Autore: George Akiyama
Anno di prima pubblicazione:
1977
Numero di volumi: 2
Edizione consultata: Action
Comics
Editore: Futabasha
“Quando termina la giovinezza, inizia la tristezza”
Tra gli autori più eclettici
e discussi del panorama fumettistico giapponese, George Akiyama (n.1943) occupa
un ruolo di tutto rispetto. Nonostante un debutto come autore di gag manga (Derorinman; Pattoman ekkusu; Zankoku bebī),
Akiyama ha legato ben presto il suo nome a una serie di titoli controversi, ambigui, spiazzanti, violenti ed erotici. Seppur pubblicati su popolari
riviste per ragazzi («Shūkan Shōnen
Sunday» e «Shūkan Shōnen Magazine»),
questi manga rappresentavano una forte volontà dell’autore di rompere
definitivamente con il canone classico (e stancamente abusato) dello shōnen manga, in favore di una creazione
artistica più complessa e ragionata, svincolata, insomma, da qualsiasi
restrizione di carattere editoriale e commerciale. I notevoli Ashura (id., 1970-71) e Zeni geba (Il potere dei soldi, 1970-71)
avevano di certo contribuito a far accrescere la sua popolarità tra il pubblico e i critici più autorevoli, ma
lo scossone editoriale aveva avuto come effetto quello di farlo gradatamente allontanare
dalle riviste per adolescenti e proiettarlo, così, nel territorio a lui più
consono delle riviste di gekiga e di seinen manga («Big Comic Original», « Shūkan
Manga Goraku», «Morning» e «Manga Action»). All'interno di questa categoria rientra Ore no seishun (La mia giovinezza), un manga pubblicato tra il 1977 e
il 1978 sulle pagine della rivista «Power Comic».
Trama
Kensaku è un giovane appassionato
di boxe, più attento ad ammirare le grazie del gentil sesso che non a studiare per
gli esami d’ammissione all’università. Niente sembra interessarlo più delle
riviste pornografiche, fino al giorno in cui la giovane e procace Sumire si
trasferisce nell’appartamento di fronte al suo. Instancabile onanista, Kensaku mette
da parte le sue amate riviste e trasferisce le sue attenzioni sulla nuova
vicina di casa. I due stringono amicizia e utilizzano una trave di legno (il
loro “pontile dei sogni”) per entrare e uscire dalle rispettive
stanze. Ma Sumire non è affatto attratta dal ragazzo e ne rifiuta qualsiasi tentativo
di avances. Disperato, Kensaku continua a consolarsi da solo e cerca di mettere
in pratica le sue fantasia erotiche con una sua ex compagna di classe, tanto
brutta quanto disponibile.
Considerazioni
Il ritratto che George Akiyama
ci propone di questo adolescente non è sicuramente tra i più edificanti. Ma chi
lo dice che un manga debba necessariamente proporre modelli edificanti? Di
sicuro non è questo l’obiettivo di Akiyama. Kensaku, infatti, ci viene
presentato nel peggiore dei modi: debosciato, apatico e sessuomane al limite
del consentito. E’ talmente attratto dalla materia sessuale da far passare
tutto il resto in secondo piano: ma è possibile che la sua giovinezza si debba
consumare esclusivamente con la masturbazione e con il sesso occasionale? Anche
se ogni tanto i rimorsi di coscienza legati al suo futuro e allo studio tornano
a fargli visita, Kensaku si accorge di essere privo di costanza e
determinazione, di non aver alcun ideale. Arriva perfino a scrivere il “Diario di un’onanista” e spesso si
confessa in preda alla disperazione: “ho
un carattere debole. Proprio ieri avevo giurato a me stesso che non l'avrei più fatto,
ma me ne pento sempre e soltanto dopo essermi masturbato. Oggi è già la terza
volta… (…) È forse questa la mia giovinezza?”. Akiyama, poi, tocca temi
ancor più scottanti come le gravidanze indesiderate, l’aborto, la prostituzione
e perversioni di vario tipo (travestitismo, gerontofilia, etc.). Il tutto viene
raccontato con estrema leggerezza, senza dover necessariamente motivare e
approfondire tali argomenti, ma sfiorandoli con ironia e gusto per il
grottesco. In altri contesti, invece, Akiyama calca troppo la mano e per il
lettore diventa impossibile comprendere le fantasie di Kensaku che,
fortunatamente, rimangono sempre e solo tali.
A livello di struttura
narrativa, l'autore si affida al classico e rodato sistema degli episodi
autoconclusivi: i primi sono incentrati ad esaltare le forme giunoniche di
Sumire e i fallimentari tentativi di approccio di Kensaku; col prosieguo,
invece, si focalizzano sulle avventure e le fantasie del ragazzo e, in
particolare, analizzano il malato e perverso rapporto che instaura con la non
proprio attraente Hideko.
Ore no seishun non è di sicuro tra le opere più famose del maestro
e, come se non bastasse, è assente dagli scaffali delle librerie nipponiche dal lontano 1979. Dopo la
pubblicazione per i tipi della Futabasha, Ore
no seishun non è più stato ristampato, forse a causa di alcune
delicate tematiche trattate con troppa leggerezza. In fin dei conti, però, questo
manga non aggiunge e non toglie nulla alla poetica di Akiyama, anzi si rivela
essere l’ennesima e politicamente scorretta rappresentazione dei vizi dell’uomo. Sempre stimolante e interessante.



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