Autore: Sakisaka Io
Anno
di pubblicazione: 2005
Numero
di volumi: 1
Edizione
consultata: Margaret Comic
Editore: Shūeisha
Da qualche anno, Sakisaka Io (nata l’8 giugno di un anno imprecisato) ha
conosciuto un’improvvisa e del tutto inaspettata ondata di popolarità. Nome di
punta della rivista «Betsuma» accanto
a Shiina Karuho (n.1975) e Kawahara Kazune (n.1972), Sakisaka Io ha conquistato
uno zoccolo duro di lettrici grazie a due serial di ambientazione scolastica,
uno dei quali ancora in corso di pubblicazione: mi riferisco a Sutorobo ejji (Strobe Edge, 2007-10) e Ao haru raido (Blue spring ride, 2011-).
Gli anonimi esordi sul quindicinale «Margaret»,
però, non lasciavano presagire un successo di tale portata. Motivo? Si trattava
di storie senza infamia e senza lode (“Call
my name”, “Watashi no koibito”, “Bye bye little”), raccontate con uno
stile acerbo e privo di enfasi, ma tutto sommato familiare e rassicurante per
le lettrici di quella rivista: atmosfere rarefatte, sfondi bianchi, occhi
sgranati e continui primi piani dei protagonisti. Insomma, un modus narrandi del tutto simile a quello
di molte altre autrici. Come nella migliore tradizione dello shōjo manga, quindi, anche la Sakisaka mostra
una particolare attenzione per i primi piani dei protagonisti: a loro affida il
compito di rifletterne i pensieri e gli stati d’animo (rabbia, dolore,
tristezza, imbarazzo, amore), alle volte in maniera così invasiva da non
lasciare spazio a null’altro (Immagine 1).
Come se non bastasse, poi, in questi racconti brevi c'è poco spazio per approfondimenti di natura psicologica e i personaggi, per
forza di cose, risultano poco convincenti e incisivi. Per fortuna, con il passaggio
da «Margaret» al mensile «Bessatsu Margaret», si è notato anche un
cambio di registro, affiancato da uno stile più curato (sempre lezioso e kawaii, stucchevole ma non troppo), ma
soprattutto da un approccio più convincente e articolato a schemi narrativi che,
seppur già consolidati, riscuotono sempre grande interesse nel pubblico.
Il volume Masukara burūsu
(Mascara blues, 2007) si colloca a metà strada tra questi due periodi, tra gli incerti
esordi e i successi commerciali degli ultimi anni. E’ innegabile una maggiore
cura nel disegno, ma a livello narrativo ci sono ben poche novità. Tutte le storie
sono ambientate in contesti fin troppo familiari per un lettore di shōjo manga (le immancabili aule
scolastiche) e le protagoniste sono spesso ragazze alle prese con il primo
amore, tra rossori, lacrime e incomprensioni. Con qualche piccola variazione
sul tema.
Il volume si compone di tre racconti pubblicati a intervalli irregolari
su «Deluxe Margaret». Il primo, “Masukara burūsu” (Mascara blues, 2005), è incentrato sulle tribolazioni sentimentali
di Mugino, una liceale capace di innamorarsi a prima vista di un ragazzo e di disinnamorarsene
in tempo record; il secondo “Romansu no
rinkaku” (I contorni di una storia d’amore, 2007) segue l’evolversi del
sentimento amoroso tra una timida ragazza e il bel tenebroso di turno, scostante
e all’apparenza glaciale; mentre l’ultimo racconto, “Watashi ga watashi de aru tameni – Nagai yume” (Sono quella che
sono – Un lungo sogno, 2006), ricorda in maniera impressionante (nella storia,
nel titolo e nel nome del personaggio principale) un tanpatsu dorama andato in onda il 10 ottobre del 2006, esattamente
un mese prima dell’uscita del manga. Siamo di fronte a uno smaccato plagio? Niente affatto. L’ultima tavola del fumetto svela il
mistero con i ringraziamenti al produttore
della NTV (Maeda Shin’ichirō), alla sceneggiatrice (Kawashima Sumino) e all’attrice
protagonista (Aizawa Sakira). Tra le tre storie è forse la meno convenzionale,
nonostante conservi molti elementi narrativi cari allo shōjo manga (perfide compagne di classe, autocommiserazione della
protagonista) e con un finale, ancora una volta, buonista e accomodante. Brevemente
la trama. Hikaru è un ragazzo affetto da un disturbo dell’identità di genere
(GID): anche se ha iniziato a indossare abiti femminili, si sente ancora
intrappolato in un “lungo sogno”, l’incubo
di un corpo che non gli appartiene. In attesa del risveglio, si innamora di
Eiji, un parrucchiere alle prime armi che la sceglie come modella, ignaro del
suo segreto, ma caparbio e pronto a starle accanto anche dopo averlo scoperto.
