Autore: Tezuka Osamu
Anno di prima pubblicazione:
1970
Numero di volumi: 1
Edizione consultata: Tezuka
Osamu Manga Zenshū (n.322)
Editore: Kōdansha
Il 9 febbraio del 1989,
Tezuka Osamu (1928-89) si accommiatava dai suoi lettori lasciando incomplete
tre opere: Neo Faust (1988-89), Ludwig B (1987-89) e Gringo (1987-89). Se diamo però
un’occhiata al catalogo completo delle sue opere, ne troveremo altre abbandonate
al loro destino, vuoi per decisione dello stesso Tezuka, vuoi per travagliati motivi
editoriali. In quest’ultimo gruppo, rientra anche Garasu no shiro no kiroku (Le cronache del castello di vetro),
pubblicato originariamente su «Gendai
Comikku» nel 1970 (dal 22 gennaio al 23 aprile) e poi su «COM» dal 1972 al 1973: in entrambi i
casi, la pubblicazione del fumetto era stata sospesa a causa del fallimento
delle riviste. Scoraggiato forse per l’ennesima interruzione, Tezuka si era così deciso a non dare un finale a Garasu no
shiro no kiroku.
Trama
Ambientato in un
ipotetico e futuristico 1992, il manga racconta i segreti che ruotano attorno all’enigmatico “palazzo di vetro”.
Costruito in cima a una collina, in un luogo desolato e impenetrabile, il
palazzo ospita al suo interno i corpi ibernati dei membri della famiglia Fudanuki. Già nei
primi anni Settanta, i progressi scientifici avevano portato alla
creazione di alcune “bare del sonno”, all’interno delle quali era possibile "congelare" temporaneamente l’esistenza di un essere umano. Nel tentativo di trarre ingenti
profitti dall’allungamento della propria vita e da quella dei propri
congiunti, il capostipite Reizō costringe tutti i suoi familiari a un sonno
ventennale. Quando si scopre, però, la pericolosità di queste macchine e gli
effetti irreversibili sulle psiche e sul sistema cerebrale dei dormienti, il
governo ne proibisce la vendita e con essa la pratica di ibernare i corpi. Ma
all’arrivista Reizō tutto ciò non interessa, neanche il rancore che i figli,
vedendosi privati delle loro esistenze,
avrebbero covato nei suoi confronti. E così, mentre quasi tutta la famiglia
dorme ormai da vent’anni, Reizō alterna al sonno periodi di veglia, durante i
quali può controllare e accrescere il patrimonio. A svegliarlo e a monitorare i
macchinari ci pensa invece Shirō, il suo quarto figlio, costretto, suo
malgrado, ad obbedirgli. Quando, però, Shirō sveglia Ichirō, il primogenito e
suo fratello maggiore, iniziano i guai per tutta la famiglia. Non riuscendo a
perdonare il dispotismo paterno, Ichirō si macchia di alcune ignobili azioni,
fra tutte il parricidio e il fratricidio. Questi atti scellerati sono dettati
dalla volontà del ragazzo o sono gli effetti collaterali del lungo sonno?
La seconda parte del manga, invece, assume i contorni di una spy story in cui il protagonista è sempre Ichirō, inseguito ora dalla polizia ora dai familiari in cerca di vendetta, ma protetto da un Ministro di Stato che lo ha assoldato per un delicato compito: introdursi nel “castello di vetro” e distruggere tutte le “bare del sonno” in cui dormono un centinaio tra politici e imprenditori. A coadiuvarlo nell’impresa, una ragazza ibernata duemila anni prima, vendicativa, tenace e caparbiamente attratta da Ichirō.
La seconda parte del manga, invece, assume i contorni di una spy story in cui il protagonista è sempre Ichirō, inseguito ora dalla polizia ora dai familiari in cerca di vendetta, ma protetto da un Ministro di Stato che lo ha assoldato per un delicato compito: introdursi nel “castello di vetro” e distruggere tutte le “bare del sonno” in cui dormono un centinaio tra politici e imprenditori. A coadiuvarlo nell’impresa, una ragazza ibernata duemila anni prima, vendicativa, tenace e caparbiamente attratta da Ichirō.
Considerazioni
Il manga, purtroppo, si
interrompe sul più bello, esattamente quando Ichirō fa irruzione nel “castello
di vetro”. Come si sarebbe sviluppata da quel momento in poi la storia? Che
ruolo avrebbero avuto gli altri esponenti della famiglia Fudanuki? Non essendoci tracce di name o di
appunti lasciati da Tezuka, non possiamo fare altro che basare le nostre
considerazione su quest’unico volume articolato in sette capitoli.
Personalmente, ho una
predilezione per il Tezuka impegnato sul fronte gekiga/seinen, in particolare
per tutte quelle opere lontane da qualsiasi intento didattico/educativo e,
quindi, non necessariamente vincolate al principio del kanzen chōaku (incitamento alle virtù e punizione del vizio). Al
contrario, sono proprio le opere incentrate sull’esaltazione del vizio e del
male quelle che regalano al lettore una visione meno edulcorata e ovattata dell’universo
tezukiano, più originale e meno prevedibile sul piano narrativo e formale. Gli
anni Settanta, poi, hanno rappresentato un momento cruciale nella sua carriera,
un banco di prova notevole e sofferto. E questo Garasu no shiro no kiroku ne è un’ulteriore conferma.
A riprova di ciò, anche
il tentativo dell'autore di continuare la serializzazione di questo manga proprio
sulla sua «COM» (1967-73), “la
rivista sulla quale puoi pubblicare i manga che vorresti disegnare”. Restano ignoti i motivi che hanno spinto Tezuka
ad abbandonare il progetto. Saranno stati i risultati poco convincenti sul
piano della popolarità o le sottotrame troppo sofisticate e ingarbugliate?
In effetti, gli espedienti e gli spunti narrativi di questo manga sono esponenzialmente
infiniti: si tratta di una versione moderna e in salsa giapponese de I fratelli Karamazov, oppure di una denuncia
non troppo velata al sistema giudiziario e alla pena di morte? Meglio ancora, di una
critica nei confronti della depravazione e della degenerazione dei costumi? A
emergere su ogni fronte, infatti, è il taglio decisamente erotico della storia,
con i suoi continui riferimenti (metaforici e no) alla sessualità.



Senti ma di tutti questi manga fantastici compri i volumi giapponesi o riesci a trovare gli scan in rete? Perchè io ho provato a cercare qualcosa di Kamimura ma, a parte Shurayukihime, non esiste nulla di nulla. E purtroppo non conosco il francese.
RispondiEliminaCiao! Dei manga recensiti sul blog ho la versione cartacea in lingua giapponese. Per quanto riguarda le scan, non mi risultano esserci altre serie di Kamimura oltre al famoso "Shurayuki-hime".
EliminaEh. Mi sà che comprerò l'edizione francese di Dosei Jidai e per il resto pregherò per delle scan. Grazie.
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