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sabato 8 ottobre 2011

"Gakuseitachi no michi" di Nishitani Yoshiko


Autore: Nishitani Yoshiko
Anno di pubblicazione: 1967
Numero di volumi: 2
Edizione consultata: Shūeisha Manga Bunko
Editore: Shūeisha

Se non ci fosse stata un’autrice come Nishitani Yoshiko (n.1943), lo shōjo manga che conosciamo oggi (e che hanno conosciuto le lettrici tra gli anni Settanta e Ottanta) non esisterebbe. A confermare ciò, ci pensa Fujimoto Yukari (n.1959), che da lettrice prima e da critica poi, sottolinea l’importanza che le opere della Nishitani hanno rivestito per la sua generazione. “A quei tempi, tutte noi bambine desideravamo vivere e innamorarci come le ragazze dei paesi stranieri: fanciulle ancora innocenti che si innamorano per la prima volta di un bellissimo ragazzo. Il primo vestito, la prima festa, il primo ballo…Ah! Era tutto ciò che potessimo desiderare!”.
Un’osservazione ingenua che riassume, però, il grande merito della Nishitani: l’aver dotato il fumetto per ragazze di alcuni topoi narrativi e codici iconografici che nel giro di poco tempo sarebbero stati presi come modello per una serie infinita di calchi più o meno riusciti. Fanciulle dai grandi occhi, attenzione morbosa per gli abiti e le acconciature, ambientazioni straniere e grandi drammi umani. Anche la serie in questione, Gakuseitachi no michi (La strada degli studenti), pubblicata settimanalmente su Margaret dal 1967 al 1968, non tradisce affatto queste premesse: un lungo feuilleton di quasi quattrocento pagine ambientato tra Francia, Germania e Svizzera e incentrato sulle tribolazioni sentimentali e affettive di un gruppo di adolescenti. La storia viene raccontata dal punto di vista di un personaggio maschile (interessante novità per uno shōjo manga del 1967), Albert, iscritto dal padre al famoso collegio Saint Azalea. E’ impossibile sintetizzare una trama che proprio in virtù di una veloce serializzazione faceva perno su un ritmo serrato e una sequenza infinita di eventi: ogni episodio doveva lasciare le lettrici col fiato sospeso, invogliarle a comprare il numero successivo della rivista. Poco importa se molte volte la storia svelava impreviste rivelazioni. Nulla era lasciato al caso: invidie e gelosie tra ragazze, beghe fra i banchi di scuola, prime cotte, traumi del passato, infanzie negate, miracolose agnizioni, duelli, truffe, matrimoni estorti col ricatto, debiti da pagare. E alla fine, ecco che compare il deus ex machina, pronto a sbrogliare i fili di una matassa che sembrava troppo ingarbugliata per essere sciolta.
Ma come mai un’autrice di questo calibro, l’antesignana del “polpettone melodrammatico” è pressoché sconosciuta all’infuori del Giappone? Eppure tutti i tratti del classico fumetto per ragazze sono presenti in massa nelle sue opere, ed è indubbio che più di una mangaka abbia fatto riferimento ai  lavori della Nishitani anche solo per trarre ispirazione. Ci limiteremo a elencare soltanto quattro aspetti degni di nota presenti anche in questo manga:
-       la caratterizzazione dei personaggi a livello estetico-comportamentale riveste un ruolo fondamentale: il colore dei capelli, per esempio, è associato al carattere della protagonista. Una chioma bionda/castana si lega a ragazze dal temperamento mite, di buon cuore, mentre i capelli neri sono il simbolo di una ragazza perfida e arrivista (ricordiamo, a titolo di esempio, il dualismo Rosalie/Jeanne di Versailles no bara di Ikeda Riyoko).
-       Il protagonista Albert è un ragazzo dal carattere integerrimo e la purezza dei suoi sentimenti è evidenziata da un comportamento nobile e altruista. La storia di questo manga prende il via con il suo ingresso al collegio frequentato in gioventù dal padre: lo stesso filo conduttore che regge, peraltro, le fila di Kaze to ki no uta di Takemiya Keiko.
-       Il tema del travestitismo occupa un ruolo secondario ma focale nello sviluppo della storia: quando si parla di Versailles no bara si finisce per chiamare in causa sempre Ribon no kishi di Tezuka Osamu. Eppure, nonostante questa antica parentela sia giustificata dalla condivisione di uno stesso espediente narrativo, mi sentirei più propenso a identificare Gakuseitachi no michi come “ideale ispiratore” del lavoro della Ikeda. Non solo perché entrambe le opere sono state serializzate sulla stessa rivista, ma perché le motivazioni che spingono i personaggi femminili a travestirsi sono molto più affini. In Gakuseitachi no michi,  Georgia è una ragazza che, cercando di mantenere fede alla volontà paterna, decide di tagliarsi i capelli e iscriversi al collegio maschile frequentato dal padre. Diviene, però, oggetto di attenzioni da parte degli altri studenti attratti dalla sua “femminilità”.  In pratica, un escamotage narrativo usato anche per il personaggio di Oscar di Versailles no bara: nonostante sia stata costretta dal padre a vivere e a comportarsi come un ragazzo, Oscar farà vacillare i cuori dei suoi sottoposti, da Jirodel ad Alain. Cambia il contesto (da collegio a caserma), ma lo spirito rimane invariato.
-       Ultimo ma non meno importante elemento è la tipologia di intreccio narrativo. Il melodramma, come si sa, attrae maggiormente un pubblico femminile e il merito della Nishitani è stato quello di aver indirizzato verso questa direzione il cammino dello shōjo manga. Certo, bisognerà aspettare l’avvento di Satonaka Machiko (n.1948) per avere una completa maturazione del genere, ma il peso rivestito dalle opere della Nishitani è indiscutibile. Magari l’amore non riveste ancora un ruolo centrale nel manga (ma lo sarà per altre opere dell’autrice), ma possiamo notare l’enfasi con cui la Nishitani racconta i vari momenti della storia: il processo intentato nei confronti di un ragazzo accusato ingiustamente di omicidio, il debutto in società della sorella di Albert vittima delle macchinazioni ordite dalla fidanzata di lui, il destino avverso della povera Joanna che da popolana orfana di madre si scopre figlia scomparsa di una coppia di conti (vedi Rosalie di Versailles no bara). Nessun bacio, figuriamoci un rapporto sessuale. Erano tempi in cui lo shōjo manga, contrariamente a oggi, era lo specchio di un territorio puro e incontaminato in cui era possibile leggere la storia di un amore apparentemente impossibile, ma destinato a sbocciare.

