Autore: Tezuka Osamu
Anno di pubblicazione: 1970
Numero di volumi: 1
Edizione consultata: Sunday Comics
Editore: Akita Shoten
Anno 1970. Come ci ricorda Mori Haruji della Tezuka Production, un anno decisamente impegnativo per Tezuka Osamu al lavoro su diversi fronti: su «Shūkan Shōnen Champion» con Alabaster, su «Shūkan Shōnen Jump» con Raion bukkusu (Lion Books), su «Sankei Shinbun» con Umi no Toriton (Toriton del mare), su «Shōnen shōjo shinbun» con Abanchūru 21 (Aventure 21), su «Tezuka magazine Reo» con Wansa-kun (id.), su «Big Comic» con Kirihito sanka (Elegia per Kirihito) e Ayako (id.), su «COM» con Hi no tori Fukkatsuhen Hagoromohen (La Fenice. Il libro della Resurrezione e il libro del manto di piume), su «SF Magazine» con Chōjintaikei (Compendio di uomini-uccello), senza dimenticare, poi, alcune storie brevi realizzate per diverse riviste come «Shōsetsu Sandē Manichi», «Shūkan Shōnen Sandē», etc. Insomma, manga indirizzati a un pubblico variegato composto da ragazzi, ragazze, universitari e adulti. Tra tutti questi destinatari, però, non potevano mancare i bambini, da sempre pubblico privilegiato da Tezuka e per il quale ha scritto alcune tra le sue pagine più belle.
Una breve parentesi. In Giappone si usa il termine kodomo muke manga - o più semplicemente kodomo manga – per indicare opere destinate a bambini in età prescolare o iscritti alle scuole elementari. In poche parole, fumetti destinati a essere letti da bambini ancora troppo piccoli per cimentarsi nella lettura di shōnen e shōjo manga. Riviste come «KoroKoro Comics», ad esempio, continuano a intrattenere dal 1977 fasce di giovanissimi lettori con storie accattivanti, semplici nella struttura narrativa e immediate nel linguaggio. Basti pensare a titoli come Doraemon (id., 1969-1996) del duo Fujiko Fujio, ma anche a serie più recenti come i Pokemon oppure a titoli come Bakuten Shūto beiburēdo (conosciuto in Italia come Beyblade, 1999-2004) di Aoki Takao e Sūpā Mario-kun (Super Mario, 1990-) di Sawada Yukio (n.1953).
Rivolgendosi a questo stesso pubblico, Tezuka inizia a pubblicare sulle pagine della rivista «Shōgaku Ichinensei» un manga dal titolo Mamachan (id.), dal settembre del 1970 fino al marzo del 1971. Dall’aprile e dal maggio del 1971, Tezuka porta avanti la stessa serie su due diverse riviste («Shōgaku Ichinensei», per l’appunto, e «Yoiko»), mantenendo la stessa struttura tra le sei e le otto pagine a episodio, ma cambiando improvvisamente il nome della protagonista da Mamachan a Merumo (Melmo). La pubblicazione continua fino al 1972 in contemporanea con la messa in onda di una serie animata in 26 episodi intitolata Fushigina Merumo (La misteriosa Melmo), conosciuta in Italia come I bon bon magici di Lilly. La storia è facilmente riassumibile. La madre della piccola Melmo muore investita da un automobile in corsa: preoccupata per il futuro della figlia, le viene concesso di ritornare per un’ultima volta sulla Terra e consegnare alla sua piccola dei bon bon magici. Mangiandone uno rosso, Melmo ringiovanisce di dieci anni, mangiandone uno blu invecchia di altri dieci. Melmo si trasforma all’occorrenza in infermiera, poliziotta, ballerina, fata dei boschi etc., per far fronte a inaspettate vicende.
Rivolgendosi a questo stesso pubblico, Tezuka inizia a pubblicare sulle pagine della rivista «Shōgaku Ichinensei» un manga dal titolo Mamachan (id.), dal settembre del 1970 fino al marzo del 1971. Dall’aprile e dal maggio del 1971, Tezuka porta avanti la stessa serie su due diverse riviste («Shōgaku Ichinensei», per l’appunto, e «Yoiko»), mantenendo la stessa struttura tra le sei e le otto pagine a episodio, ma cambiando improvvisamente il nome della protagonista da Mamachan a Merumo (Melmo). La pubblicazione continua fino al 1972 in contemporanea con la messa in onda di una serie animata in 26 episodi intitolata Fushigina Merumo (La misteriosa Melmo), conosciuta in Italia come I bon bon magici di Lilly. La storia è facilmente riassumibile. La madre della piccola Melmo muore investita da un automobile in corsa: preoccupata per il futuro della figlia, le viene concesso di ritornare per un’ultima volta sulla Terra e consegnare alla sua piccola dei bon bon magici. Mangiandone uno rosso, Melmo ringiovanisce di dieci anni, mangiandone uno blu invecchia di altri dieci. Melmo si trasforma all’occorrenza in infermiera, poliziotta, ballerina, fata dei boschi etc., per far fronte a inaspettate vicende.
Tezuka ha realizzato diciannove episodi dalla struttura narrativa piuttosto semplice (Melmo che mangia i bon bon e cambia aspetto), ma li ha arricchiti costruendoci attorno un plot coinvolgente e di sicura presa sul pubblico. Ovviamente sono presenti al completo i temi tanto cari a Tezuka, dall’ecologia ai rapporti umani, ma commuove oltremodo la semplice e spontanea genuinità di Melmo che, nonostante l’aspetto di una donna adulta, è sempre alla ricerca dell’affetto della madre. Come nell’episodio in cui ritorna neonata per sentire ancora una volta il calore di un abbraccio materno.



quanto lo vorrei questo qui! ero speranzosa dopo gli annunci di ronin e goen e invece niente ancora ;_;
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