«Manga Erotopia» è la rivista che ho scelto per inaugurare questa
nuova rubrica dedicata ai magazine a
fumetti. Perché proprio «Manga Erotopia»?
Innanzitutto, per la sua importanza storica.
Siamo agli inizi degli
anni Settanta, in un Giappone nel pieno della sua crescita economica e
industriale, ma allo stesso tempo, durante uno dei momenti più vivaci e fulgidi
della storia del manga (si pensi, ad esempio, al successo del gekiga e alla riscoperta del fumetto per
ragazze). Nonostante il mercato editoriale fosse saturo di pubblicazioni rivolte
a un pubblico adulto («Pop Comic Magazine»,
«Manga Story», «Shūkan Manga Times», «Comic&Comic»,
«Young Comic», etc.), «Manga Erotopia» viene ancor oggi ricordata per essere
stata la prima rivista dedicata al genere erotico. Una scommessa non da poco, certo, ma i tempi erano già maturi: senza doversi più nascondere tra le pagine di riviste mainstream, il fumetto erotico scendeva in campo ritagliandosi un piccolo spazio di assoluta libertà. Un luogo immaginario dominato esclusivamente dall'eros.
Pubblicata dalla KK Best
Sellers, «Manga Erotopia» aveva
cercato di porsi su un piano diverso rispetto alle altre pubblicazioni,
distinguendosi per il taglio decisamente autoriale, sia nei contenuti che nelle
scelte grafiche. La battaglia più grande consisteva nello sradicare il
pregiudizio secondo il quale un manga erotico dovesse essere per definizione di qualità “inferiore”
rispetto agli altri generi (shōnen, shōjo, gekiga, etc), un passatempo piacevole ed
effimero, insomma, una lettura mordi e fuggi. Niente di più sbagliato, o almeno così la pensavano gli editor di questa rivista. Ecco perché già nel titolo, così
solenne ed elegante, si riesce a intuire la volontà di creare un legame, seppur
debole, con il mondo della letteratura. Il termine “erotopia”, infatti, era stato creato dallo scrittore Nosaka Akiyuki
(n.1930), a sua volta ispiratosi a un altro termine (pornotopia) ideato dal critico americano Marcus Stephen (n.1969).
In realtà, la stessa
casa editrice aveva tentato un esperimento simile qualche anno prima con un'altra testata dal titolo «Manga Best Seller». Tuttavia, nonostante la
presenza di autori noti e amati dal grande pubblico (Kamimura Kazuo, Hirata
Hiroshi, Kawamoto Kō, Kawaguchi Kaiji, etc.), era stata costretta a una chiusura “forzata” dopo soli dieci numeri. Il
passaggio di testimone a «Manga Erotopia»
era stato quasi immediato e con risultati ben diversi. Nel giro di qualche
anno, «Manga Erotopia» era diventata un
punto di riferimento imprescindibile per tutte le altre riviste a carattere
erotico: chi ne copiava il design, chi la struttura e la tipologia di storie,
chi commissionava nuove serie agli stessi autori che già pubblicavano sulle sue
pagine.
I primi numeri avevano
ospitato alcuni titoli che, sin da subito, avevano catturato l’attenzione dei
lettori. Mi riferisco a opere come Dochonbo
di Masaoka Toshiya (n.1947) e, soprattutto, a Renkan sahō della coppia Okazaki Hideo (n.1943) e Habara Aki, un'opera dai temi decisamente scottanti e controversi (prostituzione, omosessualità, voyeurismo, masturbazione, violenze) ispirata a un romanzo di Nosaka Akiyuki. Nel febbraio del 1974 iniziava la serializzazione del
primo grande successo della rivista, Nyohanbō
(1974-76), disegnato da Fukushima Masami (n.1948) e sceneggiato da Takizawa Kai
(1933-2003) (Immagine 1), mentre nel
1975 era arrivato il turno di Aku no hana
(I fiori del male) e nel 1976 di Inkaden (Storie di fiori osceni), entrambi di Okazaki Hideo e
Kamimura Kazuo (1940-1986) (Immagine 2).
Pubblicata in un arco temporale notevolmente ampio (dal 1973 al 2000), «Manga Erotopia» era stata in grado di anticipare le mode e mutare forma in base ai nuovi gusti del pubblico. Se per tutto il decennio dei Settanta la parola d’ordine era stata “ero-gekiga” (Kamimura Kazuo, Ken Tsukikage) ed "erotic violence" (Fukushima Masami), negli anni Ottanta si familiarizzava con termini quali lolicon e tentacle rape (Maeda Toshio).
La popolarità della rivista era inoltre dovuta alle copertine, le prime delle quali erano state realizzate Yokoyama Akira (n.1938), sostituito poi da U-Jin (n.1959)
a metà degli anni Ottanta. Lo stile di Yokoyama, sensuale e mai volgare, era riuscito a fare scuola in questo genere di pubblicazioni (Immagini: Mandarake):
Come era strutturata «Manga Erotopia»? Come
spesso accadeva per le riviste destinate a un pubblico maschile (si veda anche «Young Comic»), le prime pagine
ospitavano un poster a colori con fotografie di giovani e avvenenti donne nude.
Poi si passava ai fumetti, con il solito alternarsi di serie lunghe, racconti
brevi (chiamati in gergo, yomikiri), gag
manga e romanzi illustrati. In tutto 200 pagine.
Di seguito, un elenco
parziale degli autori (e delle loro opere) che hanno dato lustro alle pagine di
questa rivista:
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Fukushima Masami: Nyohanbō
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Abe Shin’ichi (n.1950): Aido
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Sakaki
Masaru (n.1950): Henna jokyōshi
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Kamimura Kazuo: Aku no hana; Inkaden
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Yamamatsu Yūkichi (n.1948): Gyanburu baka, Marudashi baka
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Maeda Toshio (n.1953): Urotsukidōji; Chi no wana,
Nikuman de gō
-
Nakajima Fumio (n.1950): Chotto tameshite
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Wake
Issaku (n.1956): Kyōkara wa binetsujin
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Ken
Tsukikage (n.1941): Akugi no heya





Purtroppo non so leggere il giapponese e non esistono traduzioni in alcuna lingua occidentale delle suddette opere. Sarebbe interessante conoscere qualche dettaglio in più su ognuna di loro, spero che pubblicherai degli approfondimenti.
RispondiEliminaMi permetto di aggiungere all'elenco anche Ai to Yume di Sakaki Masaru.
In futuro, spero di riuscire a dedicare qualche approfondimento su ciascuno dei titoli citati nell'articolo. Magari partendo proprio da "Ai to Yume"!
Eliminanon vedo l'ora, grazie!
EliminaForse questo post su Sasaki Masaru potrebbe interessarti:http://unastanzapienadimanga.blogspot.it/2015/05/irezumi-fujin-di-okazaki-hideo-e-sakaki.html?m=1
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