Autore: Tada Kaoru
Anno di pubblicazione: 1987
Numero di volumi: 2
Edizione consultata: Shūeisha bunko
Editore: Shūeisha
Gli anni Ottanta hanno rappresentato per lo shōjo manga un momento di svolta, una nuova fase
evolutiva che andava in parte a sostituire il clamore e il successo dello Hana no 24 nen gumi (Il meraviglioso gruppo del 1949).
Ovviamente le più apprezzate artiste del “fumetto per fanciulle”- da Satonaka
Machiko (n.1948) a Hagio Moto (n.1949), da Takemiya Keiko (n.1950) a Yamagishi
Ryōko (n.1947) – continuavano a pubblicare le proprie opere con rinnovato
successo, ma accanto a loro, timidamente, iniziavano a emergere i nomi di Tada
Kaoru (1960-1999), Yamashita Kazumi (n.1959), Tsumugi Taku (n.1964), Hijiri
Chiaki e Ikuemi Ryō (n.1964), giovani autrici capaci di raccontare la
contemporaneità con genuina naturalezza e con uno stile attento a rifiutare quell’eleganza
affettata e ostentata del decennio precedente. Figura di raccordo tra le due
generazioni è Kuramochi Fusako (n.1955), un’autrice che ha contribuito in
maniera rilevante a orientare il cammino dello shōjo manga su un territorio ancora inesplorato.
Fino a quel momento, infatti, il termine «shōjo manga» identificava – nella sua accezione più
classica - un genere narrativo dalla struttura ben codificata, con storie
ambientate per lo più in paesi stranieri e immerse in contesti da fiaba o da
romanzo d’appendice. Allontanatasi da questo modello, la Kuramochi aveva
preferito gettare uno sguardo alle aule scolastiche, alla vita di tutti i
giorni delle liceali giapponesi, tra il “chiacchiericcio delle scale” e
le delicate storie d’amore e d’amicizia. Ci si era resi conto, quindi, che per
far appassionare una lettrice non bastava farla sognare con storie dal fascino
esotico o con strazianti drammi umani: era sì necessario farla partecipare
emotivamente, ma era più importante farla sentire parte integrante della
storia, renderla protagonista e non spettatrice. Ecco quindi che si spiega il
boom delle commedie scolastiche, delle storie d’amore nate tra i banchi di
scuola, dei rapporti conflittuali con i genitori e dei conseguenti atti di
ribellione. Nel bene o nel male, lo shōjo
manga diventava lo specchio
di una realtà prossima, che appassionava proprio perché si conosceva da vicino.
Tra tutte, Tada Kaoru è forse l’autrice che
ha sintetizzato al meglio lo spirito degli anni Ottanta, con omaggi alla musica
rock e con uno sguardo attento alla moda, tra lustrini e paillettes, tutine
aderenti e unghie smaltate, maglioni oversize e giacche dalle maniche arrotolate,
capelli tinti e abbigliamento animalier,
fasce per capelli e scaldamuscoli, giubbini corti di jeans e bretelle in vista
sulle camicie. Non a caso il suo nome si lega al manga Aishite Naito (Love me Knight, 1982-84, meglio
conosciuto in Italia come Kiss
me Licia), perfetto campionario estetico degli anni Ottanta, ma anche scanzonata
commedia sentimentale tra una giovane ragazza e il leader di una rock band. Al
di là del successo e delle continue ristampe, c’è qualcosa che rende unici i
suoi manga: come suggeriscono Kuramochi Fusako e Hijiri Chiaki, la chiave è da
ricercarsi in quella combinazione tra il vissuto della Tada e la fiction pura, nella capacità dell’autrice di
sovrapporsi alle sue protagoniste e diventarne un tutt’uno. Ecco perché a
livello caratteriale ci sono delle somiglianze tra Yakko (Ashite Naito),
Asayo (Debora ga raibaru) e Kotoko (Itazurana Kiss, Un bacio per
dispetto, 1991-1999): tutte e tre sono alter ego della Tada, la “regina delle love comedy”.
Anche in Debora ga raibaru (Debora la rivale, 1987-1997) il fulcro della vicenda ruota attorno a un difficile, quanto improbabile, rapporto affettivo/sentimantale: lei si chiama Sekimoto Asayo ed è una ragazza come tante che, finito il liceo, va a vivere da sola in un piccolo appartamento; lui si chiama Ichimatsu Umenosuke ed è l’unico discendente di un’antica famiglia di maestri cerimonieri del tè. Asayo si innamora a prima vista di Umenosuke, il bel ragazzo dai capelli tinti di biondo che oltre a frequentare la sua stessa università, abita nell’appartamento di fianco al suo. Quando però per la prima volta Umenosuke si presenta, Asayo scopre la triste (per lei) verità: Umenosuke parla e si atteggia come un okama, un termine alquanto dispregiativo che si potrebbe tradurre come “checca, finocchio", ma anche "travestito” (il contesto è decisivo nella scelta del traducente), ed è conosciuto da tutti col nome di Debora. Lui stesso non fa mistero delle sue tendenze, parla come una donna, si comporta come tale: una perfetta donna di casa, al contrario di Asayo. Potrà mai nascere una storia d’amore tra i due? Asayo ci spera e si convince che standogli accanto riuscirà a fare breccia nel suo cuore.