Quale aggettivo potrebbe descrivere al meglio il volume in questione? Originale?
Di certo no. Considerando che i racconti procedono per stereotipi e cliché,
“prevedibile” potrebbe essere l’aggettivo giusto. Prima ancora di aver letto le
ultime pagine, il lettore sa già che un lieto fine, presto o tardi, arriverà. Nel
mentre, qualche sbadiglio di troppo e una continua sensazione di déjà vu.


Quest'autrice proprio non riesco a farmela piacere.....>_>
RispondiEliminaVorrei provare a leggere la sua ultima opera (Ao Haru Ride)..l'hai letta? Cosa ne pensi?
EliminaOddio, sono venuta a conoscenza di questo post quasi per caso >w< e, essendo un' amante dello Shoujo, ho sentito davvero il bisogno di rispondere.
RispondiEliminaÈ vero, purtroppo lo Shoujo manga ha dei, come dire, canoni fissi, come anche lo Shounen o gli Smut e quant'altro, ma a mio parere gli Shoujo della Sakisaka non sono malaccio. Ho letto Shoujo che, davvero, sono disarmanti (e non è un complimento) come ad esempio "Hibi Chouchou" di Morishita Suu o "L-DK" di Watanabe Ayu. Molto carini all'inizio ma poi il ritmo rallenta e amen. Mentre i manga della Sakisaka, boh, mi hanno presa fin da subito, soprattutto Strobe Edge che, in un certo senso, è leggermente diverso da Aoharaido. Ovviamente è normale che vengono seguiti certi standard, però devo dire che la caratterizzazione dei personaggi principali in Aoharaido e in Strobe Edge non è niente male. In Aoharaido, addirittura, mi piace il fatto che la protagonista cerchi di cambiare se stessa, nel bene e nel male, e mi piace il conflitto che Kou Mabuchi/Tanaka affronta in tutto il manga (anche se molte volte porta all'esasperazione) tra dovere verso la memoria della madre e verso Narumi che sta soffrendo esattamente come ha sofferto e soffre lui, e la sua voglia di andare avanti e vivere esattamente come merita, e quindi di lasciarsi andare con Futaba. Invece una cosa che non mi piace in Aoharaido è che l'altro protagonista maschile, Toma Kikuchi, sia una sorta di biancaneve in pantaloni e che approfitti del "cuore spezzato" di Futaba per avere le sue attenzioni, perchè non è capace di attirare le sue attenzioni "in condizioni normali", se si può dire così. Ecco, questa è una cosa che non sopporto, perchè la caratterizzazione di questo personaggio poteva essere leggermente più approfondita, come ha fatto in Strobe Edge con Andou Takumi che ha dei buoni motivi per comportarsi in quel modo. Quindi, piuttosto che fermarsi alle One-shot, io consiglierei di leggere le opere più "corpose" (13 volumi Aoharaido e 10 volumi Strobe Edge non sono proprio opere corpose ma vabbè xD) e magari provare a giudicare quelle. È normale che leggendo le One-shot non si può approfondire la storia, i caratteri dei pg e molto altro.
Ovviamente è solo la mia umile opinione ^.^ Detto ciò, sono contentissima di aver trovato questo blog dove posso trovare taaaaaaanti manga da poter leggere <3 Finalmente posso parlare con qualcuno tranquillamente di manga.
~Setsu-chan