ugualmente
la dipartita con un solenne funerale. Quel corpo, però, arriva fino a Okinawa: il
ragazzo è vivo, ma appare profondamente cambiato, non riesce a parlare né a comprendere
il linguaggio degli esseri umani. In compenso, dimostra notevoli doti musicali.
E’ realmente Abel o è soltanto un ragazzo che gli somiglia? Appresa la
notizia, Colin e gli altri due amici partono alla volta di Okinawa e si
convincono che quel ragazzo, nonostante tutto e tutti, è proprio il loro Abel
creduto morto. Ritornato a Tokyo, inizia per lui un faticoso periodo di “rieducazione”:
Colin gli insegna ogni cosa, a partire dal linguaggio e dalla comunicazione. L’arrivo
a scuola di Ariado - un extraterrestre che si finge un professore di musica - complica ulteriormente le vicende: Ariado è in realtà un “player” (un
esecutore, un musicista) in cerca del suo “strumento musicale”, un organismo
vivente che, nella fuga, si era appropriato del corpo senza vita di Abel. Lo scopo
del professore è, ovviamente, rientrarne in possesso, anche se il suo strumento
ha ora le fattezze di un essere umano.
Considerazioni
L’edizione in formato bunko sembra - inconsapevolmente - dividere
la storia in due parti, ciascuna delle quali mette a fuoco due personaggi
distinti: nella prima Abel e nella seconda Ariado. Ne consegue che anche la
narrazione tende a favorire temi introspettivi e d’identità nella prima parte,
più fantascientifici nella seconda. La prima parte è quella più convincente, forse
perché la Hagio cerca di vivisezionare con un bisturi l’animo dei suoi personaggi, mostrandone debolezze e lati oscuri.
Essendo stato pubblicato prima di quel capolavoro nero che è Zankokuna kami ga shihai suru (Nelle
mani di un Dio crudele, 1992-2001), Umi
no aria sembra anticiparne alcuni temi chiave che vorrei sintetizzare di seguito:
- famiglia:
ancora una volta, Hagio Moto sembra interessata a sviluppare la trama attorno a
un complesso rapporto tra due fratelli, tra invidie e gelosie. Colin arriva
quasi a odiare il fratello “perfetto”, amato e idolatrato da tutti; si sente
messo in disparte, rifiutato da un padre che sembra non considerarlo affatto. Come
le gemelle del racconto Hanshin (Semi-Dio,
1984), anche in Umi no aria la
felicità di uno dei fratelli è legata alla scomparsa o alla morte dell’altro. La
figura “ingombrante” di Abel è l’unico ostacolo alla felicità di Colin e a quell’amore
paterno tanto anelato quanto più negato.
- abusi:
se in Zankokuna kami ga shihai suru
Jeremy è vittima degli abusi del patrigno, in Umi no aria è Abel a essere oggetto delle morbose attenzioni del
medico della scuola. Gli incubi legati a quelle violenze, lungi dal dissolversi anche dopo la morte, si materializzano
ancora nella testa del “nuovo” Abel, pronto finalmente a vendicarsi.
- segreti:
una delle scene più angoscianti e forti di Zankokuna
kami ga shihai suru è quando Ian si rende finalmente conto di che tipo di
uomo fosse il padre. Non era il genitore premuroso che aveva
amato per tanti anni, ma un aguzzino, un sadico, un manipolatore, un violento.
Lo stesso avviene - seppur non in maniera così forte - anche in Umi no aria quando Colin scopre lati del
fratello a lui ignoti: il biondo e affabile Abel non era altro che uno spregevole
calcolatore, un ricattatore miserevole e squallido.
Se, dunque, la prima
parte può far sfoggio di un plot misterioso costruito sulla
falsariga del ritorno di Martin Guerre, la seconda parte abbandona questo
sentiero in favore di una narrazione meno introspettiva e più avventurosa
(rapimenti, ispettori spaziali, memorie cancellate). Ciò non toglie nulla alla
storia, anche se risulta più frammentaria (troppi mini-plot) e a tratti
confusionaria. Sorprendente - ma poco sviluppato - il tema di una società in
cui non è contemplato il concetto di “amicizia” e dove neppure il dizionario ne fornisce una definizione. Il finale scioglie in parte i misteri, lasciandone irrisolti
alcuni e, soprattutto, lasciando il lettore con la classica delle domande: “cosa
accadrà dopo?”.



Amo molto le storie di Moto Hagio, e questa mi sembra molto interessante: spero che qualcuno traduca anche questo manga, prima o poi! (LAYLA)
RispondiEliminaLo spero anche io. Dopotutto, la pubblicazione di questo manga darebbe modo ai lettori di conoscere un'altra Hagio Moto e il suo lato SF!
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