Anche in Debora ga raibaru (Debora la rivale, 1987-1997) il fulcro della vicenda ruota attorno a un difficile, quanto improbabile, rapporto affettivo/sentimantale: lei si chiama Sekimoto Asayo ed è una ragazza come tante che, finito il liceo, va a vivere da sola in un piccolo appartamento; lui si chiama Ichimatsu Umenosuke ed è l’unico discendente di un’antica famiglia di maestri cerimonieri del tè. Asayo si innamora a prima vista di Umenosuke, il bel ragazzo dai capelli tinti di biondo che oltre a frequentare la sua stessa università, abita nell’appartamento di fianco al suo. Quando però per la prima volta Umenosuke si presenta, Asayo scopre la triste (per lei) verità: Umenosuke parla e si atteggia come un okama, un termine alquanto dispregiativo che si potrebbe tradurre come “checca, finocchio", ma anche "travestito” (il contesto è decisivo nella scelta del traducente), ed è conosciuto da tutti col nome di Debora. Lui stesso non fa mistero delle sue tendenze, parla come una donna, si comporta come tale: una perfetta donna di casa, al contrario di Asayo. Potrà mai nascere una storia d’amore tra i due? Asayo ci spera e si convince che standogli accanto riuscirà a fare breccia nel suo cuore.
Debora ga raibaru è una lettura perfetta per apprezzare
appieno il talento comico della Tada, per rendersi conto di come la
prevedibilità dell’intreccio presente in altre opere (Aishite Naito su tutte) sia del tutto scomparsa per
lasciare il posto a una maturazione completa sia sul piano grafico che su
quello narrativo. Anche se la sensazione di déjà vu rimane costante (si vedano
le somiglianze a livello caratteriale tra il padre di Yakko e quello di Asayo),
ad affascinare il lettore è proprio quel senso di familiarità e la voglia di
lasciarsi coinvolgere in una commedia degli equivoci con un cast ben assortito:
dall’iperprotettivo padre di Asayo alla cocciuta madre di Debora, dalla trans
Jenny all’occhialuto vicino di casa con figlia a carico, dalle amiche Pūchan e
Chīchan (ovvero le mangaka Kuramochi Fusako e Hijiri Chiaki) a
Tanaka, il ragazzo scelto dal padre di Asayo come suo sposo. E poi ci sono
Asayo e Debora, figure centrali di una divertente commedia che indaga sul gender e sulle diverse sfumature dell’amore,
raccontata come nessun altro avrebbe saputo fare.
Con l’inaspettata e improvvisa morte della
giovane Tada Kaoru, sembra si sia definitivamente chiuso un capitolo nella
storia dello shōjo manga:
“Quando è morta Tada Kaoru ho pensato che avevamo perso qualcosa di
importante, di insostituibile. (…) Non sarebbe venuto al mondo nessuno
con il suo talento. Ero addolorata non per il fatto che non avrei potuto più
leggere i suoi manga, ma perché con lei era scomparso un genere di manga”.
(Kuramochi Fusako)
La serie "Debora ga raibaru" è composta dalle seguenti storie:
- Sabishigariya no Debora («Bessatsu
Margaret»; 05/1987; pp. 55)
- Kimagure
Angel («Bessatsu Margaret»; 07-10/1987;
pp.161)
- Debora
no yume wa yoru hiraku («Bessatsu
Margaret»; 12/1987; pp.50)
- Kimi
no na wa Debora («Bessatsu Margaret»;
03/1988; pp.51)
- Kimi
no na wa Debora («Bessatsu Margaret»;
04-07; 11/1988; pp.237)
- Debora
ga raibaru («Bessatsu Margaret»; 08-09/1997;
pp.88)



ma che carino ♥ non conoscevo affatto la storia, ma se prima avevo qualche dubbio ora so che se si decidessero a pubblicarlo in italia sarebbe assolutamente mio! ^_^
RispondiEliminaAnch'io continuo a sperare in una pubblicazione italiana. Incrociamo le dita!
RispondiElimina@Claclina e Yue Lung: E' un titolo che merita davvero, divertente e romantico. Anche io incrocio le dita!
RispondiEliminacome sempre, ottima recensione!
RispondiEliminasperiamo che la GOEN ci faccia un pensierino...Dire che m'ispira tantissimo è il minimo <3
RispondiEliminaPer il sottoscritto, è una delle opere migliori della Tada!
RispondiEliminaLa speranza è l'ultima a morire...;-)