3 commenti:

  1. Bellissima recensione ma bellissimo tutto questo blog che ho appena scoperto...complimenti,stai facendo un lavoro straordinario,oltre che preciso,interessante e ricco di validi spunti.Ho conosciuto Nishitani Yoshiko solo di recente,a un minicorso di cultura giapponese presso l'Istituto Giapponese di Cultura(una delle lezioni era sullo shojo manga)e me ne sono innamorato.Questo titolo mi sembra davvero interessante come mi piacciono i paragoni che fai con il ben più famoso e amato Versailles no Bara.E' vero che spesso si riconduce l'opera della Ikeda al Ribon no Kishi di Tezuka,mentre invece scopriamo che ha avuto di sicuro altre fonti di ispirazione per i suoi personaggi.Il fattore estetico come rivelatore del carattere e dell'indole dei protagonisti è un po' tipico di tutto il romanzo popolare(basti pensare al feuilletton)dove di solito il candore della pelle,l'azzurro degli occhi e il biondo dei capelli riportano a personaggi buoni e miti(angelici,quasi) così come capelli neri e occhi scuri sono tipici di personaggi cattivi,ambigui,misteriosi.
    Purtroppo trovare alcuni manga di questa Autrice come di altre,soprattutto se troppo datati,è un'impresa ardua.Io mi servo da yesasia che però non ha sempre tutto...tu hai altri siti particolari dove rintracciare un po' di robetta interessante?Grazie e ancora complimenti! :)

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  2. Grazie per i tanti complimenti,Paco.
    "Una stanza piena di manga" è un blog relativamente giovane (neppure un anno)sul mondo del fumetto giapponese.Da semplice finestra informativa su titoli ancora inediti, il blog si è arricchito di interviste e presto, si spera, anche di reportage.
    Ci sono molte novità in cantiere, quindi continua ancora a seguirmi (magari anche sulla pagina Facebook).
    Di quale corso parli all'Istituto di Cultura Giapponese?

    Nishitani Yoshiko è un'autrice che apprezzo particolarmente. Quando sono in Italia, anche io compro da yesasia, altrimenti "faccio la spesa" direttamente in Giappone. Adesso, infatti sto facendo a Tokyo un po'di scorte per i prossimi mesi..

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  3. Per essere un blog relativamente giovane ci sono tantissime notizie interessanti!Poi io amo particolarmente i manga(soprattutto gli shojo manga)un po' datati,quindi entrare in questa stanza per me è stato come entrare nel paese dei balocchi,un luogo incantato ed emozionante.
    All'Istituto ho frequentato un minicorso di cultura la primavera passata:hanno trattato vari argomenti come il manga in generale,lo shojo manga e i romanzi su cellulare,i dorama,il folklore,il teatro e il Genji Monogatari,gli anime.Anche quest'autunno ne hanno tenuto un altro su argomenti diversi ma io per problemi di orario e tempo non ho potuto prendervi parte.Anche se era "mini" è stato molto esauriente:certe cose le conoscevo già ma è sempre un piacere sentirne parlare da docenti altrettanto appassionati come me;altre invece è stato un'interessante scoperta e un valido approfondimento.
    Che fortuna che sei a Tokyo a fare scorte...penso che quando riuscirò ad andarci dovrò partire con una valigia vuota da riempire sul luogo!! ;)

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