Autore: Hagio Moto
Anno di prima pubblicazione:
1992
Numero di volumi: 1
Edizione consultata: Shōgakukan bunko
Editore: Shōgakukan
Durante la
serializzazione di Zankokuna kami ga
shihaisuru (Nelle mani di un Dio crudele, 1992-2001), Hagio Moto (n.1949) si
trova impegnata in un altro progetto dal titolo Abunai oka no ie (La casa sulla pericolosa collina, 1992-94), un
manga pubblicato in maniera aperiodica sulle pagine di «Gekkan Asuka». Leggendo le due opere, però, è evidente quanto siano
distanti tra loro (tanto angosciante e tragica la prima, quanto solare e
spensierata la seconda), nonostante ad accomunarle ci sia la presenza di una
coppia di fratelli come protagonisti, a tutti gli effetti l’unico trait d’union tra le due serie. Tralasciando
per il momento questo debole legame, Abunai
oka no ie sembra ricollegarsi per temi, ambientazioni (il Giappone
contemporaneo) e modalità narrative a Umi no aria (Aria del mare, 1989-91), un’altra storia della Hagio non a caso
pubblicata sempre su «Asuka» e in
bilico tra il dramma e la science
fiction.
Abunai oka no ie si
compone di quattro storie scollegate l’una dall’altra, ma tutte con un identico
protagonista (il giovane Mahiko), un liceale che vive con il protettivo e fin
troppo affettuoso fratello maggiore Azumi. Le uniche note shōnen-ai di tutto il manga, infatti, sono le sporadiche attenzioni
di Azumi nei confronti di Mahiko e i suoi tentativi, spesso fallimentari, di
strappargli un bacio. Nulla a che vedere con il tormentato rapporto tra Jeremy
e Ian di Zankokuna kami ga shihaisuru: soltanto qualche siparietto comico per smorzare la tensione e cambiare
immediatamente registro. (Immagine 1)
Trama
Dopo la morte dei
genitori in un incidente automobilistico, i fratelli Mahiko e Azumi si
ritrovano a vivere da soli nella loro vecchia casa costruita su una collina, a nord
di un terreno di proprietà di un santuario. Leggenda vuole che proprio sotto
quella collina dorma di un sonno millenario un drago nero mangiatore di bambini.
In passato si erano registrati casi di bambini scomparsi in
circostanze misteriose, ma i fratelli Hirasaka erano sempre stati restii a collegare
questi fatti con la leggenda del drago nero. Fino al giorno in cui strane
presenze iniziano a infestare la loro casa e il povero Mahiko diventa il bersaglio
di visioni e incubi notturni. A cosa è dovuto tutto ciò? La risposta si cela in
una lastra di pietra nera rinvenuta in passato durante i lavori di costruzione
della casa: il suo proprietario è lo spirito di una bambina morta 1500 anni
prima, desiderosa di ritornare finalmente in vita. Il
suo obiettivo è il corpo di Mahiko ed è disposta a tutto pur di averlo, anche a
regalare la lastra nera ad Azumi. Ma cosa potrà mai farsene quest’ultimo di una
pietra? In realtà Azumi è un alieno sceso sulla terra per riprendersi l’ultimo
pezzo del suo pianeta altrimenti incompleto. Era dunque soltanto finzione l’affetto
che dimostrava per Mahiko?
La seconda storia dal
titolo Abunai Shinderera (Una Cenerentola in pericolo, 1992) si
focalizza sui preparativi di uno spettacolo al festival culturale
della scuola. Mahiko viene scelto per interpretare il ruolo di Cenerentola,
mentre la sua amica e vicina di casa Rīko per il ruolo del principe azzurro.
Non manca nulla a questa strampalata rappresentazione teatrale, perfino
riferimenti alla Shinsengumi (Immagine 2) e a Berusaiyu no bara (Le rose di Versailles, 1972-73) di Ikeda Riyoko
(n.1947).
Di ben altro spessore e
interesse sono le ultime due storie, Abunai Dan no Ura (La pericolosa
battaglia di Dan no Ura, 1993) e Abunai mirai shōnen (Un pericoloso
ragazzo dal futuro, 1994). Nella prima la Hagio ci regala un perfetto esempio
di sceneggiatura con un plot tra passato e presente, tra pura
fantasia e minuziose ricostruzioni storiche: grazie a una porta del tempo (che ricorda tanto
la “dokodemo door” di Doraemon),
Mahiko torna nel passato per indagare i rapporti tra Minamoto no
Yoritomo (1147-1199) e il fratellastro Minamoto no Yoshitsune (1159-1189). Nella
seconda, invece, l'autrice immagina il futuro della Terra dopo un possibile scontro
con Giove, nel tentativo di analizzare le ipotetiche dinamiche relazionali tra esseri
umani e robot.
Considerazioni
Si rimane con l’amaro in
bocca dopo aver sfogliato l’ultima pagina di questo corposo volume (in tutto
sono 550 pagine). La Hagio confeziona un finale aperto che lascia insoluti molti misteri, primo fra tutti quello sulla reale natura
di Azumi. Se nella prima storia, infatti, l’alieno sembra rivestire un ruolo
centrale, nelle altre si limita soltanto a osservare e ad aiutare Mahiko nei
momenti di bisogno. Riuscirà mai a ritornare sul suo pianeta? Al lettore non è
dato saperlo e la Hagio stessa se ne rammarica, dichiarando di non aver potuto approfondire la questione a causa della serializzazione
di Zankokuna kami ga shihaisuru.
Peccato, perché le ultime due storie non sfigurano affatto nel catalogo della
Hagio: se le prime due divertono senza però essere indimenticabili, la terza e la quarta fanno riflettere su tematiche complesse come il razzismo, i sentimenti di amore e odio tra esseri
umani, di gelosia e rimpianto. E la
Hagio, come sempre, riesce a farlo magistralmente, regalandoci una lezione di stile e di garbo.




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