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venerdì 30 dicembre 2011

"Sono hito wa mukashi" di Nagayasu Takumi



Autore: Nagayasu Takumi
Anno di pubblicazione: 1970
Numero di volumi: 1
Edizione consultata: Kōdansha Comics
Editore: Kōdansha


Kazuo: «Ti sta soltanto prendendo in giro! Non è questa la felicità»
Yōko: «Allora, dimmelo tu cos’è la felicità! Mostramela!»
Kazuo: «La felicità è qualcosa di invisibile agli occhi»
Yōko: «Credi che possa esistere qualcosa che gli occhi non vedano? Che possa esistere qualcosa in questo mondo che non si possa toccare?»
Kazuo: «Ne sono convinto. Dopotutto tu sei nel mio cuore!!»
Yōko: «Non ti credo.  Sono sicura che non possa esistere ciò che non si vede»
Kazuo: «E allora dimmi, che forma pensi che abbia la felicità?»
Yōko: «Di questo bel cappello o di questa borsa. Non sono la felicità, ma sono frammenti di felicità»

Sembra impossibile trovare un fumetto pubblicato nei primi anni Settanta che racconti una storia d’amore dal lieto fine. Una tendenza assai diffusa - e che in parte riflette il clima di instabilità di quel periodo - riguarda le storie di giovani coppie alle prese con i drammi della vita quotidiana, tra difficoltà comunicative e scelte anticonvenzionali. Ricordiamo Ichirō e Sachiko di Sekishoku erejī (Elegia in rosso, 1970) e Jirō e Kyōko di Dōsei Jidai (L’epoca della convivenza, 1972-73), coppie che portano avanti, tra alti e bassi, relazioni che sembrano soltanto farli soffrire. Lo stesso discorso è altrettanto valido per i protagonisti di questo Sono hito wa mukashi (Un tempo, lei, 1970-71), disegnato da Nagayasu Takumi (n.1949) e basato su un soggetto di Matsuyama Zenzō (n.1925), già regista e sceneggiatore del film omonimo con Funaki Kazuo (n.1944) e Naitō Yōko (n.1950). Uscito nelle sale nel 1967, Il film riscuote un immediato successo e il tema portante cantato dalla Naitō - Hakuba no Runna (Runna, il cavallo bianco) - diventa una hit così famosa al punto che Nagayasu Takumi la trascrive puntualmente all’interno del fumetto.
Dietro la genesi del manga, si nasconde la fascinazione di Nagayasu per il film: “All’età di diciotto anni, ero entrato per caso in un cinema a vedere un film dal titolo Un tempo, lei. Ero completamente rapito dalla bellezza e dallo splendore di quella pellicola. Mi ricordo di essere andato al cinema non so quante volte, sempre per rivedere quel film”. In pratica, Nagayasu confessa che per lui “era impossibile trattenere le lacrime” di fronte a quella delicata storia d’amore e che proprio per questo motivo ne avrebbe voluto realizzare una versione a fumetti. Dall’ideazione del progetto alla raccolta dati passano tre anni, seguiti dalla stesura e pubblicazione che avviene tra il 1970 e il 1971.
La storia è ambientata in Hokkaidō, l’isola più a nord dell’arcipelago giapponese, in un paesaggio naturale lussureggiante (più volte protagonista dei disegni di Nagayasu). La scena si svolge all’interno di un piccolo villaggio di pescatori e raccoglitori di alghe e i protagonisti, Kazuo e  Yōko, sono due adolescenti in aperto conflitto con le figure paterne: Kazuo ha diciotto anni e vorrebbe iscriversi all’università, ma il padre glielo proibisce; Yōko, invece, vorrebbe soltanto fuggire da una vita di stenti e da un padre violento e ubriacone. I due si incontrano sulla riva di una spiaggia, mentre la ragazza porta a spasso un cavallo bianco intonando un motivetto (il già citato Hakuba no Runna). Si conoscono, si amano e decidono di fuggire via insieme. Partono di nascosto per Tōkyō, ma la felicità dei primi tempi viene improvvisamente fagocitata dalla grande metropoli, dalla violenza, dall’indifferenza e dall’egoismo della gente. Quell’amore che sembrava eterno, improvvisamente si incrina e i due si allontanano sempre più. Yōko inizia a frequentare un uomo che la riempie di regali e false attenzioni, mentre Kazuo perde soldi alle corse di cavalli e a mahjong. Il tragico epilogo è alle porte.
Non è difficile individuare all’interno del manga alcune linee guida piuttosto evidenti. La prima parte indugia in idilliache descrizioni paesaggistiche, con scorci di natura selvaggia e incontaminata; la seconda parte, invece, è un susseguirsi di grattacieli, paludi inquinate e sguardi privi di umanità. Una dicotomia simboleggiata anche dal gap generazionale tra padri e figli, tra sogni e aspirazioni negate. Come nei romanzi di molti letterati del primo Novecento, Tōkyō continua a essere rappresentata come una città arida e oscura, crocevia umano di anime corrotte dal denaro e dal successo. Ecco perché, il carattere ingenuo dei due ragazzi si scontra fin da subito con la dura realtà della metropoli che distrugge e vanifica ogni speranza di felicità.
Il manga segue passo dopo passo il film perfino in molte inquadrature, senza però mantenerne la fluidità e il processo di maturazione dei personaggi: improvvisamente Kazuo diventa scostante e irascibile, mentre Yōko si illude di aver trovato la felicità con vestiti e accessori di marca. La storia, poi, non è esente da vistosi cedimenti patetici, forse eccessivi e a tratti ingenui,  ma tutti tesi a creare reazioni di stupore. Nonostante il tratto di Nagayasu Takumi sia ancora acerbo e sicuramente non ai livelli di serie come Ai to Makoto (Ai e Makoto, 1973-76), se ne intuiscono già tutte le potenzialità. Ecco perché in occasione dell’uscita in volume nel 1974, lo stesso Nagayasu afferma che Un tempo, lei è un manga in cui “qua e là viene fuori una certa immaturità, con scene di cui mi vergogno, ma che vorrei comunque lasciare così come è, senza apportare alcuna modifica, come ricordo imperituro della mia giovinezza”. 


Il trailer del film Sono hito wa mukashi:
http://www.youtube.com/watch?v=31lFiBP3QVs&feature=related
Il video della canzone Hakuba no Runna:
http://www.youtube.com/watch?v=vqWoUn6hH08

2 commenti:

  1. che bellezza i disegni! sono curiosa di leggere la recensione, mi incuriosisce parecchio!

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  2. sembra una storia troppo triste per essere letta, almeno per ora...

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