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venerdì 3 gennaio 2014

"Abunai oka no ie" di Hagio Moto


Autore: Hagio Moto
Anno di prima pubblicazione: 1992
Numero di volumi: 1
Edizione consultata: Shōgakukan bunko
Editore: Shōgakukan

Durante la serializzazione di Zankokuna kami ga shihaisuru (Nelle mani di un Dio crudele, 1992-2001), Hagio Moto (n.1949) si trova impegnata in un altro progetto dal titolo Abunai oka no ie (La casa sulla pericolosa collina, 1992-94), un manga pubblicato in maniera aperiodica sulle pagine di «Gekkan Asuka». Leggendo le due opere, però, è evidente quanto siano distanti tra loro (tanto angosciante e tragica la prima, quanto solare e spensierata la seconda), nonostante ad accomunarle ci sia la presenza di una coppia di fratelli come protagonisti, a tutti gli effetti l’unico trait d’union tra le due serie. Tralasciando per il momento questo debole legame, Abunai oka no ie sembra ricollegarsi per temi, ambientazioni (il Giappone contemporaneo) e modalità narrative a Umi no aria (Aria del mare, 1989-91), un’altra storia della Hagio non a caso pubblicata sempre su «Asuka» e in bilico tra il dramma e la science fiction.
Abunai oka no ie si compone di quattro storie scollegate l’una dall’altra, ma tutte con un identico protagonista (il giovane Mahiko), un liceale che vive con il protettivo e fin troppo affettuoso fratello maggiore Azumi. Le uniche note shōnen-ai di tutto il manga, infatti, sono le sporadiche attenzioni di Azumi nei confronti di Mahiko e i suoi tentativi, spesso fallimentari, di strappargli un bacio. Nulla a che vedere con il tormentato rapporto tra Jeremy e Ian di Zankokuna kami ga shihaisuru: soltanto qualche siparietto comico per smorzare la tensione e cambiare immediatamente registro. (Immagine 1)

Trama
Dopo la morte dei genitori in un incidente automobilistico, i fratelli Mahiko e Azumi si ritrovano a vivere da soli nella loro vecchia casa costruita su una collina, a nord di un terreno di proprietà di un santuario. Leggenda vuole che proprio sotto quella collina dorma di un sonno millenario un drago nero mangiatore di bambini. In passato si erano registrati casi di bambini scomparsi in circostanze misteriose, ma i fratelli Hirasaka erano sempre stati restii a collegare questi fatti con la leggenda del drago nero. Fino al giorno in cui strane presenze iniziano a infestare la loro casa e il povero Mahiko diventa il bersaglio di visioni e incubi notturni. A cosa è dovuto tutto ciò? La risposta si cela in una lastra di pietra nera rinvenuta in passato durante i lavori di costruzione della casa: il suo proprietario è lo spirito di una bambina morta 1500 anni prima, desiderosa di ritornare finalmente in vita. Il suo obiettivo è il corpo di Mahiko ed è disposta a tutto pur di averlo, anche a regalare la lastra nera ad Azumi. Ma cosa potrà mai farsene quest’ultimo di una pietra? In realtà Azumi è un alieno sceso sulla terra per riprendersi l’ultimo pezzo del suo pianeta altrimenti incompleto. Era dunque soltanto finzione l’affetto che dimostrava per Mahiko?
La seconda storia dal titolo Abunai Shinderera (Una Cenerentola in pericolo, 1992) si focalizza sui preparativi di uno spettacolo al festival culturale della scuola. Mahiko viene scelto per interpretare il ruolo di Cenerentola, mentre la sua amica e vicina di casa Rīko per il ruolo del principe azzurro. Non manca nulla a questa strampalata rappresentazione teatrale, perfino riferimenti alla Shinsengumi (Immagine 2) e a Berusaiyu no bara (Le rose di Versailles, 1972-73) di Ikeda Riyoko (n.1947).
Di ben altro spessore e interesse sono le ultime due storie, Abunai Dan no Ura (La pericolosa battaglia di Dan no Ura, 1993) e Abunai mirai shōnen (Un pericoloso ragazzo dal futuro, 1994). Nella prima la Hagio ci regala un perfetto esempio di sceneggiatura con un plot tra passato e presente, tra pura fantasia e minuziose ricostruzioni storiche: grazie a una porta del tempo (che ricorda tanto la “dokodemo door” di Doraemon), Mahiko torna nel passato per indagare i rapporti tra Minamoto no Yoritomo (1147-1199) e il fratellastro Minamoto no Yoshitsune (1159-1189). Nella seconda, invece, l'autrice immagina il futuro della Terra dopo un possibile scontro con Giove, nel tentativo di analizzare le ipotetiche dinamiche relazionali tra esseri umani e robot.
Considerazioni
Si rimane con l’amaro in bocca dopo aver sfogliato l’ultima pagina di questo corposo volume (in tutto sono 550 pagine). La Hagio confeziona un finale aperto che lascia insoluti molti misteri, primo fra tutti quello sulla reale natura di Azumi. Se nella prima storia, infatti, l’alieno sembra rivestire un ruolo centrale, nelle altre si limita soltanto a osservare e ad aiutare Mahiko nei momenti di bisogno. Riuscirà mai a ritornare sul suo pianeta? Al lettore non è dato saperlo e la Hagio stessa se ne rammarica, dichiarando di non aver potuto approfondire la questione a causa della serializzazione di Zankokuna kami ga shihaisuru. Peccato, perché le ultime due storie non sfigurano affatto nel catalogo della Hagio: se le prime due divertono senza però essere indimenticabili, la terza e la quarta fanno riflettere su tematiche complesse come il razzismo, i sentimenti di amore e odio tra esseri umani, di gelosia e rimpianto. E la Hagio, come sempre, riesce a farlo magistralmente, regalandoci una lezione di stile e di garbo. 


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